Djokovic racconta come ha reagito Murray alla sua chiamata per chiedergli di essere il suo allenatore
L'annuncio che Andy Murray è il nuovo allenatore di Novak Djokovic – e lo sarà almeno per tutto gennaio, fino alla conclusione dell'Australian Open – ha scosso il mondo del tennis, sia per la portata dei nomi in ballo (due dei ‘Fab Four' degli ultimi 20 anni assieme a Federer e Nadal), sia perché non c'era stato alcun segnale in tal senso, visto che Murray si è appena ritirato e non ha mai fatto il coach in vita sua. È il tentativo di Djokovic di aggiungere qualcosa al suo gioco – o forse ancor prima alle sue attuali motivazioni – quando ormai ha 37 anni, per cercare di piazzare qualche altra zampata in un torneo del Grande Slam e rimpolpare il suo già mostruoso record di 24 titoli. La mossa del campione serbo è stata così inattesa che lo stesso Murray è rimasto molto sorpreso quando ha ricevuto la chiamata di Nole.
Djokovic ha rivelato la reazione dello scozzese suo coetaneo quando gli ha chiesto di diventare il suo nuovo allenatore e ha aggiunto che questo legame non potrà che essere positivo per il tennis. Il tennista di Belgrado – che con Murray ci ha perso due finali allo US Open del 2012 ed a Wimbledon l'anno successivo, battendolo invece nelle finali dell'Australian Open del 2011, 2013, 2015 e 2016, nonché nella finale del Roland Garros del 2016 – ha spiegato che si è trattato di qualcosa che nemmeno lui avrebbe potuto prevedere.
Djokovic racconta come è arrivato a scegliere Murray come coach: "Volevo un ex numero uno"
"Negli ultimi due mesi ho riflettuto sulla prossima stagione – ha detto Djokovic a Sky Sports, a margine delle prove libere del Gran Premio del Qatar di Formula 1 – Stavo cercando di capire di cosa avevo bisogno in questa fase della mia carriera, perché a marzo ho smesso di lavorare con il mio ex allenatore Goran Ivanisevic, con cui ho avuto molto successo e ho lavorato per molti anni".
"Quindi ho impiegato circa sei mesi per riflettere seriamente se avevo bisogno di un allenatore e, in caso affermativo, chi sarebbe stato e quale sarebbe stato il profilo dell'allenatore – ha continuato Djokovic – Stavamo esaminando i nomi e ho capito che l'allenatore perfetto per me a questo punto sarebbe stato qualcuno che aveva vissuto le mie stesse esperienze, magari un vincitore di più tornei del Grande Slam, un ex numero uno. Stavo pensando a diverse persone e sul tavolo con me e il mio team è comparsa una discussione su Andy Murray".
La telefonata di Nole ad Andy: la sorpresa dello scozzese, che si è preso qualche giorno
A quel punto è partita la telefonata allo scozzese: "Eravamo tipo, ‘ok, gli faccio una chiamata e vediamo come va'. Anche lui è stato colto un po' alla sprovvista perché non se l'aspettava. Ci siamo sentiti subito in sintonia e lui ha accettato dopo qualche giorno. Non potrei esserne più entusiasta. Questa collaborazione è una sorpresa anche per me e per tutti, ma è entusiasmante per il tennis. È stato uno dei miei più grandi rivali. Abbiamo la stessa età, abbiamo giocato in tutti gli stadi più grandi del nostro sport, quindi non vedo l'ora di scendere in campo e prepararmi per la prossima stagione".
Djokovic spera che l'aggiunta di Murray al suo team lo possa aiutare a mettere in bacheca il 25simo Slam della carriera, dopo aver trascorso un anno senza vincerne uno per la prima volta dal 2017. Il ritiro ad ora non è nei suoi pensieri: "Cercherò comunque di essere forte, perché sento che il mio corpo mi sta assistendo bene. Ho ancora la motivazione per vincere i tornei del Grande Slam, per scrivere ancora più storia. Questo è uno dei motivi principali per cui ho chiesto ad Andy di lavorare con me, perché ho ancora grandi progetti, quindi finché sarà così, continuerò. Non ho in mente nessuna data o risultato raggiunto per dire addio e andare in pensione. Continuerò a impegnarmi finché sentirò di poter essere uno dei candidati per i titoli più importanti nello sport".