Flavia Pennetta difende Berrettini: “Le parole fanno male, la gente va fuori di testa”
Flavia Pennetta è una delle colonne del tennis italiano. Talento cristallino, elasticità e grande atletismo, capacità di adattarsi bene a tutte le superfici, e un carattere che le ha permesso di tornare al top dopo un infortunio al polso con un atteggiamento in campo sempre impeccabile ed esemplare. Un mix di fattori che le ha consentito di lasciare un segno indelebile nella storia dello sport azzurro.
L’ex campionessa brindisina, moglie del collega Fabio Fognini, si è tolta la soddisfazione di vincere 11 tornei di singolare e 17 di doppio nel circuito maggiore, issandosi fino al 6° posto del ranking. Il suo capolavoro è stato senza dubbio la vittoria di un titolo dello Slam a 33 anni, agli US Open ,in una finale memorabile per l’Italia contro Roberta Vinci. Un trionfo che ha bissato quello ottenuto anche in doppio (Australian Open 2011), specialità in cui è stata anche numero 1 del mondo. Pennetta considerata una delle tenniste italiane più forti di tutti i tempi, si è aggiudicata anche 4 volte la Fed Cup con la squadra azzurra.
Chi meglio di lei dunque per parlare del momento del tennis italiano? Ai microfoni di Fanpage.it, Flavia Pennetta ha detto la sua su diversi argomenti: dalle critiche ingiuste a Matteo Berrettini per il suo periodo no, alla crescita di Sinner e Musetti, fino al cammino tennistico di Camila Giorgi, con chiusura anche sul come sia cambiata la vita della campionessa pugliese dopo il ritiro
Flavia, partiamo dagli ‘affari di famiglia'. Come sta Fabio Fognini? Dopo gli Australian Open ha fatto riferimento all'età.
"Quando cambiano un po’ gli equilibri e l’età avanza, recuperi diversamente, non sei più veloce come prima e fai più fatica. Però dall’altra parte c’è sempre quel talento che non si vede tanto nel circuito. Si vede molta più forza, molta più potenza, con più capacità fisica e meno tecnica. Per questo giocatori come Fabio sono giocatori che divertono molto".
Allargando lo sguardo, si sta parlando molto delle difficoltà di Matteo Berrettini.
"Sicuramente tutte le critiche che ci sono trovano il tempo di un giorno e poi spariscono. Noi atleti siamo consapevoli che non si può essere sempre al 100%. La gente non comprende che per noi questo è un lavoro e siamo i primi a voler far bene. Quando andiamo in difficoltà lo percepiamo e chi soffre realmente è il giocatore. Ma siamo abituati ad essere messi sotto torchio".
Molte critiche si concentrano sulla vita privata di Matteo, da poco in una relazione con Melissa Satta.
"Il problema è sempre lo stesso: quando uno inizia a vincere, la gente si entusiasma e dà quasi per scontato che tutto sia dovuto. Ma non è così, perché il tennis è uno sport durissimo. Ti fermi solo due mesi, se ti va bene, ed essere sempre costanti non è facile. Le parole fanno male, te lo dico per esperienza personale. Ti senti accusato, ti vengono dette parole pesantissime perché poi la gente esagera e va fuori di testa. Devi imparare a farti scivolare tutto addosso".
Matteo in questo si è mostrato come al solito molto maturo, sia nel parlare dei suoi risultati, sia nel rispondere ai cosiddetti haters evidenziando il suo status di "ragazzo normale".
"Giustamente Matteo ha detto di essere un ragazzo normale e la sua è effettivamente una situazione normalissima. L’ha chiusa lì ed è stato bravo perché ha detto basta subito, non essendoci più nulla da dire".
Ma lei che idea si è fatta dei problemi di Berrettini sul piano puramente tennistico?
"Ogni situazione è diversa. Per me può essere un periodo, sono cicli. Ci sono periodi in cui tutto funziona meglio e momenti dove perdi un po’ di sicurezza e devi ritrovare i ritmi. Lui si è fatto anche male la scorsa stagione. Sono pochi quelli che tornano e vincono. Ecco, Nadal, Nole e Federer all’epoca. Noi siamo dei buonissimi giocatori, ma i fenomeni sono altri e sono quelli che fanno la differenza. Come Serena Williams".
Ha fatto nomi importanti. Che generazione è stata per il tennis?
"Sono stati 15 anni di tennis meraviglioso grazie a questi campioni stellari. Nel tennis femminile abbiamo vissuto Serena Williams, ma anche Sharapova, Clijsters, Henin. Un'epoca bellissima con giocatrici incredibili che portavano forza, tecnica e intelligenza in campo. Henin era piccola piccola, anche più di me, ma era un toro che batteva la Davenport sei volte più alta".
Nel tennis femminile di oggi sta vivendo un momento positivo Camila Giorgi. Può avere qualche rimpianto per non aver saputo evolvere il suo gioco negli anni?
"Alla fine i rimpianti servono a poco, perché lei sembra molto convinta del suo gioco e del percorso che ha fatto, anche quando molti di noi dicevano che avrebbe dovuto prendere altre strade. Non credo che lei stessa abbia rimpianti. Chi la vede giocare dal di fuori dice ‘se avesse fatto così…'. Ma con i se non si va lontano".
Sinner ha iniziato il 2023 trovando forse la giusta quadratura.
"Sinner è quello più ‘centrato'. Lo apprezzo molto perché ha avuto il coraggio di cambiare determinate cose (il riferimento è anche al cambio del coach, ndr) quando sarebbe potuto rimanere nella sua zona comfort, senza modificare nulla. Lui invece è andato alla ricerca di novità e questa è una gran cosa. Lo vedo lì, c'è poco da dire".
A Musetti invece manca ancora qualcosa.
"Deve ancora realmente capire il suo valore ed essere più sicuro di se stesso. Più ‘valiente', come si dice in spagnolo. Però ha un gioco bellissimo. Bisogna tenere conto anche delle pressioni che può sentire, dovendo riconfermare l'annata scorsa. Dovrà imparare a farlo".
Quanto pesa l'età in questo senso?
"La verità è che sono piccoli, giovanissimi. Quando non sei nessuno e tutto quello che fai non sempre è sotto i riflettori, è più facile. Ma quando diventi un nome la gente inizia a pretendere da te e tutto cambia. Bisogna imparare a fare quel tipo di gestione. È successo a Matteo, è successo a me, a mio marito, a tutti".
E oggi com'è la vita di Flavia Pennetta?
"Sono molto contenta, anche se non nascondo che con tre figli piccoli a volte ti senti un po' come… ‘cotta'. La sensazione di non avere molto tempo per te, dopo una vita in cui tutto girava intorno a me. Con i bambini cambia tutto e c'è tanto lavoro. Flavia è passata in secondo o terzo piano, ma cerco di ritagliarmi dei momenti in cui tornare indietro nel tempo e ricordare momenti bellissimi".
C'è un po' di nostalgia del tennis giocato?
"Non rimpiango niente e non vorrei niente di diverso da quello che ho oggi, ma è sempre bello ritrovarsi come giocatrice. Anche come donna e come moglie. Si lavora costantemente sul rapporto di coppia, perché i bambini sono stupendi, ma se non c'è una solidità è difficile. Dicono che i bambini uniscono, ma se non sei una coppia solida e disposta a cambiare questi equilibri, possono anche separare".