Bertolucci conosce il vero problema di Berrettini: “Chi parla di Melissa Satta mi dà fastidio”
Wimbledon è alle porte e allora quale migliore occasione per parlare del momento del tennis maschile italiano? Ai microfoni di Fanpage.it è intervenuto Paolo Bertolucci, punto di riferimento dello sport azzurro ed eccellenza tutta nostrana. "Braccio d’oro" ha scritto pagine memorabili della storia tennistica azzurra, togliendosi la soddisfazione di vincere in carriera 6 titoli in singolare e 12 di doppio, e di raggiungere anche la 12a posizione del ranking ATP.
Unico giocatore italiano ad aver vinto tre tornei sulla terra rossa in una singola stagione e tre edizioni consecutive dello stesso torneo (Firenze) ha messo la sua firma anche sulla storica Coppa Davis del 1976 collezionando poi tre medaglie d’argento. Una vita dedicata alla racchetta per Bertolucci che ha ricoperto il ruolo di capitano del team italiano di Coppa Davis sfiorando il trionfo nel 1998.
Da anni è commentatore Sky per il tennis, molto stimato per il suo stile, mix di competenza e sagacia. Con lui abbiamo chiacchierato sui protagonisti attuali del nostro tennis, ma anche della passione per il Milan e dell'amicizia con Adriano Panatta.
Bertolucci, ma Sinner sta vivendo davvero un periodo di involuzione? Ha rivelato di aver perso il sorriso.
"Sinner non è che abbia mai riso più di tanto (scherza, ndr), ma d’altronde il sorriso viene quando vinci le partite. Quando invece ci sono degli intoppi e perdi, dentro sei cupo e non c’è nulla da fare. Ti vengono diversi dubbi in testa e cominci a pensare a cosa hai sbagliato. Questo ti porta ad avere un rendimento inferiore".
Può avere influito anche il fatto di non riuscire a fare un ulteriore step, magari anche i paragoni con Alcaraz?
"Alcaraz è un fenomeno, quindi se uno si paragona ad Alcaraz è come se uno gioca a calcio e fa paragoni con Maradona. Non facciamone con Federer, Nadal, Alcaraz perché sennò veramente siamo dei poveri illusi. Sinner è un top 10, che con l’esperienza sono sicuro che salirà ancora. Mentre per passare dal numero 80 al numero 70 basta vincere una partita in un buon torneo, quando sei numero 8, 6 o 5 per salire di un solo posto devi vincere minimo un Masters 1000 sperando che l’altro perda subito. La differenza che c’è tra Sinner e Alcaraz è uno Slam e due Masters 1000, parliamo di 4mila punti. È abissale. La gente pensa che basti vincere due partite per passare da 8 a 1, ma è come scalare l'Everest".
La sua scelta di puntare soprattutto sulle Finals di Torino può essere limitante?
"Uno si pone degli obiettivi, è ovvio che devi alzare l’asticella in continuazione. Poi però man mano che si va avanti è inutile parlare di Torino, punti alla mano, perché diventa difficile. Bisogna farne tutte le settimane. Ci è andato due anni fa e può tornarci, ma deve iniziare a mettere in cascina qualcosa perché da Montecarlo in poi ne ha presi pochi di punti. Ha perso da giocatori inferiori, cosa che prima non accadeva mai. E questo porta a farsi sentire sorpassato e chiedersi ‘ma come mai prima li battevo e oggi ci perdo? Vado indietro invece di andare avanti?'. Questi sono dubbi che un top 10 riesce tranquillamente a domare. Per questi impulsi negativi ha bisogno di vincere una partita, anche sporca, fortunosa e particolare che possa accendere la scintilla".
La sensazione è che ultimamente il suo gioco sia un po' piatto, fondato solo sul ‘bum bum' da fondo
"Ultimamente c’è poco ‘bum bum', la palla cammina meno. Lui prima aveva molto pressing. Essendo però lui un piccolo computer, questo fatto che ha imparato ma non ancora automatizzato certe soluzioni come la palla corta, lo schiaffo al volo o la discesa a rete, fa accendere una sirena in testa. Quando arriva l'errore è come se si dicesse ‘oddio cosa sto facendo'. Il braccio va meno rispetto a prima, per paura, e infatti ora sbaglia di rovescio colpi che prima non sbagliava".
Forse sia a lui che a Musetti manca un po' di quella ‘cazzimma' che abbiamo visto recentemente ad esempio in Rune?
"Musetti a volte come tipo di gioco ripete quello di quando giocava da juniores. Da questo punto di vista la presenza in campo non è che la dimostri perché urli, perché spacchi racchette. Si fa in mille modi. In questo sport manca il contatto fisico, quindi contano gli sguardi, contano gli atteggiamenti: quando protestare con l’arbitro, quando chiedere di andare in bagno. Sono piccole cose che ti fanno giocatore completo e maturo".
A proposito di gioventù e atteggiamento, i crampi di Alcaraz contro Djokovic sono diventati oggetto di discussione, con tante critiche al ragazzo spagnolo.
"Il ragazzo con i crampi è numero uno del mondo. A chi critica direi: ‘tu che ca**o fai nella vita e che ca**o ne sai se stavi a Reggio Calabria o Bolzano e dici pare, sembra, deduco…'. È assurdo. Mi rifiuto di pensare che abbia sbagliato alimentazione. La partita è iniziata in orario e quindi non ci sono stati problemi di questo tipo. È stata sicuramente la tensione del match, l’impegno gravoso. Può accadere, sono convinto che la prossima volta, appena sentirà determinate cose, provvederà. Questa volta è andato avanti, ci ha giocato su qualche game e dopo è stato troppo tardi. Ci sta alla sua età. Stando a casa è difficile che ti vengano i crampi sul divano".
Capitolo Berrettini. Sembra entrato in un tunnel, ma un risultato positivo può far svoltare la stagione?
"Il risultato positivo arriva se sei a posto. Puoi vincere all’Enalotto, ma nel tennis è impossibile se non sei al top. Lui ha questo problema degli addominali poco forti e tendenzialmente è portato ad avere questi infortuni. Il suo è un tennis molto strappato con il servizio e il dritto, poco accompagnato. Quindi questi scatti continui, accelerazioni dure e rigide, non gli fanno bene. Il problema poi è che questi muscoli li usi sempre: quando dormi la notte, quando scendi dalla macchina".
Lo aspettavamo tutti con ansia sull'erba.
"Sono sicuro che lui abbia provato a velocizzare il rientro in vista dell’erba. Ma se c’è una superficie che non ti perdona è proprio quella. Se non sei a posto, tutte le magagne vengono fuori. Ho visto che a Londra si sta allenando, sta provando. Ma non so, tre colpi da fermo non vogliono dire niente. Bisogna vedere quando spinge al massimo. Comunque è fermo da tre mesi e tutto quello che avverrà, se mai dovesse giocare, sarà un miracolo".
Il suo crollo è legato solo al problema fisico? Le critiche e il gossip non aiutano.
"Non è un crollo, è un problema fisico. Se poi la gente ci vuole mettere in mezzo altre cose… Se stava con Francamaria Fraschetti (nome immaginario, ndr) non gliene fregava niente a nessuno. Siccome sta con una ragazza famosa, allora la colpa è quella. Come se gli altri tennisti non avessero rapporti con altre donne. Mi danno un tale fastidio ste cose, non le sopporto. Da una parte c’è l’invidia, ma poi io dico: fatevi i ca**i vostri".
Anche nel tennis inizia ad esserci accanimento e troppa ingerenza nella vita privata degli atleti.
"È assurdo, ognuno di noi s’innamora nella sua vita della persona giusta o di quella sbagliata. Lui gioca per se stesso, se vince guadagna e bene, se perde paga lui. Non deve rendere conto a nessuno. Se la sera va a letto e fa le cinque della mattina, si ubriaca, fuma e non vince sono affari suoi. E invece la gente se la prende. Io vengo a casa tua a dire quello che devi fare forse? Questi qui sono gli stessi che vogliono insegnare ai fondi che gestiscono migliaia di miliardi nel mondo come amministrare una società di calcio".
A questo proposito, il tennis sta vivendo una deriva calcistica?
"Per forza, hai tre giocatori – se Berrettini fosse a posto – nei primi 15 del mondo, è ovvio che la gente si avvicini al tennis. In Spagna quando Alcaraz ha perso a Roma gli avranno rotto le scatole: ‘con chi ha perso, con Tatarusanu?'. Ci dobbiamo accontentare di quello che abbiamo, essere orgogliosi e contenti di avere giocatori di alto livello. Si gioca tutte le settimane e ci sono su e giù continui. Non bisogna fare paragoni con fenomeni che per 15 anni hanno dominato il mondo, gli esseri umani vivono momenti diversi. Bisogna star loro vicino e accettare le sconfitte. Nessuno è infallibile o imbattibile".
Restando in tema calcio: scottato dall'addio di Maldini al Milan?
"Dispiace moltissimo perché Maldini è stato uno dei più grandi campioni della storia del calcio, poi è un amico. Lui e Massara hanno ridato dignità al Milan in un momento terribile. L’hanno ripreso dalle ceneri e vinto un campionato raggiungendo una semifinale di Champions: se qualcuno l’avesse pronosticato per tempo, l’avrebbero rinchiuso al manicomio. Poi naturalmente non basta, perché ci vuole sempre di più, quindi dispiace moltissimo".
Cardinale ha preso in mano la situazione con decisione.
"Capisco che il nuovo proprietario quando arriva decida, perché i soldi sono i suoi. Berlusconi fece fuori Rivera, me lo ricordo bene, e tutti pensarono ‘questo è scemo'. Poi ha fatto quello che ha fatto. Io aspetto che inizi il campionato per vedere quello che mettono su. Come se gli altri avessero comprato dei fenomeni. Siamo tutti senza una lira e poi c’è l’esempio del Napoli dell’anno scorso: ha venduto i migliori giocatori che aveva, ha preso quattro sconosciuti e ha vinto il campionato con 20 punti di vantaggio. Ma non bastano queste lezioni".
Si torna al discorso sui social dove tutti pensano di sapere tutto.
"La gente ha una cattiveria addosso, una frustrazione… Si sono dimenticati che fino a qualche mese fa i #MaldiniOut e le critiche per la campagna acquisti si sprecavano. Poi lo mandano via e cambia tutto. Sono bandierine che vanno dove va il vento. Il benzinaio sotto casa che vuole spiegare gli affari a De Laurentiis, ai fondi arabi o alla proprietà del Milan che a suo dire non capiscono un ca**o".
Sui social però con Adriano Panatta vi divertite quasi come quando eravate in campo.
"Con Adriano ci siamo sempre divertiti. Il rapporto è rimasto lo stesso, non è mai cambiato, anche se ci sentiamo una volta ogni cinque mesi o ci vediamo due volte all’anno. Però non cambia nulla, io di lui posso dire qualsiasi cosa e lui di me, il bello è quello: che ci possiamo prendere in giro in continuazione. La gente che viene a cena con noi si diverte senza invidia, senza cattiveria".