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Federer da leggenda: conquista anche Miami!

Dopo gli Australian Open e Indian Wells, Federer conquista il titolo anche a Miami. Era dal 2006 che non vinceva i primi tre grandi tornei nello stesso anno. In finale, ha battuto ancora una volta Nadal: è la terza volta su tre quest’anno. “Ora mi prendo una pausa” ha detto, “sarebbe straordinario tornare numero 1”.
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E' solo tempo che passa, è solo un abito che si indossa. Col tempo cambia e nel tempo migliora Roger Federer, che mai aveva iniziato una stagione con la scintillante bellezza, il fosforo e la fantasia con cui ha stravolto pronostici e logiche di questo 2017. Se di sogno si tratta non svegliatelo, non ancora. Dopo il diciottesimo Slam a Melbourne e Indian Wells ha conquistato anche Miami. A 35 anni e 7 mesi, è diventato il vincitore più anziano nella prima finale tutta over 30 nella storia del secondo Masters 1000 della stagione. Ha ripetuto un'impresa che non gli riusciva dal 2006, quando in Florida batteva in finale il suo attuale coach, Ivan Ljubicic.

La finale con Nadal

Più stanco, meno esplosivo che a Melbourne o in California, è apparso comunque superiore a un Nadal capace solo di procurarsi e non sfruttare una serie di palle break a posteriori decisive nella prima metà dell'incontro. Il 6-3 6-4 certifica l'attuale superiorità dello svizzero, che ha sconfitto il suo più grande rivale per la quarta volta consecutiva, e non gli era mai successo in 13 anni di rivalità iniziata proprio a Crandon Park con la prima sfida, nel 2004, ed esplosa con la prima finale, un anno dopo. Una partita che, ha spiegato Federer, gli ha insegnato che per vincere si può e si deve anche lottare. Rimontò uno svantaggio di due set allora, quando i match per il titolo nei Masters 1000 si disputavano al meglio dei cinque. Stavolta gli è bastato controllare il gioco, soprattutto col dritto con cui ha rischiato e ottenuto di più.

La diciannovesima vittoria su 20 partita, la settima su sette contro un top 10 quest'anno, racconta la sua miglior partenza in una stagione da quel 2006 in cui vinse 33 dei primi 34 incontri. Ha spinto i limiti dove nessuno avrebbe ritenuto possibile, contro Nadal ha vinto quattro punti in più negli scambi corti e 9 di più in quelli lunghi, Ha tolto al maiorchino la possibilità di spezzargli il ritmo sulla diagonale sinistra, ha dimostrato che il Nadal di oggi non può più poggiare, anche per il logorio fisico, sulle armi che hanno costituito l'architrave della sua leggenda. E' tutto rincorse e affanni questo passaggio di tempo del maiorchino. Il gladiatore invincibile che fu, l'icona che si arrampica sul Royal Box, che cambia lo stile all'epoca dello smanicato e della bandana, può solo ammirarsi nostalgico, in frantumi di specchi.

Il nuovo non avanza abbastanza

In questo limbo che molto racconta dello stato attuale del tennis maschile, Federer brilla come non mai. Tra il futuro e il moderno, ha piegato il meglio della sua generazione e della prossima, quel Nick Kyrgios che si sta togliendo l'etichetta di bad boy per indossare i panni del campione vero. Ha rinforzato il regno dei Fab Four, dei fantastici quattro del tennis mondiale. Insieme a Nadal, Djokovic e Murray hanno infatti monopolizzato 58 degli ultimi 63 Masters 1000 disputati. Il 91mo titolo in carriera di Federer, il 26mo in un 1000, è anche il prodotto di questo scollamento, di un Djokovic invitato a rimettersi al lavoro senza mezze misure via twitter da Becker, ma da troppo tempo con il tennis non in cima alle priorità, e di un Murray che ha sempre sofferto in carriera il primo assaggio d'America a primavera. E' insieme il risultato di un nuovo che avanza ma non abbastanza, e non abbastanza in fretta.

Cambiano le forme, non si altera la sostanza. Sono entrambi giocatori diversi rispetto a dieci anni fa, ma Federer e Nadal quando scendono in campo l'un contro l'altro scatenano ancora la stessa passione, le stesse divisioni, la stessa magia. "Sto salendo molto in fretta in classifica" ha detto a caldo a Brad Gilbert, uno dei migliori coach al mondo impegnato come commentatore per ESPN, "ma adesso voglio soprattutto sentirmi bene. Perché quando sto bene posso giocare un tennis di questo tipo". Un tennis scandito dalla serenità, dalla fluidità, dalla libertà di anticipare con il rovescio, come in tanti per anni hanno sperato facesse. Sono servite solo le parole di papà Robert, è servito un approccio mentale meno frenato nelle fantasie della passione per il gioco. Il Federer di oggi, che canta con Dimitrov e Haas in un video che fa il giro del web, che si fa intervistare dai bambini e diventa una star dei social, è un giocatore maturo, consapevole, con le concessioni al laissez-faire che solo l'intima convinzione di non avere niente da dimostrare possono consentire. Un Federer che in campo si affida all'istinto senza retropensieri. E così torna a fare quello che in pochi avrebbero creduto possibile.

"Tornare numero 1? Sarebbe straordinario"

Diventa il primo a vincere tre titoli quest'anno, torna a scaldare i tifosi e giustificare ambizioni. Torna a scatenare quella passione latina e un po' bambina di chi ancora gli chiede di vincere e di dominare come nell'era dei Federer-moments, del tennis come esperienza religiosa che David Foster Wallace ha reso un rito laico e insieme poetico. E nemmeno i meno devoti alla logica fra i suoi aficionados avrebbero potuto considerare la convinzione che la vittoria in un grande appuntamento potesse essere una prospettiva costante e di concreta realizzazione nel breve periodo più di uno sterile esercizio di ottimismo della volontà.

"Ora mi prenderò una pausa durante la stagione sulla terra rossa e mi concentrerò sul Roland Garros" ha annunciato Federer, lasciando intendere e sottendere che salterà Montecarlo, Madrid e gli Internazionali BNL d'Italia di Roma, dove detiene uno dei pochi record non invidiabili e desiderati della sua carriera da leggenda: è il giocatore, infatti, che al Foro Italico ha disputato più finali senza aver mai alzato al cielo il trofeo. L'obiettivo è chiaro, e non è più solo una chimera. "Dopo Parigi, penserò all'erba e ai grandi tornei sul duro. La strada è lunga, ma sarebbe straordinario tornare di nuovo numero 1 del mondo". Perché non è solo tempo che passa. Perché l'eleganza, come recita uno spot che lo vede protagonista, è un'attitudine. E la leggenda è come un abito che si indossa. Per i gemelli e per Mirka. Per Ljubicic e il preparatore atletico Paganini. Per chi l'ha visto e per chi non c'era.

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