Djokovic perde la testa e lancia la racchetta sugli spalti: la pressione non era un privilegio?
Dal sogno del Golden Slam all'incubo degli "zero tituli", per dirla alla José Mourinho. In poche ore Novak Djokovic è passato dalla possibilità concreta di fare ancora una volta la storia del tennis, all'uscita di scena dalle Olimpiadi senza medaglie dopo la sconfitta con Zverev e quella nella finale 3/4° posto contro Carreno Busta (il serbo si è ritirato poi per un infortunio alla spalla nella finale per il bronzo contro l'Australia del doppio misto). E proprio contro lo spagnolo, Nole ha perso la testa, per una vera e propria crisi di nervi. E pensare che proprio lui pochi giorni fa, commentando il caso "Biles", aveva definito la pressione che pesa sulle spalle degli sportivi come un privilegio.
Quel Novak Djokovic che sembrava uno schiacciasassi e quasi imbattibile saluta invece le Olimpiadi di Tokyo senza medaglie. Il bronzo è finito nella bacheca di Carreno Busta, in un match in cui Nole si è reso protagonista anche di due gesti tutt'altro che edificanti. Il numero 1 al mondo, dopo aver perso un punto ha lanciato addirittura la sua racchetta sugli spalti, deserti a causa delle restrizioni anti-Covid. Una scena davvero pessima che stride e non poco con l'atmosfera olimpica. Non pago, Djokovic si è poi sfogato con un'altra delle sue racchette, distrutta con violenza, contro il paletto della rete e sbattuta anche sul cemento del campo nipponico.
Dopo aver visto nei giorni scorsi il meglio del campione serbo, queste scene rappresentano senza dubbio il peggio di Nole. E pensare che solo pochi giorni fa Djokovic aveva conquistato la scena anche fuori dal campo, commentando il caso della rinuncia alle gare della ginnasta americana Simone Biles, anche a causa dell'eccessiva pressione e di quelli che ha definito come dei veri e propri "demoni". Il tennista serbo in quell'occasione aveva definito la pressione come un "privilegio" dichiarando: "Per sperare di rimanere ai vertici dello sport, devi imparare a gestire la pressione. In campo e fuori, tutte le aspettative… ho imparato a sviluppare un meccanismo per gestirlo in modo che non mi dia più fastidio, non mi sfinisca più". A quanto pare quel meccanismo a Tokyo si è inceppato.