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Djokovic cacciato dall’Australia, senza vaccino non può entrare: respinto dopo ore in aeroporto

Novak Djokovic non è stato autorizzato ad entrare in Australia e molto probabilmente dovrà dire addio alle speranze di giocare gli Australian Open. Il suo visto è stato cancellato.
A cura di Marco Beltrami
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Non è abituato molto a perdere Novak Djokovic, ma questa volta la sensazione è che abbia giocato una partita più grande di lui. Il tennista numero uno al mondo che nella giornata di ieri aveva ricevuto una speciale esenzione per volare in Australia e partecipare agli Australian Open, sarà costretto a fare marcia indietro. Le autorità federali e il governo non lo hanno autorizzato ad entrare in terra aussie, dopo che il suo visto è stato di fatto cancellato.

Dai sorrisi di ieri, alla cocente delusione di oggi. In poche ore Novak Djokovic e il suo team hanno vissuto emozioni diametralmente opposte. Il lasciapassare concessogli dalle autorità sportive australiane, nonostante la sua riluttanza a fare chiarezza sul proprio status vaccinale, sembrava una vittoria per il numero uno al mondo che non aveva perso tempo per volare verso la "terra dei canguri". Polemiche a non finire per Nole, che è abituato di certo a reggere la pressione e ha dimostrato in carriera di saper rialzarsi anche in momenti difficili e con tutto il pubblico contro. Questa volta però il colpo è stato molto duro, visto che all'arrivo sul suolo australiano ha trovato una brutta sorpresa.

Le autorità federali lo hanno bloccato e senza nemmeno farlo scendere dall'aereo hanno riscontrato irregolarità sul visto. Inutili le richieste al Dipartimento dello Stato di Victoria da parte dell'Australian Border Force, con la decisione di non fare sconti per il campione del tennis. Nello specifico a non convincere è stata la documentazione presentata sull'infezione da Covid contratta negli ultimi sei mesi. Su questa infatti Djokovic avrebbe basato la sua richiesta per l'esenzione, approvata inizialmente anche dagli organizzatori dell'Australian Open.

Che le cose per lui si mettessero male si è capito subito visto che i federali lo hanno isolato in una stanza dell'aeroporto interrogandolo per ore. Addirittura Djokovic, che è stato controllato da due guardie, non ha potuto usufruire nemmeno del cellulare che gli è stato tolto e restituito solo molto tempo dopo. Una situazione che ha fatto infuriare gli altri componenti del suo team e in particolare il papà che si è detto pronto anche a "scendere in strada per combattere" di fronte alla decisione degli australiani di trattare il figlio come un "prigioniero".

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Alla fine però è arrivata la definitiva fumata nera per Nole, con le autorità federali che con il supporto del governo gli hanno comunicato di aver cancellato il visto. Una situazione che spinge il giocatore a lasciare l'Australia. Secondo la Guardia di frontiera nell'interrogatorio non ha fornito prove sufficienti per validare la sua esenzione al vaccino anti-Covid. Questo il comunicato ufficiale dell'ABF: "L'ABF continuerà a garantire che chi arriva alla nostra frontiera rispetti le nostre leggi e i requisiti di ingresso. L'ABF può confermare che il signor Djokovic ha fallito nel fornire prove adeguate per soddisfare i requisiti di ingresso in Australia e il suo visto è stato successivamente annullato. I cittadini che non sono in possesso di un visto valido o quelli a cui il visto è stato annullato, saranno bloccati e allontanati dall'Australia. L'ABF può confermare che il signor Djokovic aveva accesso al suo telefono".

Cosa succederà ora? Gli avvocati di Djokovic sono pronti all'appello per cercare con un colpo di coda di ribaltare il verdetto. Difficile capire ora se Nole dovrà ripartire subito o potrà aspettare l'esito definitivo in un alloggio governativo o in quarantena in un albergo. Al momento però sembra molto difficile che Nole possa difendere il titolo, e puntare al 10° successo agli Australian Open. Nel frattempo il caso rischia di diventare diplomatico, a giudicare anche dalle dichiarazioni del presidente serbo Aleksandar Vucic, che ha manifestato solidarietà al suo connazionale: "Ho detto al nostro Novak che tutta la Serbia è con lui e che i nostri diplomatici stanno facendo di tutto per fa sì che le molestie nei confronti del miglior tennista del mondo cessino immediatamente".

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