Cosa cambia per Sinner sulla terra rossa e perché per il suo tennis può diventare una trappola
Jannik Sinner è pronto per iniziare la sua avventura stagionale sulla terra rossa. Quali sono le caratteristiche dei campi in terra battuta? E perché il tennis giocato su questa superficie viene considerato quasi "un altro sport" rispetto a quelli su cemento ed erba? Il circuito ATP si sposta in Europa, dove questo tipo di impianti spopolano, per tre mesi di tornei tra primavera ed estate tra cui rientrano anche Montecarlo, gli Internazionali di Roma e soprattutto il Roland Garros. Un'occasione importante per il tennista italiano che dopo il folgorante inizio di stagione con le vittorie di Australian Open, Rotterdam e Miami, e il numero 2 del mondo, tenterà l'assalto al primato del ranking. In carriera Sinner ha vinto un solo torneo sulla terra rossa sui 13 portati a casa. Sia lui che i suoi colleghi però dovranno giocare in maniera diversa, adattandosi alla superficie rossa.
Cosa cambia per Sinner sulla terra rossa
Sicuramente la terra rossa, a giudicare dai risultati, non è la superficie su cui Sinner si esprime al meglio. Su 13 tornei vinti in carriera Jannik ne ha vinti 12 sul cemento e solo uno sui campi lenti (anche 4 finali perse, tutte sul veloce). È evidente come il suo tennis esplosivo, cresciuto in maniera esponenziale in questo 2024 con una sola sconfitta all'attivo, diventa meno efficace sulla terra battuta che tende a rallentare la pallina. C'è meno possibilità di piazzare dunque vincenti, facendo anche più fatica dal punto di vista fisico, alla luce degli scambi che si allungano, e delle condizioni climatiche più incisive con caldo e umidità. Proprio l'azzurro in passato ha fatto i conti con problemi fisici, e con delle fastidiose vesciche figlie dell'umidità. Se per il primo aspetto Jannik si è rinforzato e non poco, nel secondo ha fatto ricorso all'utilizzo dei ventilatori per asciugare la racchetta. Dovrà essere dunque bravo a sfuggire alla "trappola".
Come sono fatti i campi da tennis in terra rossa
I campi in terra battuta sono di due tipi, ovvero in terra rossa e in terra verde. I primi sono quelli più comuni in Europa e in Sud America, nonché quelli che vengono utilizzati più spesso nel circuito ATP con il maggior numero di tornei. Si tratta di una superficie che ha uno strato superiore composto da argilla compattata: per realizzarli si tende a sfruttare mattoni frantumati. Le caratteristiche della terra rossa, sono molto diverse rispetto a quelle di cemento e erba, anche se si va verso una maggiore omogeneità rispetto al passato con meno differenze drastiche sulle superfici, soprattutto a causa anche di fattori ambientali ed esterni come condizioni meteo, e tipologia di gioco. Per esempio l'umidità, la pioggia e il caldo, possono cambiare e non poco le caratteristiche del campo.
Quali sono le caratteristiche dei campi in terra rossa
La prima differenza, la più importante, per i tennisti che giocano sulla terra rossa è quella legata al rimbalzo ovviamente. Ovviamente lo strato di argilla non è uniforme a seconda delle condizioni climatiche del posto in cui si gioca, ma ha un tratto comune: rispetto a cemento ed erba, tende a rallentare la velocità della pallina. La terra battuta infatti a"trattiene" la pallina che rimbalza, perdendo appunto velocità con rimbalzi medio alti. Questo significa che rispetto alle altre superfici i giocatori hanno più tempo per organizzarsi e prepararsi anche a fronte di colpi molto forti. Un tiro, che potrebbe essere risolutivo su un campo in erba o in cemento (basti pensare ad un ace, ndr), qui non lo è. Inoltre la terra rossa consente ai tennisti anche di muoversi in maniera diversa, scivolando e dunque arrivando meglio o prima sulle palline. Bisogna poi tenere conto anche dell'irregolarità dei rimbalzi, visto che il fondo non è completamente omogeneo, con un rimbalzo sulla riga che può far schizzare la sfera. Insomma l"imprevisto è sempre dietro l'angolo.
Come cambia il tennis sulla terra rossa e quali giocatori si trovano più a loro agio
Vien da sé dunque che il gioco cambia sulla terra rossa rispetto alle altre superfici. Gli scambi alla luce di quanto detto, tendono ad allungarsi, con i giocatori che stazionano a fondo campo e vanno meno a rete. Capita perciò spesso di assistere a botta e risposta prolungati, con cambi di ritmo e l'utilizzo anche di tagli e palle liftate per sfruttare anche l'imprevedibilità del rimbalzo. Se la terra rossa è quella preferita dai giocatori a livello di prevenzione degli infortuni, visto che è meno dura e dunque più elastica, con meno "danni" alle articolazioni anche sul lungo periodo, per giocarvi bisogna essere al top fisicamente. Infatti le partite tendono a prolungarsi, e considerando anche il periodo e le temperature, anche a trasformarsi in battaglie.
C'è grande curiosità dunque intorno al rendimento di Jannik Sinner sulla terra battuta che inizierà dal Masters di Montecarlo. Sicuramente quanto visto finora è incoraggiante, anche perché il tennista italiano ha dimostrato di essere migliorato tantissimo nelle variazioni e nella capacità di "leggere" le partite grazie al lavoro certosino del suo team. Sa bene dunque su cosa lavorare, anche perché nella scorsa stagione i mesi sulla terra battuta sono stati molto difficili, e non a caso lo stesso Jannik si mostrò preoccupato. Se a Montecarlo si arrese in semifinale a Rune, a Barcellona fu costretto al ritiro prima del derby con Musetti. Brutti i ko di Roma e del Roland Garros rispettivamente con uno specialista come Cerundolo e con Altmaier.
Bertolucci fiducioso su Sinner in vista della terra rossa, quali sono le difficoltà
Molto fiducioso Paolo Bertolucci che ai nostri microfoni ha parlato della stagione sulla terra battuta di Sinner ormai alle porte: "Questo Sinner non è nemmeno lontanamente parente di quello dello scorso anno. Non era ancora pronto a sopportare un peso così importante. Se andiamo a vedere, il suo rendimento top probabilmente è a livello indoor, poi perde un 5% sull’erba e sul cemento, e un 10% sulla terra". Quello che è certo è che Jannik che avrà poco tempo a disposizione per adattarsi, dovrà cambiare diverse cose: "Sulla terra il problema è che cambia il modo di correre, di scivolare. Cambiano gli appoggi, il timing sulla palla, la risposta ogni volta che tocca il terreno è diversa rispetto al cemento e all’indoor. Tutte queste cose comportano la necessità di adattamento". Entrando nello specifico poi: "La palla deve essere lavorata, sporcata e ‘spettinata' un po’ di più. Bisogna anche adeguarsi fisicamente: sul veloce riesci a chiudere in 4-5 colpi, sul lento invece ce ne vogliono almeno un paio più. La fase difensiva degli avversari diventa infatti più produttiva, con maggiori possibilità di recupero. Lui, che è un produttore di gioco, da questo punto di vista incontrerà dei muri più attrezzati, perché appunto sulla terra è più facile la difesa".
Forse però proprio da quelle sconfitte però è iniziato il percorso che lo ha portato sulla cresta dell'onda. Sicuramente c'è rischio di vedere un Sinner meno arrembante e più propenso al "palleggio" e alle variazioni (d'altronde lo stesso Djokovic ha sempre dichiarato di necessitare di diverse partite per migliorare l'approccio alla nuova superficie) che sul cemento, ma quello che conta sarà l'efficacia del suo tennis. La sua intelligenza e attitudine al lavoro, possono fare la differenza.