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“Dov’è Peng Shuai?”: la scritta che ha messo di nuovo in imbarazzo gli Australian Open

La domanda apparsa sulle magliette di alcuni tifosi ha messo a soqquadro l’organizzazione australiana. Che prima ha censurato e vietato le t-shirt e poi ha ritrattato.
A cura di Alessio Pediglieri
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"Where is Peng Shuai?". La domanda sulle attuali condizioni di salute della tennista cinese, è ritornata prepotente e provocatoria agli Australian Open, in una delle edizioni tra le più controverse di sempre. Soprattutto per la rumorosa e polemica "anteprima" segnata dalla telenovela che ha visto protagonista Novak Djokovic e il suo rifiuto a farsi vaccinare. Con conseguente esclusione dagli Open, in pieno svolgimento in questi giorni, che ha fatto discutere, spaccando in due l'opinione pubblica. Ma non c'è stato solamente il confronto sul numero uno al mondo e le sue scelte, a creare confusione e polemica perché in questi giorni c'è stato forte imbarazzo per un'altra situazione che ha mandato nuovamente in corto circuito l'organizzazione.

Da alcuni giorni sulle tribune degli Australia Open, due tifosi si sono presentati con uno striscione e le rispettive magliette che riportavano una semplice domanda: "Dov'è Peng Shuai?". Il riferimento è, ovviamente, alla controversa situazione attorno alla tennista cinese, che aveva denunciato di aver subito violenze ed era improvvisamente scomparsa pubblicamente. Finchè, dopo settimane di denunce e minacce di boicottaggi nei confronti del Governo cinese per scoprire la verità, la stessa Peng era riapparsa, non senza lasciare ulteriori preoccupazioni sulle sue reali condizioni.

Una vicenda che ancora oggi fa parlare di sè e non è stata dimenticata da alcuni appassionati di tennis, che hanno approfittato della visibilità data dagli Australian Open per riportare l'argomento sulla bocca di tutti: con una semplice domanda, che ha mandare nel pallone Tennis Australian, subito intervenuta definendo il messaggio di natura "politica":  "Nelle condizioni di accesso riportate sui biglietti" ha subito comunicato l'organizzazione, "non sono ammessi indumenti, striscioni o insegne di natura commerciale o politica".  Così, la scritta esposta dai due tifosi è stata bandita, pretendendone il ritiro e il divieto di esporla durante gli incontri, sfruttando le riprese delle tv di tutto il mondo. Una scelta che ha subito sortito un effetto boomerang devastante, con nuove critiche pesanti piovute su Crag Tiley, il CEO di Tennis Australian che era stato già al centro del braccio di ferro con Djokovic.

La censura inizialmente imposta dall'organizzazione degli Open australiani si è trasformata ben presto in tutt'altro, nel tentativo di riparare velocemente alla valanga di critiche piovute via social: "La sicurezza di Peng Shuai è la nostra principale preoccupazione" ha spiegato Tennis Australian in un successivo comunicato. "Continuiamo a lavorare con la WTA per cercare più chiarezza sulla sua situazione e faremo tutto il possibile per assicurare il suo benessere". Nota in aggiunta alle dichiarazioni rilasciate dallo stesso Tiley: "Chi indossa le magliette su Peng Shuai è benvenuto" ha scritto in un comunicato riparatore. "A patto che non abbia intenzione di mettere in pericolo la sicurezza degli altri spettatori"

Un dietrofront a 360 gradi che ha ricevuto un effetto più che positivo, facendo rientrare diverse critiche anche da parte delle stelle del tennis, tornate a puntare il dito indice sull'organizzazione. Come nel caso di Martina Navratilova, l'ex campionessa ceca che aveva pubblicato sui profili social la propria rabbia dichiarando la codardia di una organizzazione che aveva deciso per la censura. Poi, davanti alla ritrattazione, la soddisfazione: "Questa è un'ottima notizia: ben fatto da parte degli Australian Open e complimenti a Craig Tiley per aver fatto la cosa giusta in questo caso!!". Così è rientrato l'ultimo problema che stava imbarazzando gli Australian Open che dovranno accettare di rivedere sugli spalti non solo i due tifosi con le magliette "incriminate" ma un'intera fiumana di "Where is Peng Shuai?": i due hanno infatti fatto sapere di aver raccolto circa 7 mila dollari proprio per poter stampare altre magliette da distribuire durante il torneo.

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