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Cocciaretto regina del tennis italiano: “Gli esami universitari sono duri quando non mi riconoscono”

Elisabetta Cocciaretto, prima tennista italiana nel ranking WTA reduce dal trionfo di Losanna, ha parlato a Fanpage.it del suo momento e della sua carriera, divisa tra tennis e università.
A cura di Marco Beltrami
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Elisabetta Cocciaretto in punta di piedi ha scalato la classifica in un 2023 da sogno culminato della prima vittoria di un torneo WTA 250 a Losanna. Un successo che è la fotografia perfetta del suo tennis, tutto grinta, talento, carattere e capacità di non arrendersi mai. Questo le ha permesso di confermarsi la prima tennista italiana, entrando nella top 30 mondiale. La giocatrice marchigiana sta dando seguito gli ottimi risultati ottenuti a livello juniores diventando un punto di riferimento per il movimento azzurro.

L’atleta 2001, capace di superare in carriera due gravi infortuni che avrebbero potuto compromettere la carriera, si è tolta tante soddisfazioni vincendo in passato anche due titoli 125 entrambi in Messico, uno sul cemento e uno sulla terra rossa a conferma della sua adattabilità a tutte le superfici. Oltre allo sport la sua passione è anche lo studio e infatti è iscritta alla facoltà di Giurisprudenza di Camerino.

Ai microfoni di Fanpage, Elisabetta si è raccontata tra passato e presente con uno sguardo al futuro affrontando diversi temi.

Elisabetta, non pensi che in Italia in questo momento si parli troppo dei tennisti e poco delle tenniste?
"In questo momento sì. Sinceramente lo sto pensando un po’: in Italia si tende a parlare tanto tanto del tennis maschile e meno di quello femminile rispetto ad altre nazioni come ad esempio l’America o l’Inghilterra e la Francia. In questo momento Sinner o magari Musetti sono più avanti in classifica, però anche noi stiamo dicendo la nostra, siamo 5-6 ragazze nelle prime 100 e sempre qualificate nelle fasi finali. Stiamo facendo parlare di noi sia nei tornei che negli Slam. Per quanto il tennis maschile possa essere più appassionante, e sono la prima a dirlo, credo che ci sia molto meno spazio per noi rispetto a loro sui media, sui giornali".

Forse è legato al fatto che fino a pochi anni fa solo le ragazze portavano a casa risultati.
"È una ruota. Per anni si è parlato solo delle ragazze ora degli uomini, credo che però adesso piano piano ci sia una situazione di parità (in termini di livello). Sinner, Musetti e Berrettini sono superiori in questo momento come classifica ecc. ma noi il nostro lo stiamo facendo, stiamo crescendo tutte".

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Sembra quasi che ci sia una distanza enorme tra il circuito maschile ATP e quello femminile WTA, sembrano due sport diversi.
"No, in realtà dipende da persona a persona. Per come sono fatta io tendo ad espormi il meno possibile e volo molto basso. Indipendentemente da tutto, il mio allenatore mi ha sempre spiegato che comunque devo rimanere con i piedi per terra e non dimenticare da dove sono partita. Difficilmente uno mi vede esposta in varie circostanze. Sicuramente l’ATP è diversa rispetto alla WTA però è normale che sia così, perché il tennis maschile è più seguito di quello femminile. Io sono obiettiva: uno stadio con Djokovic contro Alcaraz tira di più rispetto a Swiatek-Sabalenka".

Per un certo periodo si è parlato solo di Camila Giorgi, ma ora ci sono tante giocatrici top.
"Giorgi è sul circuito da tanto. Parlo per me perché non mi piace parlare degli altri. Guardando dall’esterno, io è da poco tempo che sto in questo tipo di circuito e sono una novellina. Devo crescere perché sono giovane e ho poca esperienza, devo migliorare tanto e ho margini per farlo. Rispetto ad una Giorgi che comunque è una giocatrice formata e una grandissima atleta che è nel circuito da anni e sicuramente è più conosciuta".

Come vivi il fatto di essere la prima giocatrice italiana nel ranking?
"Ma io sinceramente penso sempre a migliorarmi a restare con i piedi per terra e non ci bado molto. Penso solo a confrontarmi con il mondo, è una cosa che sicuramente mi fa piacere ma non è un mio obiettivo personale".

Che sensazioni ti porti dietro dall'ultima esperienza Slam a Wimbledon?
"Esperienza diversa rispetto all’anno scorso. Avevo giocato solo Wimbledon sull’erba. Su questa superficie ero un po’ acerba e quindi è stato inaspettato con le prime due partite difficili con due avversarie toste. Però sono contenta perché ho giocato due buonissimi match e ho fatto poi esperienza con la Pegula che è numero 4 al mondo e una grande giocatrice, d’esperienza. È stata una bella prova, ma non mi accontento: speravo e ho cercato di fare di più, però credo che lei in questo momento non da un punto di vista di gioco ma un punto di vista mentale e fisico e più avanti rispetto a me. Ha vinto tante partite ed è una delle giocatrici più continue, difficilmente perde ai primi turni dei tornei. Per batterla è tosta".

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Qual è il tuo rapporto, alla luce della popolarità, con i social? Hai avuto anche tu a che fare on gli haters?
"Mi è successo di ricevere dei messaggi di insulti sui social ma a me non importa niente sinceramente, cerco di guardarli il meno possibile. Sono sempre dell’idea che le persone parlano ma in realtà lo fanno dalla casa, dalla TV e ci guardano giocare. Poi alla fine siamo noi che giochiamo e viviamo questa vita. Possono solo dire la loro ma cosa cambia tanto a molta gente non gliene frega niente parlano tanto per parlare. A me viene da ridere quando sento certe cose, quindi figurati il peso che gli do".

 È stato difficile confermare gli ottimi risultati ottenuti a livello giovanile? In tanti si perdono.
"Il mio allenatore  (Fausto Scolari, ndr) mi ha aiutato tantissimo e mi ha indicato cosa dovevo fare per migliorarmi. Mi ha sempre detto che l’obiettivo è a lungo termine non basato sui risultati juniores lavorando per poter giocare a livelli alti. Questo mi ha educata a diventare prima un’atleta e poi una tennista. Io studio anche e so di essere una persona completa a 360°. Questo mi ha fatto restare sempre sul pezzo".

Oltre al tennis dunque gli studi universitari: come riesci a portare avanti entrambi i percorsi?
"Studiare e giocare a tennis è impegnativo, ma alla fine credo che io ho la priorità del tennis e non si discute, sul resto cerco di gestirmi. Abbiamo un sacco di tempi morti anche se non sembra, quindi uno può anche studiare. Tante volte mi perdo perché per un periodo magari non studio, poi dopo quando ho dei giorni liberi potrei studiare per diverse ore al giorno. Comunque mi viene facile recuperare bene gli appunti e studiare per gli esami e lo faccio tranquillamente. Credo sia più facile studiare che giocare a tennis".

È più complicato l'approccio agli esami o quello alle partite di tennis?
"Quando do gli esami sono tesissima, anche se adesso un po’ meno rispetto all’inizio quando tremavo. Alcuni esami mi hanno devastato, tipo costituzionale. Sì perché alcuni, magari ti conoscono o comunque sanno la tipologia di vita e sono più tranquilli, altri invece che non hanno idea ci vanno giù pesante. Mi hanno aiutato di più l’approccio alle partite sugli esami rispetto al contrario".

Nella tua carriera hai dovuto fare i conti con due gravi infortuni, quanto è dura poi rientrare?
"È difficilissimo dopo un periodo che non giochi e sei fuori dal campo non vivi quelle sensazioni e anche quelle tensioni della partita. Se quando sei infortunato comunque non perdi tempo e fai altre attività che ti aiutano a restare sul pezzo e a restare pronta allora ti fai trovare poi subito pronta".

Qual è stato il momento in cui hai capito che il tennis sarebbe stato la tua professione?
"Dopo gli esami di maturità in quinto superiore. Da gennaio a giugno avevo frequentato la scuola, ed era anche il periodo in cui dovevo iniziare l’attività professionistica però i miei genitori e il mio allenatore mi hanno detto che avrei dovuto frequentare perché non avrei potuto fare gli esami a Napoli da privatista per un discorso mio personale. Lì ho studiato, viaggiando e quando ho finito al maturità ho iniziato a fare i primi 25000 e vedevo che andavo avanti, facendo finali o vincendo. Poi ho vinto due 60000 e da 700 mi sono ritrovata 180 e ho capito che potevo diventare una giocatrice".

Come sono i tuoi rapporti con le altre tenniste italiane, hai delle amicizie sul circuito?
"Rapporti molto buoni. Siamo un gruppo molto unito, ci vogliamo bene e stiamo spesso insieme. Abbiamo tutte età e caratteristiche diverse e c’è una sana competizione agonistica con la Fed Cup che ci ha aiutato molto in questo. Considera che ci sono tantissime ragazze della mia età con cui sono cresciuta e ho fatto tutta l’attività juniores e siamo passate insieme nelle pro, Osorio, Danilovic, Fernandez, Tauson, Wang una marea di ragazze della mia età con cui mi trovo benissimo. Due su tutte Osorio e Danilovic".

Quando sei in campo ti trasformi diventando una guerriera, quali sono i tuoi prossimi obiettivi.
"Quando ho vinto con la Kvitova mi sono arrivati tantissimi messaggi del genere che sembravo la bambina che aveva appena finito di vincere un gioco, non la classica professionista. Anche in conferenza ai giornalisti ho detto ‘Vabbè ma alla fine gioco a tennis, non è che vado sulla luna'. La Fed Cup è un obiettivo e mi piacerebbe tantissimo, ma il mio obiettivo principale è stare bene e giocare tutta la stagione, cosa che mi è sempre mancata. Penso a dare il massimo per migliorare tutti i giorni e i risultati poi arriveranno".

Restare umili e non farsi travolgere dalla popolarità è complicato, tu come ci sei riuscita?
"Restare coi piedi per terra non è facile. Io sono fortunata perché il mio allenatore (Fausto Scolari, ndr) e i miei genitori mi tengono sempre con i piedi per terra. Tante volte quando vinci ti sembra di essere arrivato sulla luna e quando perdi chi prima ti stava vicino, ti scriveva e ti cercava non ti calcola. Ma su questo sono la persona più tranquilla del mondo. Perché ho delle certezze e delle persone che so che ci saranno ogni giorno nella mia vita, e quelle che sono di passaggio".

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