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Torneo di Wimbledon 2024

Finale di Wimbledon interrotta dalla protesta censurata in TV: è bastato urlare una frase

Durante la finale di Wimbledon, un manifestante ha interrotto la gara venendo immediatamente raggiunto dalla sicurezza: “Non volevo creare problemi ma solo fare arrivare un messaggio”
A cura di Alessio Pediglieri
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Durante la finale di Wimbledon tra Novak Djokovic e Nick Kyrgios non è mancato assolutamente nulla: grande spettacolo, ribaltamenti di fronte emozionanti, alcune intemperanze in campo e anche una interruzione, di qualche istante, per una particolare protesta inscenata sulle tribune del Centre Court nelle fasi iniziali del match.

Durante la finale maschile di Wimbledon, il gioco è stato brevemente interrotto per permettere alla sicurezza di intervenire in tribuna e allontanare uno spettatore che aveva inscenato una protesta singolare, con le telecamere che non hanno mai inquadrato la scena, censurando l'episodio come da protocollo televisivo per i grandi eventi sportivi. Una situazione anomala e improvvisa che però non è sembrata distrarre più di tanto i due giocatori che si stavano giocando il 3° set dopo l'1-1 iniziale. Soprattutto Djokovic sembra aver mantenuto i nervi saldissimi visto che poi ha preso il largo vincendo in 4 set il suo settimo trofeo di Wimbledon, un torneo cui è profondamente legato.

Sebbene all'inizio non fosse stato chiaro cosa stesse accadendo, in pochi istanti si è capito che da un lato delle tribune uno spettatore aveva gridato una frase che nel mondo del tennis – e nello sport in generale – negli scorsi mesi era diventata un manifesto di protesta e libertà, il tutto riportato anche su un cartello, alzato al cielo nel momento della protesta: "Dov'è Peng Shuai?".

Sono seguiti attimi di tensione, imbarazzo e incredulità: Djokovic e Kyrgios si sono fermati, il Center Court è rimasto per un attimo sospeso in una bolla finché la sicurezza ha poi individuato lo spettatore e lo ha trascinato lontano dalle tribune. Ciò che è accaduto dopo è stato raccontato dallo stesso uomo, poi identificato in Drew Pavlou, un manifestante di professione, impegnato nella difesa dei diritti umani e spesso autore di altri "fuori programma" sia nello sport sia in altri eventi.

Ciò che è accaduto, lo ha raccontato lui stesso sui suoi profili social: "Ho gridato ‘Dov'è Peng Shuai, stella del tennis cinese perseguitata dal governo cinese, perché Wimbledon non dice qualcosa?'". Da lì in poi, secondo la ricostruzione social di Pavlou, la situazione è precipitata in pochi istanti: "Una guardia della sicurezza voleva vendicarsi su di me e farmi del male spingendomi con forza giù dalle tribune da dove sono caduto a testa in giù".

Un racconto più che dettagliato ma che non ha alcun supporto visivo, visto che le telecamere non hanno ripreso in diretta l'accaduto, censurando la situazione nell'evitare pubblicità gratuita al manifestante che ha così ripreso su internet: "Quando mi ha sbattuto contro il muro, la guardia ha detto: ‘La polizia sta venendo ad arrestarti ora'. La squadra di sicurezza mi ha trattato come un terrorista, mi ha tenuto le braccia contorte dietro la schiena molto dolorosamente mentre mi hanno fatto uscire dallo stadio, il tutto dicendo che erano solidali con la mia causa, ma trattandomi malissimo".

Pavlou ha anche caricato una foto del suo polso con dei lividi evidenti, mostrando ciò che riteneva fosse la dimostrazione delle violenze subite: "Non volevo interrompere la partita, ho solo alzato il cartello e la sicurezza ha iniziato ad attaccarmi, è stato solo a quel punto che ho gridato ‘Dov'è Peng Shuai' perché Volevo far uscire il messaggio". Un messaggio che è stato un grido di protesta nei confronti della situazione che ancora oggi coinvolge la tennista cinese.

La storia di Peng Shuai è conosciuta ai più e ha travalicato ben presto i confini del tennis per diventare un manifesto di protesta nel mondo dello sport. La tennista cinese era improvvisamente scomparsa dagli occhi del pubblico subito dopo aver accusato Zhang Gaoli, un vicepremier della Cina, di violenza sessuale subita nel 2021. Poi, era riapparsa sui media statali cinesi due settimane dopo, non per questo facendo diradare i dubbi sulle sue reali condizioni fisiche. Molti hanno infatti ritenuto che il suo ritorno in pubblico fosse stato organizzato dallo Stato cinese, dopo che era stata sollevata una preoccupazione per la sua scomparsa a livello internazionale. E ancora adesso, nonostante siano trascorsi moltissimi mesi, Peng Shuai deve ancora tornare completamente libera.

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