Boris Becker condannato a 2 anni e 6 mesi di carcere per bancarotta fraudolenta
La sentenza di condanna definitiva per bancarotta fraudolenta è stata inesorabile, Boris Becker attendeva solo di conoscere l'entità della pena: 2 anni e 6 mesi di carcere (rischiava fino a sette anni). Almeno metà della pena la sconterà in prigione, la parte restante in libertà vigilata in caso di buona condotta. L'ex campione di tennis, oggi 54enne, talento sbocciato sul prato verde dell'All England Club, aveva ormai capito che per lui, dopo il verdetto dello scorso 8 aprile, non c'erano più margini per evitare il carcere. Negli ultimi giorni di libertà ha trascorso un po' di tempo con gli affetti più cari, lasciandosi fotografare abbracciato alla fidanzata attuale, Lilian de Carvalho Monteiro.
Nel giorno del verdetto "bum bum Boris" s'è presentato dinanzi ai giudici con un abito grigio scuro, una camicia colore azzurro polvere e un accessorio speciale, una cravatta a marchio Wimbledon. Quasi come a dire che è finito tutto in maniera ingloriosa laddove tutto era cominciato. Procedeva mano nella mano assieme alla compagna, i loro occhi si sono incontrati più volte in quei pochi metri percorsi dall'auto all'ingresso della Corte. All'esterno c'era una ressa di fotografi e reporter ad aspettarlo: sapeva che li avrebbe incontrati, li ha affrontati a testa alta, lo sguardo fisso dinanzi a sé sotto la chioma biondo cenere.
Per l'Alta Corte di Southwark il tedesco è colpevole d'aver nascosto ai creditori milioni di sterline del suo patrimonio e impegnato premi, trofei per coprire i debiti accumulati nel corso di una vita spericolata, tra spese di lusso, due divorzi e gli obblighi di mantenimento. Aveva continuato a vivere al di sopra delle proprie possibilità anche dopo il crac del 2017, sfruttando un'azienda a lui collegata. Il vizio non l'ha perso nemmeno dopo i guai nei quali era rimasto invischiato anche in Germania: nel 2002 gli furono inflitti 2 anni di reclusione (con sospensione della pena) e al pagamento di un'ammenda di 500 mila euro per evasione fiscale. Ha dissipato tutto, dal nome leggendario alla carriera prodigio, fino a mettere sotto chiave la vita e il futuro. Nella bacheca dei trionfi c'erano i cimeli più prestigiosi, a cominciare da quelli conquistati nello storico torneo inglese.
Tutti spariti, ha raccontato il tedesco. Non sa che fine hanno fatto. Agli inquirenti ha ribadito più volte la stessa versione dei fatti: li aveva persi. Ma non gli hanno creduto. Com'è possibile che siano misteriosamente scomparsi? Ecco perché per la giustizia britannica si tratta di dichiarazioni mendaci: ha mentito pur di evitare finissero sotto sequestro, come dimostrato anche da una serie di riscontri sui movimenti finanziari. E per questo ha infranto le leggi sull'insolvenza in vigore nel Regno Unito.
Becker aveva contratto debiti per circa 60 milioni di euro con l'istituto bancario Arbuthnot Latham. Soldi che non ha mai restituito, una voragine nella quale è stato risucchiato fino al fallimento maturato cinque anni fa. Ai sensi dell'Insolvency Act Becker aveva l'obbligo di rendere pubblico la lista di beni, asset per un ammontare complessivo di circa 3 milioni di euro, conti bancari, attività imprenditoriali e quant'altro facesse parte del suo patrimonio.
Un piccolo tesoro che – secondo la tesi dell'accusa – è stato in buona parte nascosto in maniera proditoria al curatore fallimentare. Una sorta di "nero" realizzato per provare a coprire i debiti contratti e a sfuggire alla legge. In questo limbo c'erano anche la Coppa conquistata a Wimbledon nel 1985 (l'anno in cui esplose il suo talento) e i trofei vinti agli Australian Open nel 1991 e nel 1996 oltre a somme di denaro versate (e certificate dal tracciamento bancario) alle ex consorti, Barbara e Lilly. Tutti celati al Fisco assieme a una porzione di proprietà immobiliari e altri interessi finanziari coltivati tra l'Inghilterra e la Germania.