Cecchinato, non sarà un’avventura: Parigi è l’inizio di un grande viaggio
Non può essere un terzo set a senso unico a cancellare una grande impresa. Marco Cecchinato, il semifinalista del Roland Garros con la più bassa classifica dal 1999, da quell'Andrey Medvedev che arrivò a un set dal titolo contro Andre Agassi, si ferma contro Dominic Thiem, il giocatore che ha vinto più match di tutti quest'anno. Ma non sarà un avventura, non sarà solo una primavera.
L'Italia e il desiderio di passioni sportive condivise
In quest'estate senza l'Italia ai Mondiali, dopo mesi di discorsi bui e bei televisori mangiati dalla crisi, Fossati docet, di crisi che aspetta giù al portone e non ti molla più, Cecchinato racconta un bisogno collettivo di belle storie, di speranze e passioni condivise. Come ai tempi delle discese di Alberto Tomba per cui si fermò il festival di Sanremo, come negli anni d'oro di Adriano Panatta per cui si arrivò all'allora inconcepibile decisione di spostare la liturgia laica del Tg1 delle 20, uno sport diverso dal calcio, e dal culto per la Ferrari, riesce a unire dentro uno stesso racconto. È l'evento, conta esserci, interessati o meno, appassionati o meno, fa poca differenza. I maxischermi nella sua Palermo, al Kalta e al Tc2, restituiscono scene viste tante volte per la nazionale di calcio o per le grandi finali di Champions League.
Una favola che parte da lontano
Se un tennista finora fuori dai primi 70, che il grande pubblico quasi del tutto ignorava, può ancora conquistare le prime due pagine della Gazzetta dello Sport, se le sue palle corte e il suo modo di tirare il rovescio soppiantano, anche solo per poco, il calciomercato, il futuro di Sarri o Balotelli, è il segno del potere di fascinazione che lo sport è ancora in grado di esercitare.
Sciagurati o no, restiamo un popolo che ha bisogno di eroi. E se arrivano dal mondo dello sport, se costruiscono quella che per brevità chiamiamo favola, tanto meglio. Sognava, Cecchinato, di diventare il quarto italiano in finale in un torneo dello Slam, lui che prima della scorsa settimana negli Slam non aveva mai vinto nemmeno una partita.
Ma come ogni favola è una storia che comincia da lontano, molto più lontano del primo turno contro Marius Copil, il suo primo match al quinto set in carriera. Un anno fa, Cecchinato vinceva un Challenger a Roma e un torneo Future, la categoria più bassa nel calendario, in Sardegna. Dodici mesi posson bastare per cambiare completamente la storia.
Thiem ha dovuto giocare al massimo
È servito il miglior Dominic Thiem, l'unico ad aver battuto Rafa Nadal sul rosso quest'anno, per piegare un Cecchinato lucido e solido nei primi due set. L'austriaco ha giocato un tennis praticamente perfetto. Si è visto il Thiem che ha firmato l'impresa contro Rafa a Madrid. Già l'aver costretto il secondo miglior giocatore sulla terra rossa attualmente in attività a non concedersi pause, averlo spinto a un livello così alto e aver saputo reggere quel livello per due set rimane un indiscutibile merito. E diventa la base su cui costruire il tempo che verrà.
Per due set, ha avvelenato Thiem di palle corte. È il colpo più individualista, l'angolo di libertà in uno sport che vive soprattutto di reazione. Cecchinato le ha giocate con lucidità e continuità, come contro Djokovic, convinto e sicuro anche della mossa successiva.
Strategia lucida e palle corte spettacolari
Rispetto all'ex numero 1 del mondo, sapeva bene che l'austriaco lo avrebbe posto di fronte a problemi diversi. Ha cercato di non farsi chiudere nell'angolo sinistro, perché fatica ancora a riprendere campo e giocare profondo quando si trova a colpire il rovescio lontano dal campo. Ma il suo fondamentale meno sicuro fino a un anno e mezzo fa, si è trasformato nella sua arma segreta, nell'atout per sparigliare destini e fortune.
Cecchinato ha impostato da subito una strategia lucida. Servizio carico, soprattutto da sinistra in kick così da costringere Thiem a rispondere di rovescio su una palla scomoda e alta, e molti cambi di ritmo. Di fronte, però, c'è un avversario che raramente gli fa giocare due colpi uguali in successione, e questo complica il piano.
Il tiebreak del secondo set resta il vero momento sliding doors. Thiem, come i grandi campioni sanno fare, alza il livello quando il gioco si fa duro e il punto pesa di più. Ma sul 6-4 si tira addosso una volée che è più difficile sbagliare. Cecchinato salva quattro set point, e tre ne manca, più per meriti dell'avversario. Il tiebreak di Thiem è perfetto, le pennellate d'artista del siciliano stavolta non bastano.
L'ingresso in top 30 cambia le prospettive
Thiem, secondo giocatore nato negli anni Novanta a giocarsi una finale Slam dopo Milos Raonic, esce fra gli applausi del pubblico del Philippe Chatrier che ha continuato a cantare “Marco, Marco”. Altra piccola grande vittoria, per un italiano nel cuore della grandeur francese.
Adesso comincia un viaggio completamente diverso per Cecchinato. L'ingresso fra i primi 30, che comporta la sostanziale sicurezza di essere testa di serie a Wimbledon, comporterà un cambio di prospettiva e di programmazione. “Sarò testa di serie ai Championships? Pensa che fortuna per chi mi incontrerà al primo turno” ha scherzato in questi giorni in conferenza stampa.
Di certo, ora per Cecchinato niente sarà più come prima. Nel nuovo status di top 30, sarà meno libero di scegliersi i tornei, sarà impegnato di più nei Masters 1000 sul duro, già a partire da Montreal e Cincinnati.
Parigi non è un arrivo, è una partenza. È l'inizio di un nuovo, più luminoso percorso. Diventerà l'occasione per lavorare ancora sui suoi colpi con la pazienza dell'artigiano, per rendere più solido un servizio già efficace e provare magari a semplificare il movimento armonico del rovescio perché sia meno vulnerabile sulle superfici veloci, lì dove il rimbalzo è più basso e il tempo di reazione si riduce.
Quel futuro, la luce di un nuovo fuoco che accende le speranze, è vicino. È già arrivato. E può segnare la strada per tutta una generazione di azzurri che possono convincersi a fare quel serve per realizzare i propri sogni. Perché niente, nemmeno quelle che chiamiamo favole, succede per caso.