Brancaccio e le urla nell’inferno di Napoli: “Scarso! Fai doppio fallo, mi sono giocato la bolletta”
Una bolgia dantesca, che ha ricordato vagamente alcune partite di Coppa Davis giocate in Sudamerica quando il format della competizione era quello originale, con trasferte in stadi col fattore campo selvaggio: questo era lunedì scorso il centrale del Tennis Club Napoli, con una cospicua fetta di pubblico – non qualche sparuto spettatore – a fare un tifo feroce, contro ogni regola del tennis, sport silenzioso e dei ‘gesti bianchi' per eccellenza, a favore del francese Pierre-Hugues Herbert contro il giocatore di casa Raul Brancaccio. Difficile restare indifferenti di fronte ad immagini così orribili, che espongono in maniera impietosa il problema delle scommesse nel tennis, con annesse pressioni e minacce ai giocatori e alle loro famiglie quando gli esiti delle partite non assecondano le puntate. " È stato un inferno, non esagero – dice oggi Brancaccio – mi urlavano di perdere il punto perché avevano giocato le bollette".
Il tennis e il problema delle scommesse
Il torneo di Napoli è un challenger, dunque non fa parte del circuito di prima fascia dell'ATP, ma non si pensi che per questo gli scommettitori non ci puntino sopra. Anzi le giocate sui tornei minori (anche i meno competitivi ITF) sono spesso molto forti, perché ci si muove in un sottobosco meno monitorato e i ‘courtside players', ovvero persone che sono presenti fisicamente sulle tribune, possono avere il vantaggio anche di qualche secondo sui live betting dei vari bookmakers. Il che fa tutta la differenza del mondo, visto che si può giocare live non solo sull'esito finale del match, ma anche sui singoli punti.
Cosa è successo a Napoli nel match tra Brancaccio e Herbert
Brancaccio è capitato al posto sbagliato nel momento sbagliato: il grosso delle puntate prima del match era su Herbert, favorito della vigilia per classifica e quote nel match di primo turno a Napoli, o più probabilmente i presenti avevano scommesso pesantemente in live sulla rimonta dell'esperto francese, che aveva perso il primo set 6-3 ed era sotto 5-4 nel secondo. A quel punto, con Herbert al servizio, Brancaccio ha avuto ben 7 match point, tutti annullati dal suo avversario tra i boati e le urla selvagge del pubblico. Tutto reso ancora più surreale e amaro dal fatto che il 26enne Raul giocava in casa, essendo di Torre del Greco.
Herbert ha tenuto miracolosamente il servizio e dal 5-5 Brancaccio non ha vinto più un game, crollando 7-5/6-0. Troppo grande il dolore, troppo grande la vergogna, termine usato dall'attuale numero 321 al mondo (è stato 121 a febbraio dell'anno scorso) nel post affranto con cui si è sfogato il giorno dopo su Instagram.
Il racconto del tennista campano: il messaggio di Sinner
Oggi Raul racconta cosa è accaduto in un giorno da dimenticare per lo sport, l'amarezza è ancora grande: "Sono l'unico campano nel ranking del tennis e giocare a Napoli era un mio obiettivo, ci tenevo in maniera particolare. Ho ricevuto la wild card e tutto sembrava procedere bene, il primo set point vinto tranquillamente, poi la sfortuna con 7 match point buttati al vento, alcune palle fuori di poco e altre finite in rete".
È lì che Brancaccio ha toccato con mano quanto in basso si possa scendere per il demone del gioco, vista la bolgia in cui si è giocato quel game decisivo. Ma le cose non sono state diverse quando a servire era lui: "Mi urlavano ‘fai doppio fallo, sei scarso, mi sono giocato il punto per la bolletta'. Ho cercato di non dare peso a queste cose, ma ti fermi a pensare e diventa tosta, soprattutto perché è capitato nella mia città e non mi aspettavo di certo una cosa del genere. Davvero vergognoso, anche in altri tornei è accaduta la stessa cosa ad altri miei colleghi. Minacce e insulti non dovrebbero far parte di questo sport che prima non era nemmeno sfiorato da tali atteggiamenti. Ora c'è una deriva legata alle scommesse".
Il tennista partenopeo ha ricevuto la solidarietà di tanti colleghi, anche di Jannik Sinner, che questa settimana è impegnato a Miami, dove ha raggiunto la semifinale: "Mi ha scritto un messaggio in privato – dice al Corriere del Mezzogiorno – e anche Vavassori sui social ha espresso la sua vergogna per quando accaduto. Così come Matteo Berrettini e tanti altri mi sono stati vicini e mi hanno spronato ad andare avanti. L'ATP comunque deve intervenire perché non è possibile che accadano queste cose: noi tennisti vogliamo che il nostro sport sia corretto e senza un tifo becero. Se tornerò di nuovo a Napoli? Certo che ci tornerò, da napoletano non potrei farne a meno. È un torneo bellissimo a cui tenevo tanto, ma purtroppo è finito nella maniera più assurda per me. Ma non gliela do vinta: se mi insulteranno o tiferanno contro di me ancora ne uscirò più forte di prima".