Chi sono i nemici di Sinner, i tennisti schierati contro di lui prima e dopo la squalifica per doping
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La squalifica di Jannik Sinner per tre mesi dopo l'accordo con WADA ha chiuso definitivamente il caso Clostebol per il numero uno al mondo ma non ha messo a tacere le polemiche. Questo soprattutto grazie a chi ha alimentato i veleni intorno al tennista italiano, come in primis Kyrgios e Wawrinka. Non sono però gli unici che si sono schierati più o meno contro l'azzurro e la sua posizione negli ultimi mesi. Basti pensare a Shapovalov, Pouille e a chi è stato allusivo come per esempio Griekspoor. Anche Novak Djokovic, pur dimostrando di credere a Sinner, non ha nascosto le perplessità sul suo caso.
Kyrgios, il grande nemico di Sinner scatenato prima e dopo la fine del caso Clostebol
A guidare il gruppo c'è Nick Kyrgios. L'australiano sin dall'inizio di questa storia ha dimostrato di non credere alla versione offerta da Sinner sulla contaminazione e tra l'altro confermata dall'ITIA prima e dalla WADA poi. Lo ha fatto alla sua maniera, andando decisamente oltre le righe. Emoticon, risposte piccate, interventi a gamba tesa a sostegno della tesi del "sinner dopato", per l'australiano che ha tirato in ballo anche in modo becero la fidanzata di Jannik, e sua ex, Anna Kalinskaya. Un crescendo di accuse, illazioni, e tentativi anche di aizzare il pubblico degli Australian Open contro il numero uno del mondo in vista di un improbabile incrocio.
E il livore non si è fermato nemmeno dopo la sospensione di tre mesi di Jannik, con Kyrgios che ha commentato: "Triste giorno per il tennis. La giustizia nel tennis non esiste. Ai tennisti della futura generazione: dopo oggi ci si può dopare, solo ‘senza sapere'…. Test positivo, gioca durante tutte le indagini, poi accordarti su una comoda squalifica di 3 mesi, non farti spogliare di soldi o titoli e vai avanti".
I tennisti che si sono espressi in modo chiaro e non contro Sinner
A proposito di reazioni alla sospensione, anche quella di Wawrinka sembra aver chiarito la sua posizione in merito al caso Sinner: "Non credo più in uno sport pulito…". Un concetto ribadito condividendo un tweet di Piers Morgan che recitava: "Un "accordo"? Non sapevo che le punizioni per i reati di droga nello sport potessero essere negoziate… che barzelletta". Insomma i tempi i tempi degli allenamenti condivisi con Sinner sembrano lontani.
Negli ultimi mesi però sono stati tanti quelli che si sono esposti più o meno apertamente contro Sinner e la gestione del suo caso, a partire da Shapovalov: "È ridicolo. Non ha nulla a che fare con Jannik Sinner personalmente. È solo che i giocatori non vengono trattati allo stesso modo, in ogni caso lo gestiscono in modo diverso. Alcuni giocatori vengono squalificati per anni, mentre con altri giocatori non è così". Un concetto simile a quello di Jarry, positivo al doping nel 2019 e sospeso per un anno in occasione dell'incrocio agli Australian Open: "Mi sarebbe piaciuto lo stesso supporto che ha ricevuto lui quando è successo a me. È qualcosa che mi tocca personalmente. Cerco di lavorarci, di parlarne, di non farmi influenzare, ma è qualcosa che non riesco ancora a superare del tutto".
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Su questa lunghezza d'onda anche il britannico Liam Broady: "Che Sinner facesse uso di doping o meno, non è giusto. Molti giocatori attraversano la stessa cosa e devono aspettare mesi o anni perché la loro innocenza venga dichiarata. Non è una bella figura". Insomma un modo di sottolineare la presunta disparità di trattamento tra Sinner e gli altri. Anche il francese Cazaux si è mostrato perplesso in tal senso: "Capisco che queste situazioni facciano parlare la gente nel senso che sappiamo che c'è chi è stato sospeso per uno o due mesi e che ci sono giocatori che non sono risultati positivi e che hanno semplicemente saltato i test antidoping, perché sapete che se salti tre test in un anno sei sospeso, e ci sono diversi giocatori che sono stati sospesi per diversi anni anche se non necessariamente dopati".
Cazaux e Griekspoor e le allusioni su Sinner dopo il caso Clostebol
C'è stato anche chi è sembrato più allusivo degli altri, come per esempio Cazaux: "Sinner è stato assolto, bene per lui. Non credo abbia assunto alcuna sostanza intenzionalmente. È un tennista che mi piace molto e che amo guardare quando gioca, ma personalmente quando firmi i documenti antidoping sei responsabile di tutto quello che entra nel tuo corpo. Non parliamo di una sostanza di poco conto. Aveva nel corpo una quantità minima della sostanza, ma resta fortunato". Ma soprattutto come Griekspoor: "Non credo che abbia preso nulla. Non penso che sia la persona giusta per fare una cosa del genere. Naturalmente potrei sbagliarmi terribilmente, ma non ne ho la minima idea. Dove c'è fumo, c'è fuoco. È semplicemente molto strano il modo in cui è stato gestito il suo caso". Entrando poi nello specifico ecco l'allusione tutt'altro che leggera: "Sinner ovviamente porta tanti soldi e anche le due più grandi figure dell'ATP sono italiane".
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Il parere di Djokovic sul caso Sinner
E Djokovic e Alcaraz? Il primo pur riconoscendo l'indole di Sinner che conosce bene, ha sottolineato quelle che a suo dire sono incongruenze nel modo in cui è stato gestito il caso di Jannik: "Conosco Jannik Sinner da quando era molto giovane, penso di lui tutto il bene possibile e non mi sembra certo il tipo che farebbe una cosa contro le regole. Quello che è stato frustrante per me come per tutti gli altri è il fatto che della sua positività non se n’è saputo nulla per 5 mesi. Il suo caso non è piacevole allo stesso tempo però viviamo in un mondo in cui tutti hanno il diritto di esprimersi, soprattutto sui social media".
Dopo aver ritenuto comunque sensate alcune parole di Kyrgios sull'argomento, Nole ha poi spiegato: "Ha ragione per quanto riguarda la trasparenza e l’incoerenza dei protocolli e i confronti tra i vari casi abbiamo visto molti giocatori in passato, e anche attualmente, che sono stati sospesi per non essersi nemmeno sottoposti ai controlli antidoping e per non aver comunicato la loro reperibilità. Alcuni giocatori di ranking inferiore che aspettano la risoluzione del loro caso da più di un anno. Queste cose non fanno bene al nostro sport, come ho già detto più volte in passato".
Alcaraz invece dopo un primo intervento un po' fumoso, ha chiarito la sua posizione dimostrandosi però un po' confuso: "È una situazione difficile per lui. So che tutti che ne parlano. La gente ha iniziato a guardarlo in modo diverso. Non so come possa sentirsi. Ma di sicuro capisco la sua posizione. Riesce a mettere da parte tutto quando scende in campo, giocando un buon tennis, è incredibile. Spero che questa cosa, venga presto messa da parte e lui riesca a rimanere concentrato su ciò che ama, ovvero giocare a tennis, cercando di andare avanti. Tutto quello che posso dire è che spero che con la sua gente intorno, le persone vicine a lui, lo faranno stare bene nei prossimi mesi. Sono cose molto delicate, per Jannik e per il tennis in generale. Dopo che l’ITIA ha detto che non aveva fatto nulla, ora il caso si riapre. Penso che per il tennis non sia affatto positivo, non è un buon segno".
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