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Brooksby è il primo tennista a convivere con l’autismo: “Il mio preparatore sta attento ai segnali”

Jenson Brooksby è pronto a tornare a giocare dopo due anni di stop tra infortuni e squalifiche. Un’occasione per parlare della sua vita e della convivenza con l’autismo.
A cura di Marco Beltrami
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Jenson Brooksby prima del suo rientro in campo dopo due anni travagliati di stop, vuole ripartire da zero e rimettersi alle spalle tutte le cose brutte che gli sono accadute. Gli infortuni, la squalifica e anche altri problemi legati ad una forma di autismo con cui deve fare i conti. Il tennista americano classe 2000, capace di spingersi fino alla 33a posizione al mondo, si è aperto completamente rivelando: "Voglio solo che le persone mi conoscano per quello che sono completamente, e questa è solo un'altra parte di me".

Brooksby vuole tornare ad alti livelli dopo due anni di stop tra squalifica e infortuni

In un'intervista all'AP, questo ragazzo che sogna di scalare nuovamente il ranking e ripartirà a gennaio dal torneo di Camberra, ha parlato di quanto siano stati difficili e "frustranti" questi due anni senza tennis, in cui è stato "facile" deprimersi. Prima gli infortuni al polso, le operazioni e poi ecco la squalifica di 18 mesi legata alla mancata presenza a tre test antidoping nell'arco di 12 mesi. Dopo il ricorso legato alle responsabilità nelle comunicazioni degli addetti ai controlli che cercavano di rintracciare il tennista in Olanda, ecco la riduzione dello stop fino a marzo 2024. Purtroppo per lui ecco i problemi alla spalla e la decisione di ripartire dal 2025.

Brooksby parla dell'autismo e delle sue condizioni

Nel frattempo Jenson ha avuto tanto tempo per pensare e ha deciso di raccontare la sua storia e la sua convivenza obbligata con un disturbo dello spettro autistico. "È solo qualcosa che non voglio tenere per me", ha dichiarato il giocatore che ha spiegato di non essere stato in grado di parlare fino all'età di 4 anni. Non esistono esami del sangue o biologici per evidenziare l'autismo che è una disabilità dello sviluppo causata da differenze nel cervello identificabili osservando il comportamento di un bambino. Inizialmente veniva diagnosticato solo ai piccoli con gravi difficoltà linguistiche, disabilità sociali e comportamenti ripetitivi insoliti, ora invece lo spettro è più ampio: rientrano anche condizioni più lievi e correlate.

Non esistono esami del sangue o biologici per l'autismo , una disabilità dello sviluppo causata da differenze nel cervello identificate osservando il comportamento di un bambino. In precedenza diagnosticato solo nei bambini con gravi difficoltà linguistiche, disabilità sociali e comportamenti ripetitivi insoliti, l'autismo è ora definito in modo più ampio e utilizzato per descrivere anche un gruppo di condizioni più lievi e correlate. Brooksby ha dovuto da bambino stare a contatto con psicologi per 40 ore a settimana per iniziare a comunicare verbalmente e migliorare le situazioni sociali. Uno dei principali problemi resta quello di capire quali sono i risultati delle sue azioni, ovvero a cosa corrispondono in termini di risultato.

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Cosa comporta l'autismo per Brooksby in campo

Il giocatore statunitense ha definito l'autismo un "grande punto di forza" nei "momenti di pressione" perché gli consente di focalizzarsi solo su "due o tre dettagli specifici molto bene per un lungo periodo di tempo". Ci sono però anche situazioni molto complicate, che rendono "il tennis un po' più duro": scatti di rabbia se perde per situazioni sfavorevoli in campo. Per questo il suo preparatore atletico Paul Kinney tiene sempre sotto controllo eventuali segnali di disagio, come il toccarsi ripetutamente i vestiti o i capelli, o lo sporgersi avanti sulle ginocchia.

Brooksby che da bambino "si presentava come un caso molto grave", ora "si trova nella parte molto lieve dello spettro", a detta di Michelle Wagner, un'analista comportamentale certificata la cui area di specializzazione sono i disturbi dello spettro autistico. La specialista ha sottolineato come i progressi che ha fatto il ragazzo siano un "esito insolito e unico". Una persona a lui molto vicina, Narasimhan, ha spiegato quali sono gli stimoli di Brooksby nel raccontare la sua storia:  "Vuole che i giocatori lo capiscano meglio. Vuole raccontare la sua storia in modo che le persone possano capire chi è".

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