Gli estremi rimedi del coach di Tommy Paul: “L’ho preso a schiaffi, era indisciplinato”
Come ottenere di più da un tennista professionista? Come fargli fare il proverbiale salto di qualità? Ci sono varie teorie a riguardo. Tra queste una delle più curiose è quella adottata da Brad Stine popolare coach americano nei confronti di Tommy Paul, il giocatore numero 35 della classifica ATP che ha raggiunto a sorpresa la semifinale degli Australian Open dove affronterà il favorito Novak Djokovic.
Il classe 1997 si è sempre contraddistinto nel circuito per gli alti e bassi. Gradi doti tecniche e fisiche, ma problemi a livello di continuità e tenuta mentale confermati anche dall'unico titolo vinto in carriera. Questo ragazzo americano molto stimato dai colleghi nel circuito sembrava destinato ad una carriera ancor più importante dopo i successi a livello giovanile e invece non è mai arrivata quella definitiva "consacrazione" che gli consentisse di giocarsela con i primissimi della classe. Questo almeno fino a prima di questo brillante inizio di stagione.
Cosa è cambiato? Il suo tecnico Brad Stine, uno che in carriera ha tirato su campioni del calibro di Courier, ha fatto riferimento anche ad un episodio della scorsa stagione relativo al pre US Open, un torneo importante per l'atleta di casa. I due lavorano da circa 3 anni e mezzo, con l'allenatore che ha sempre creduto nell'immenso potenziale di Tommy Paul, e si è detto molto attratto dalla sua personalità. Ha dovuto lavorare duro per adattare il giocatore alle esigenze legate al tennis professionistico dopo l'uscita da quello juniores. Queste le parole di Stine a The Age.com: "Tommy era probabilmente un po' meno disciplinato come giocatore quando è uscito dalle juniores. Ovviamente, ha avuto un ottimo successo, ma non credo che fosse molto disciplinato nemmeno quando era nelle juniores".
Insomma quel talentuoso ragazzo americano aveva bisogno di qualcuno che gli desse una scossa soprattutto extra-campo: "Era solo un atleta migliore e un giocatore di tennis migliore di molti di quei ragazzi. Penso che tu possa probabilmente dire la stessa cosa di altri ragazzi del suo periodo. Non stava necessariamente facendo tutto bene fuori dal campo, ma sicuramente stava lavorando sodo in campo … gli piaceva lavorare, gli piaceva giocare – e lo fa ancora. Gli piace competere e gli piace tenere il punteggio e sapere chi vince e chi perde e quel genere di cose".
Ecco allora che nello scorso anno in occasione dello Slam a stelle e strisce, Stine ha deciso di "resettare" Paul, anche ricorrendo a mezzi estremi. Sono volati dunque anche degli schiaffi: "L'ho letteralmente schiaffeggiato in faccia e gli ho detto: ‘Ehi, ho bisogno di Tommy Paul. Tipo, dov'è Tommy Paul? Il ragazzo che è qui in questo momento non è Tommy Paul‘". E poco c'è mancato che il copione non si ripetesse anche in questa edizione degli Australian Open: "Avevo bisogno che si rilassasse, e gliel'ho urlato ieri durante la partita a un certo punto. Ho detto: ‘Sii Tommy Paul proprio qui', e lui sa che significa rilassarsi; sii sciolto, sii quel ragazzo, perché quando Tommy gioca il suo miglior tennis, gestisce la pressione molto bene"..
Paul ha recentemente sottolineato i meriti del suo coach, dicendosi molto soddisfatto ora del suo percorso. Dal canto suo il tecnico ha ribadito ulteriormente la sua filosofia: "Dico sempre che se vuoi cambiare qualcosa nella tua vita… devi farlo ogni giorno. Fai questo aggiustamento e cerchi di migliorare giorno dopo giorno fino a quando non diventa la tua norma. È quello che penso stia facendo Tommy. Sta diventando sempre più la sua norma essere più concentrato e più intenso, e penso che si stia chiaramente traducendo in quello che sta facendo in campo".