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Bjorn Borg l’uomo che ha stravolto il tennis: dalla sua rivoluzione il gioco non è stato più lo stesso

Fino agli anni ’70 il serve and volley era il modo in cui si giocava a tennis, poi è arrivato Borg che ha stravolto totalmente regole e ha cambiato il modo di giocare. Lo svedese ha fatto la rivoluzione, Agassi l’ha completata. Nadal e Djokovic, ma pure Sinner devono a Borg il loro stile di gioco.
A cura di Alessio Morra
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Jannik Sinner è l'uomo del momento, lo è per tutto lo sport italiano e in particolare per il mondo del tennis, che si prepara, prima o dopo, al cambio al vertice.Sinner è numero 2 inizia aintravedere la prima posizione ATP e spera di realizzare il sorpasso a Djokovic. Per molti hanno un gioco simile, non è proprio così. Ma è certo che per chi ha una visione antica del tennis, che predilige chi ha il rovescio a una mano e i giocatori d'attacco, la maggior parte dei tennisti ha uno stile simile, questo stile è stato creato, di fatto, tanti anni fa, da Bjorn Borg, l'uomo che ha rivoluzionato il tennis.

Ogni sport ha la sua evoluzione. D'altronde nella vita niente è fermo, tutto è perennemente in movimento. Il tennis per anni è stato lo sport dei gesti bianchi, con la maggior parte dei giocatori con uno stile identico e con il serve and volley come must assoluto. Poi è arrivato Bjorn Borg e si è avuta la rivoluzione, anzi ce ne sono state due.

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Perché a quella tecnica si è abbinata pure quella estetica. Con la fascetta tra i capelli diventata un marchio di fabbrica dello svedese, che tra il 1974 e il 1981 ha vinto la bellezza di 11 titoli Slam, e in assoluto ha conquistato 66 tornei. Unico in tante cose, anche nel ritiro, decise di lasciare quando aveva appena 27 anni. Dieci anni dopo ci provò, ma è meglio lasciar perdere.

Borg ha fatto la rivoluzione, cambiando l'idea di gioco canonica. Prima c'era solo un piano fisso, bisognava attaccare. Invece Borg ha vinto Wimbledon giocando da fondo, e andando molto poco a rete, rispetto a chi lo faceva ad ogni punto. Memorabile la partita con John McEnroe, una finale che fece epoca, quella del 1980. Freddo, glaciale in campo, senza nemmeno sorriso, capace di giocare ore e ore senza sbagliare mai con il rovescio a due mani, che faceva venire brividi e pruriti ai puristi.

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Sei Roland Garros (in sette anni, in mezzo quello vinto da Panatta che lo batté sul suo cammino), e cinque Wimbledon. Naturalmente numero 1 del mondo, diede vita a una rivalità feroce con John McEnroe, del quale divenne poi amico, e vinse la Coppa Davis con la Svezia, che fino a quel momento mai si era affacciata ai vertici dello sport. Al di là dei freddi numeri Borg ha fatto la storia del tennis perché ha cambiato questo sport.

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Da fondo, certamente, c'era già chi ci giocava, ma con mezzi scarsi e con risultati non eccezionali, soprattutto al di fuori della terra rossa, perché gli ‘arrotini' erano all'ordine del giorno agli Internazionali d'Italia di Roma come al Roland Garros. Borg ha tracciato il solco che hanno trovato Lendl e Wilander, maestri del rosso ma fortissimi anche sul duro, e l'evoluzione di quel tipo di gioco è stata ulteriormente modificata da André Agassi, definito ai tempi un contrattaccante. Cioè un attaccante da fondo.

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Agassi diede vita alla rivalità con Sampras, come fu quella tra Borg e McEnroe. Il confronto di stili è stato il centro anche della rivalità tra Nadal e Federer. E pure Rafa è un adepto di Borg. Tutti nella stessa discendenza. Questo vale pure per Djokovic e per Sinner, che devono all'evoluzione del gioco prodotta dallo svedese il loro stile e la loro tipologia di gioco, che è andata poi a soppiantare il serve and volley, che prima era canonico o era rappresenta i gesti bianchi.

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Ma se la rivoluzione è stata compiuta il merito è tutto di Borg, che oggi a 67 anni fa il capitano dell'Europa nel Laver Cup e di tanto in tanto si vede ai tornei, in particolare al Roland Garros o a Wimbledon, dove appare sempre eleganti e glaciale come quando giocava tanti anni fa.

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