Boris Becker è nei guai, rischia una condanna di 7 anni per bancarotta fraudolenta
Fino a sette anni di carcere. Boris Becker rischia la condanna per bancarotta fraudolenta, si difende e nega ogni accusa. Ma dovrà confidare nell'abilità dialettica e professionale dei suoi legali per evitare di finire dietro le sbarre dopo aver già ricevuto come una mazzata tra capo e collo la sentenza di fallimento. È stata pronunciata a giugno 2017 presso l'Alta Corte di Londra per un debito insoluto di circa 60 milioni di euro contratto con Arbuthnot Latham – Private & Commercial Banking. Ai sensi dell'ordinanza e dell'Insolvency Act avrebbe dovuto divulgare in maniera dettagliata tutte le attività e i beni del suo patrimonio. Non solo non lo avrebbe fatto ma – secondo la relazione del pubblico ministero, Rebecca Chalkley, presso la Southwark Crown Court – li avrebbe occultati agendo "in maniera disonesta".
Medaglie, premi, trofei – tra cui il titolo conquistato a Wimbledon nel 1985 e i riconoscimenti per i successi agli Australian Open nel 1991 e nel 1996 – per un valore superiore a 1.5 milioni di euro. Eccezion fatta per quelli già messi all'asta del 2019, nella lista delle voci scomparse ci sarebbero anche immobili, azioni, il ricavato (oltre 1 milione di euro) della vendita di una concessionaria di automobili Mercedes in Germania, ingenti somme di denaro trasferite su altri conti riconducibili alla sua famiglia. Tutto nascosto per evitare che fossero conteggiati dal curatore per essere utilizzati a copertura parziale dei crediti documentati dalla banca e rimasti inevasi per i mancati pagamenti da parte dell'ex campione di tennis tedesco.
Tre settimane, tanto dovrebbe durare il processo a suo carico. Becker, oggi 54enne, continua a negare tutto ma i dettagli portati alla luce dal pubblico ministero a corredo della relazione in aula tracciano i contorni della fine ingloriosa di un talento esploso in fretta, divenuto uno dei più forti al mondo. Arrivato così in alto da provocare un tonfo fragoroso quando è stato travolto dalle difficoltà economiche e dai procedimenti aperti a suo carico. L'ex stella avrebbe utilizzato il suo conto aziendale come una sorta di "salvadanaio" per pagare di tutto, dalle spese scolastiche dei figli fino a concedersi vacanze costosi, shopping di lusso.
Durante la sua carriera "bum bum Boris" ha messo in bacheca 49 titoli e conquistato oltre 20 milioni di euro di premi in denaro. È cominciato tutto nel 1985 quando, a 17 anni, incantò Wimbledon con il suo gioco e piegò in quattro setto (6-3, 6-7, 7-6, 6-4) l'americano Kevin Curren. Divenne il più giovane vincitore nel singolo di un torneo storico e prestigioso come quello inglese. Ma oggi quella gloria ottenuta sui campi è finita nel cono d'ombra dei guai finanziari. E non è la prima volta che v'inciampa: nel 2002 la giustizia tedesca lo condannò a 2 anni di reclusione (con sospensione della pena) e al pagamento di un'ammenda di 500 mila euro per evasione fiscale.