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Garbin esalta l’Italia del tennis femminile: “C’è chi parla di gossip invece dei nostri risultati”

Tathiana Garbin ai microfoni di Fanpage.it ha parlato delle sfide che attendono l’Italia nella Billie Jean King Cup contro Francia e Germania, spaziando anche sul tennis attuale con le differenze rispetto al passato. Considerazioni anche sugli aspetti mentali del tennis e su come siano diventati fondamentali.
A cura di Marco Beltrami
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Una guerriera, in campo e in panchina. Tathiana Garbin quando giocava a tennis non era una abituata ad arrendersi. Una dote che oggi trasferisce alle “sue ragazze” ovvero alle giocatrici che guida da capitana nella Billie Jean King Cup. La classe 1977 di Venezia nella sua carriera ha vinto un titolo WTA in singolare (raggiungendo la 22a posizione del ranking) e 11 nel doppio, togliendosi anche la soddisfazione di conquistare l’oro ai Giochi del Mediterraneo.

Poi nel 2011 l’inizio di una nuova vita in Federazione, con le redini della squadra azzurra in Fed Cup a sostituire Barazzutti nel 2016. Una vita per il tennis quella di Tathiana, testimonial della lotta contro il cancro, e punto di riferimento prezioso per le nuove tenniste italiane.

Ai microfoni di fanpage, Garbin ha parlato del momento del tennis femminile italiano e non, e della squadra italiana che si prepara a giocare le Finals della Billie Jean King Cup 2023 contro Francia e Germania l'8 e il 9 novembre. Un'occasione anche per discutere di come lo sport sia cambiato negli ultimi anni, complice l'incidenza dei social, che ha reso necessario anche il ricorso a figure professionistiche per tutelare la salute mentale dei giocatori.

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Tathiana è un periodo molto intenso per lei con la Billie Jean King Cup alle porte.
"Innanzitutto è un piacere, sono contenta che parliate di tennis femminile. È un periodo molto intenso perché cerco di guardare le ragazze che stanno giocando in Cina. C’è il fuso orario, quindi mi alzo molto presto per vedere tutte le partite, non solo quelle delle nostre giocatrici ma anche quelle delle loro avversarie. Insomma, sono sul pezzo anche se in Italia".

Il lavoro di capitana è faticoso, provi a spiegare in cosa consiste il dietro le quinte.
"È un lavoro capillare. Filippo Volandri ed io abbiamo lo stesso modo di lavorare: giriamo tutto l’anno con le ragazze per monitorare il lavoro che stanno facendo. Abbiamo la possibilità di attingere a diverse figure professionali che fanno parte della Federazione per aiutarle a crescere a livello strategico, tecnico e fisico. Il mio ruolo è quello di tenere aggregata la squadra e cercare di far funzionare al meglio il gruppo".

Nell'intervista a Fanpage Elisabetta Cocciaretto ci ha raccontato di quanto il gruppo azzurro sia unito, un aspetto che sembra sotto gli occhi di tutti.
"È un gruppo molto solido. Quando mi giro in panchina e guardo le ragazze sedute che non giocano vedo il sostegno che danno a chi è in campo e si batte per l’Italia ed è qualcosa che mette i brividi. Mi piace e mi emoziona vedere questo coinvolgimento da parte di un gruppo che è cresciuto nel tempo ed è molto più maturo, coeso. Sono vicine tra di loro e traspare anche durante i tornei. Ho viaggiato con loro agli US Open, negli Slam e in alcuni Masters e si vede l’affiatamento tra le mie giocatrici, sono orgogliosa di questo. Di questo gruppo la cosa bella è l’affiatamento che hanno tra loro".

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Lei era una giocatrice tutta grinta e caparbietà, è quello che ha trasferito anche alle sue ragazze?
"Sono una che non mollava mai quando giocava. La mia dote più grande era l’essere caparbia, resistente e resiliente. Queste virtù mi hanno portato a raggiungere dei grandi risultati in campo. Mi piace essere d’esempio e trasmettere alle ragazze questo carattere che mi contraddistingue, ma devo dire che tutte loro quando giocano dimostrano una determinazione e una voglia di fare bene che mi rendono orgogliosa. Quando vestono la maglia della nazionale riescono a dare quel qualcosa in più che è frutto del sentirsi orgogliosi di far parte del gruppo azzurro e rappresentare il nostro Paese".

Nelle convocazioni spicca l'assenza di Camila Giorgi, ancora un problema fisico per lei?
"Camila mi ha detto che non stava bene e non si stava allenando a causa del problema al piede che continua a persistere. Ha preferito lasciare il posto ad un’altra giocatrice e così ho scelto di puntare su Lucrezia Stefanini".

Il tennis maschile sta un po' offuscando quello femminile nonostante cinque tenniste nelle prime 100 posizioni. È un aspetto legato solo ai risultati eccezionali di Sinner e così via?
"Ci sono vari aspetti da valutare. Uno di questi è che gli uomini stanno raggiungendo dei risultati davvero straordinari (basti pensare a Sinner che è diventato il numero 4 al mondo), mentre noi stiamo facendo un grandissimo lavoro e le nostre ragazze stanno ottenendo risultati eccellenti: Cocciaretto ha raggiunto la 29a posizione e Paolini è top 30. Fino all’anno scorso Martina Trevisan era 18 al mondo. Tanti risultati riguardevoli, ma la nostra è una società nella quale la figura maschile riveste tanta importanza, soprattutto in Italia. È doveroso però riconoscere i giusti meriti alle nostre ragazze perché tante volte, sia nel mondo del lavoro che in generale, la figura femminile ha meno spazio rispetto agli uomini".

Si potrebbe fare molto di più per valorizzare il tennis femminile?
"La finale femminile degli US Open è stata più vista rispetto a quella maschile. È un dato che va analizzato bene. Ci sono degli Stati che forse danno più importanza al tennis femminile. Noi abbiamo la fortuna di avere un canale televisivo che trasmette il tennis femminile a tutte le ore e gratuitamente. È una cosa straordinaria, merito della Federazione che ha fatto un investimento importante che ha permesso di portare il tennis in tutte le case. E infatti oggi il tennis femminile è seguito, anche nei circoli. Purtroppo a volte ci sono dei giornali che parlano più di gossip che di tennis giocato e questo dispiace. Testate importanti riservano a volte una pagina intera al gossip sul tennista del momento, relegando magari la vittoria del torneo (di Rabat) di Lucia Bronzetti in un trafiletto piccolo. Per fortuna la nostra TV copre tantissimo con share importanti".

Tra gli aspetti positivi di questa situazione però c'è il fatto di essere sottoposte ad una minore pressione mediatica e sui social non crede?
"Hai proprio ragione. Sono tanti i punti di vista. Anche il passare in secondo piano dà meno pressione mediatica, ma è giusto premiare le ragazze. L’anno scorso Martina ha raggiunto la semifinale del Roland Garros, c’è stata un’eco mediatica importante, ma lo deve essere ancora di più. Ci stiamo arrivando dai, credo sia una questione sociale".

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Parlando delle Finals in arrivo che avversarie sono Francia e Germania e cosa si aspetta?
"È il secondo anno che raggiungiamo le Finals arrivando tra le prime 12 squadre al mondo su 108. La Francia è una squadra forte e con un background importante rispetto a questa competizione. Cornet, Mladenovic e Garcia sono giocatrici di grande esperienza. Hanno accumulato esperienze importantissime. La Germania è comunque forte perché sono arrivate spesso nelle Finals e noi siamo una squadra che l’anno scorso ha fatto un’esperienza importante visto che era la prima volta che ci approcciavamo alla dinamica delle Finals. Abbiamo quindi un’esperienza in più su questa competizione e format e così arriviamo con una mentalità e una consapevolezza diverse. Le nostre possono giocarsela con tutte".

D'altronde il nostro gruppo è molto rodato, con tutte le nostre portacolori pronte a lottare.
"Paolini ha giocato alla pari con la numero uno al mondo, Cocciaretto è cresciuta in maniera esponenziale negli ultimi anni, Trevisan ha dimostrato che ad alto livello sa giocare un gran tennis, Lucia Bronzetti agli US Open ha giocato un tennis consapevole e consistente di alta qualità, e la nuova arrivata Lucrezia Stefanini darà un grande apporto. C’è da essere fiduciosi, daranno più di quello che hanno. Quando finisce questa settimana sono stremate, perché danno tutto me compresa. Ci vogliono due settimane di recupero perché dai veramente l’anima".

Ma è più dura allenare o giocare? Alle volte non le viene quasi la voglia di tornare in campo?
"È molto diverso. Quando giochi dai il tuo contributo in campo, ma quando sei fuori devi trasmettere alle ragazze tanta fiducia e sicurezza anche se dentro hai il fuoco, un’energia che vorresti esprimere. L’ultima volta mi hanno fatto notare che saltavo come una matta per non spegnere la speranza delle ragazze che stavano vivendo un momento difficile. Se potessi giocherei? No dai, ho già dato. Cerco sempre di dare il mio apporto in termini di energia"

Il tennis è la sua vita, cosa ci sarà dopo la fine di questa avventura in panchina?
"Il mio amore per il tennis e la mia passione è questa: insegnare e trasmettere. Il tennis mi ha dato tantissimo, mi ha regalato una vita straordinaria. Secondo me è giusto ripagare la fortuna che ho avuto, perché avere talento è una fortuna che devi saper coltivare, trasmettendo e insegnando ciò che so, dando così ad altri la possibilità di diventare quello che sono stata. Il mio sogno è insegnare a qualcuno e vederlo diventare migliore di me".

Lei è testimonial della lotta contro il cancro, ha usato la sua vittoria memorabile contro l'ex numero uno al mondo Henin per dimostrare che spesso anche gli ostacoli che sembrano insormontabili possono essere superati.
"Dico sempre che i giovani non hanno bisogno di consigli, ma di esempi. Bisogna infondere in loro, al di là della malattia che viene vissuta da ciascuno in maniera diversa, l’esempio di essere delle lottatrici. Questo è fondamentale per chi sta soffrendo e sta cercando di uscire da questa situazione".

Oltre al tennis però pare che ci sia anche il padel nella sua vita.
"Amo il padel, ne sono innamoratissima ma non riesco a giocarci spesso. Mi sono talmente specializzata nel tennis, l’ho studiato talmente tanto anche nel tempo libero sfruttando tanta video-analisi dei campioni alla ricerca maniacale del particolare, che ora dovrei iniziare a farlo anche per il padel. Sono già stanca in partenza. Quando posso gioco, ma il tennis è la mia vera passione e la cosa che amo di più".

Tornando al tennis, che momento è quello attuale? Swiatek, Sabalenka, Rybakina, c'è grande competizione. Ma è così diverso da quando giocava ancora lei?
"Iniziano ad esserci dei dualismi molto forti. Anche la Gauff sta uscendo. È un tennis molto fisico, molto più mentale rispetto a qualche anno fa: la parte fisica è cresciuta tantissimo, mentre la parte mentale sta avendo sempre più importanza. Se prima ci si arrangiava un po’ da soli, adesso ci sono figure professionali che ti aiutano ad esprimerti al meglio sia dal punto di vista mentale che strategico. Io ad esempio studio le partite, mi concentro sul gioco delle avversarie, sul dove e come servono ecc. È uno studio importante che coinvolge non solo le nostre ragazze al fine di migliorarne i punti di forza e ridurne le carenze, ma anche le avversarie che andiamo ad affrontare. Oggi girano molte più professionalità. Per quanto mi riguarda io per l’aspetto tecnico mi avvalgo di una tecnologia, la biomeccanica, che mi permette di guardare ai minimi particolari per vedere le piccole cose che possono cambiare o migliorare un gesto tecnico: come strutturare al meglio un servizio, un dritto, un rovescio ecc. C’è uno studio sempre più professionale in tutti gli ambiti".

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Oggi fondamentale è l'aspetto mentale, che ha più peso forse rispetto al passato. È facile perdersi però.
"E anche l’aspetto mentale viene curato dai migliori al mondo. C’è un pressing mentale molto forte rispetto ad anni fa. Molte ragazze arrivano presto e non hanno l’abilità di sostenere carichi di pressione così alti. Ci sono giocatrici che hanno poi bisogno di uno stacco forte. La Raducanu, ad esempio, ha dichiarato che sarebbe stato meglio non vincere gli US Open. Ci sono delle ragazze che arrivano molto presto, ma non sono pronte. La nostra è una società che ha bisogno di giocatrici che raggiungano presto determinati livelli perché poi così si può investire su questi cavalli. Ma la vita non è una corsa nei 100 metri, ma una maratona, dove bisogna saper affrontare le difficoltà nel tempo. Le mie ragazze sono arrivate al loro best ranking in un’età più avanzata, ma possiedono una maturità e una forza importantissime e sono grandi esempi da prendere perché oggi vogliamo tutto e subito. Bisogna saper aspettare e maturare, prendendosi il tempo necessario per crescere al meglio".

E poi ci sono i social oggi, che possono essere anche pericolosi.
"I social, se usati bene, possono dare anche contenuti importanti ed aiutare. A volte ci sono ragazzi giovani che leggono dei commenti, delle cose brutte che la gente scrive sul loro conto senza tatto. Leggo commenti disgustosi rivolti alle mie ragazze da gente che si nasconde dietro profili falsi e che non ha la faccia di dire quello che pensa. Io sono orgogliosa del percorso delle mie ragazze e di come si stanno allargando le spalle per affrontare la vita".

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