Djokovic perde il ricorso, espulso dall’Australia: non giocherà gli Australian Open
Novak Djokovic non giocherà gli Australian Open 2022 e non potrà difendere il titolo conquistato un anno fa puntando al decimo successo. Il tennista serbo non è riuscito a vincere il secondo ricorso con i giudici della corte federale che hanno deciso all'unanimità di dare ragione dunque al governo australiano, condannando il tennista numero uno al mondo a pagare anche le spese. Nole che non si è mai vaccinato e ha puntato sull'esenzione per la positività al Covid nello scorso dicembre per entrare in terra aussie, commettendo però diversi errori (insieme con il suo entourage), sarà dunque espulso dall'Australia, e dovrebbe andare incontro ad un ban di 3 anni dal continente.
La Corte Federale non ha perso tempo dunque per annunciare l'esito dell'udienza anche alla luce dell'imminente inizio del torneo, mentre per le motivazioni della stessa bisognerà aspettare alcuni giorni. I giudici hanno voluto chiarire che il loro compito è stato esclusivamente quello di verificare la decisione presa dal ministro dell'Immigrazione, e se questa fosse del tutto legale, e non irrazionale o irragionevole, bocciando dunque la difesa presentata dai legali di Djokovic. Questi ultimi ora potrebbero rivolgersi all'Alta Corte per un'ulteriore udienza di congedo, ma stando alle ultime indiscrezioni non impugneranno la sentenza. D'altronde, al momento sembra impossibile che la stessa possa essere effettuata prima dell'inizio del torneo. Il nome di Djokovic che è tecnicamente ancora presente nel tabellone e nell'order of play, sarà cancellato dunque. Al suo posto, regolamento alla mano, dovrebbe essere inserito un italiano, ovvero il lucky loser Salvatore Caruso.
Alla fine dunque la linea difensiva di Djokovic non è riuscita a cambiare le carte in tavola nell'udienza decisiva. I punti fondamentali della stessa erano incentrati soprattutto su una questione ideologica. Innanzitutto gli avvocati del serbo hanno provato a spiegare che non ci fossero prove per affermare che il giocatore si oppone in maniera pubblica e attiva al vaccino. Piuttosto la sua posizione sarebbe incentrata sulla volontà di capirne di più, alla luce del suo status di sportivo professionista. Inoltre altro punto cardine per Nole era la volontà di sottolineare che la sua mancata presenza avrebbe potuto incendiare ulteriormente i no-vax. Tutte questioni però ritenute a quanto pare di poco conto per la Corte federale, che ha considerato invece giusta la posizione governativa.
Si chiude così dunque il tormentone relativo alla presenza del campione serbo nel primo Slam stagionale. La questione è diventata un vero e proprio caso internazionale. Gli Australian Open, la prima prova Slam del 2022, lo scorso ottobre rese noto il proprio protocollo e avvisò tutti i giocatori che senza il vaccino contro il Covid non avrebbero potuto prendere parte al torneo, a meno di un'esenzione medica. Le polemiche e le proteste dei tennisti non vaccinati sono montate pian piano e sono esplose quando si è capito che tra i non vaccinati c'era anche Djokovic.
Il miglior giocatore al mondo in Australia, alla fine, si è presentato inizialmente grazie a un'esenzione medica che gli ha permesso di volare a Melbourne, ma quando è arrivato non è riuscito a scendere dall'aereo, e ha dovuto rispondere a delle domande in un vero e proprio interrogatorio e al termine di quello è finito nell'Hotel Park, generalmente riservato a migranti o richiedenti asilo. Lì ha atteso l'esito del suo ricorso, che sorprendentemente è stato vincente. Djokovic tornato libero lunedì, ha potuto muoversi a proprio piacimento ed è andato subito ad allenarsi. Ma il caso non è mai stato chiuso. Il governo australiano ha valutato se espellerlo oppure no, e si è preso tanto tempo, mentre lo stesso giocatore ha ammesso i suoi errori, in un post sui social dove ha detto di aver rilasciato un'intervista a ‘L'Equipe' da positivo, confermando di non essersi isolato. Una situazione che ha contribuito sicuramente al complicarsi della sua posizione.