Djokovic ha visto qualcosa di familiare in Sinner: “Io l’ho fatto per anni, è stato impressionante”
Tra Novak Djokovic e la possibilità di vincere il 100° titolo in carriera s'è messo Jannik Sinner. A Shanghai il numero uno al mondo ha fatto valere tutta la propria superiorità nei confronti del serbo che, fino a qualche anno fa, gli sembrava una montagna troppo alta da scalare. Adesso, pur con tutto il rispetto che si deve a un avversario della sua levatura, lo affronta con la consapevolezza di essere forte e poter vincere dominando una finale. A 23 anni l'azzurro s'è preso anche la soddisfazione di sfoderare il miglior tennis sotto gli occhi di chi, come Roger Federer (icona delle racchette) e Carlos Alcaraz (acerrimo rivale contro il quale quest'anno ha sofferto moltissimo), è abituato a giocare ad altissimi livelli.
Tra simili ci s'intende ecco perché quando parla il campo, se hai abbastanza fiuto e l'occhio allenato a vedere certe cose, certi dettagli non sfuggono. Djokovic ne ha rilevati abbastanza da tessere le lodi dell'alto-atesino e riconoscersi in lui. Lo vede giocare e un flashback lo riporta indietro fino al giovane Nole arrembante, rampante, carico di talento. "Sinner ha migliorato tantissimo il suo servizio, penso che ne abbia fatto un'arma importante. È molto aggressivo dalla linea di fondo, non appena ha una palla più corta, prende l'iniziativa. È molto solido sia col dritto e sia col rovescio, non commette troppi errori e cerca solo di togliere tempo all'avversario".
È quest'ultima riflessione tecnica che fa scattare qualcosa in Nole: ha l'impressione di trovarsi dinanzi a uno specchio. "È qualcosa mi ricorda me stesso per tutta la mia carriera perché è così che giocato per tanti anni: un tennis veloce, non lasciare all'avversario la possibilità di pensare, respirare… fino a soffocarlo in un certo senso. Questo è quello che vuoi: che i tuoi avversari si sentano sempre sotto pressione per i tuoi colpi, per la tua velocità, per il semplice fatto che ti hanno di fronte. Sinner ha tutte queste cose e in più è riuscito a restare costante per tutta la stagione. Impressionante".
Se nel presente si rivede nel nuovo leader del tennis mondiale, cosa può ancora riservare il futuro a Djokovic? La risposta che dà in conferenza stampa è intrisa di sano realismo. "Rispetto alla maggior parte delle mie stagioni in carriera questa è stata una delle peggiori in termini di risultati. Sapevo, però, che prima o poi sarebbe accaduto: non avrei vinto gli slam né sarei riuscito mantenere quel livello più alto per così tanti anni di fila. E va bene anche così… sono soddisfatto per aver vinto la medaglia d'oro alle Olimpiadi, era l'obiettivo principale per quest'anno".
Un pizzico di rammarico c'è perché perdere – soprattutto se per tanti anni sei stato il protagonista sul palcoscenico – non piace a nessuno. "Avrei voluto ottenere almeno un titolo del Grande Slam o vincere un titolo importante, ma va bene… le cose sono andate così. È un tipo di stagione che devi semplicemente accettare ma sono più che contento di ciò che ho ottenuto durante la mia carriera. Quanto al futuro, vediamo quali sfide mi riserva".
Il 100° titolo in carriera è sfuggito, ci può stare se sfuma contro Sinner. Ma fin dove sente ancora di potersi spingere il serbo? "Non è un obiettivo di vita o di morte per me – ha aggiunto Novak -. penso di aver raggiunto tutti i miei più grandi obiettivi in carriera. In questo momento si tratta di vedere ancora quanto lontano posso ancora alzare l'asticella per me stesso. Finché mi comporterò come ho fatto questa settimana, e penso di poter competere alla pari con i grandi allora abbastanza motivazioni per andare in campo giocando a un certo livello".