Djokovic casca dal pero sulla causa del suo sindacato in cui Sinner è citato come esempio negativo

Novak Djokovic, a Miami per partecipare all'ATP 1000 dove esordirà contro l'australiano Rinky Hijkata, ha parlato per la prima volta dell'azione legale promossa dal sindacato da lui fondato – e di cui tuttora è anima – contro il sistema che regge attualmente il tennis mondiale. Nel mirino della Professional Tennis Players Association sono finiti ATP, WTA, ITF e l'International Tennis Integrity Agency (responsabile dell'antidoping), definiti "il cartello" e ancora peggio un sistema "corrotto, illegale e abusivo". I tre atti – depositati contemporaneamente nei tribunali di Londra, Bruxelles e New York per estendere a livello mondiale la causa antitrust intentata dalla PTPA – contengono accuse durissime, con la distribuzione del denaro ai giocatori a fare da filo conduttore, perché alla fine si tratta di una battaglia del grano. Accuse e terminologie forti che Djokovic non conosceva nel dettaglio prima che la documentazione diventasse pubblica, ha spiegato in conferenza stampa: "E ci sono anche cose con cui non sono d'accordo".
I riferimenti a Sinner e all'ITIA nella causa intentata dal sindacato di Djokovic: parole pesanti
Peraltro tra le pieghe della massiccia documentazione ci sono anche alcune parti che chiamano in causa Jannik Sinner e non esattamente in maniera positiva, anzi tutt'altro: il numero uno al mondo viene citato a esempio di tutto quello che non va a livello di antidoping. Il sistema in mano all'ITIA è accusato di usare due pesi e due misure, come dimostrerebbe per il sindacato di Djokovic il modo in cui l'altoatesino è stato trattato – coi guanti bianchi – dopo la sua positività al Clostebol. Nell'atto della PTPA, in cui peraltro sono presenti delle falsità marchiane sulla vicenda di Sinner, si parla senza mezzi termini di un trattamento di favore di cui avrebbe goduto Jannik rispetto ad altri casi di tennisti positivi, a partire dalla segretezza riservata al suo caso passando per la mancata sospensione "che gli ha permesso di vincere due tornei del Grande Slam", per arrivare all'affermazione (falsa) che su Sinner "non c'è stata alcuna indagine". Il tutto sottolineando che lui non si era mai espresso in maniera polemica o critica nei confronti del "cartello".

Djokovic: "Ho scoperto che alcuni termini erano piuttosto forti e ci sono cose con cui non sono d'accordo"
Interpellato per la prima volta sulla battaglia per il potere scatenata dal suo sindacato, Djokovic ha dichiarato di essere rimasto lui stesso sorpreso per quanto letto nei passaggi più duri dell'atto legale, facendo dunque capire (senza alcun riferimento specifico a Sinner) che non era stato informato nei dettagli di quello che la PTPA stava per fare e men che meno che aveva letto la documentazione in oggetto, pur confermando che è uno dei leader dell'organizzazione sindacale.
Di più: con una certa sorpresa dei giornalisti presenti, il 37enne serbo ha affermato di non essere d'accordo con alcune cose presenti nell'azione legale: "Si tratta di una classica causa legale, quindi di situazioni in cui si parla tra avvocati Ad essere sincero, ci sono cose con cui sono d'accordo nella causa e altre con cui non sono d'accordo. Ho scoperto che forse alcuni termini erano piuttosto forti. Ma immagino che il team legale sappia cosa sta facendo e che tipo di terminologia dovrebbe usare per ottenere l'effetto giusto".
Djokovic ha fondato la PTPA nel 2021 assieme a Vasek Pospisil: "Adesso è cresciuta fino a diventare un'organizzazione con dipendenti a tempo pieno. Penso che al momento ci siano circa 30 persone che lavorano quotidianamente – ha spiegato in conferenza a Miami, puntualizzando di non avere il peso che si può pensare sul funzionamento dell'organismo – Prendono molte decisioni e iniziative diverse per andare avanti. E io sono nel comitato esecutivo, ma non ho potere o influenza, quindi non ho potere di veto sulle decisioni o sulle azioni che intraprendono".

Perché Djokovic non ha firmato l'azione legale: "Voglio che altri giocatori si facciano avanti"
Quanto al fatto che la causa legale non portasse tra i firmatari (12, tra i quali Nick Kyrgios) il suo nome, Djokovic ne ha spiegato il motivo: "In generale, ho pensato di non dover firmare la lettera perché voglio che altri giocatori si facciano avanti. Sono stato molto attivo nella politica del tennis, ho sentito che è anche mia responsabilità cercare di usare l'influenza e il ruolo che ho per supportare i giocatori e lottare per i loro diritti e sono quasi 20 anni che sono nel tour. Ho visto alcuni cambiamenti, ma ci sono ancora alcuni cambiamenti fondamentali che devono essere apportati e spero davvero che tutti gli organi di governo, tra cui la PTPA, si uniscano e risolvano questi problemi".