Berrettini racconta l’antidoping: “Mentre fai pipì stanno lì a guardare per essere sicuri sia tua”

In occasione del suo intervento nel podcast Tintoria, Matteo Berrettini ha parlato di quello che accade nel circuito in occasione dei controlli anti-doping. Il tennista italiano, intervenuto ai microfoni di Daniele Tinti e Stefano Rapone, si è soffermato su quanto è complicata la procedura per i giocatori. Questi ultimi oltre ad essere costretti a farsi trovare sempre pronti, in qualunque posto del mondo o quasi, devono anche fare i conti con situazioni tutt'altro che comode.
Berrettini racconta i controlli anti-doping nel tennis
Tra il serio e il faceto, Berrettini ha spiegato che è necessario per lui e per i suoi colleghi dare indicazioni precise sul posto in cui ci si trova per sottoporsi ai controlli: "Capita molto spesso, funziona sempre a sorpresa ma è "in competition o out competition". Nel primo caso sono solo urine, nel secondo sono urine e sangue. Abbiamo un app in cui dobbiamo dire sempre fondamentalmente dove dormiamo. È un po' complicato devi dare uno slot di un'ora in tutto il giorno e tu sai che comunque per esempio alle 6:00 di mattina sarai a casa o comunque nell'hotel o comunque dove ti fai trovare".
Insomma massima attenzione per i giocatori che devono farsi trovare sempre pronti con buona pace della privacy: "È quindi tutte le sere prima di andare a dormire devo controllare se ho messo l'indirizzo giusto e loro poi potenzialmente tutte le mattine vengono e ti dicono ‘Ok c'è da fare il test'. Quindi loro sanno tutti i ca..i miei praticamente cioè dove sto, dove dormo. Loro non sanno chi è la ragazza che è con me, ma sanno dove dormirò. È un po' un peso, una roba un po' stressante".
Le vacanze particolari di Berrettini e dei suoi colleghi
Questo significa che anche nel caso di vacanze, bisogna garantire delle location sicure. Un condizionamento importante: "Ci deve essere una sorta di hotel lì vicino se per esempio dici di dormire in tenda… Quest'estate sono stato in Grecia ed eravamo su delle isole un po' sperdute con un una barca e dovevo segnalare il molo che però magari se dormi in rada è complicato. Quindi tenevo il telefono perché poi ti possono chiamare… però magari la connessione in barca. Una rottura di ca..o? Un po' tanto".
Dietro tutto c'è la WADA, ovvero l'agenzia mondiale anti-doping che poi collabora con tutte le federazioni "locali": "C'è una federazione internazionale che si chiama Wada che è la proprietaria di questa app e tutte le Federazioni, quindi quella italiana, quella tedesca se giochi in Germania, quella australiana se vai a giocare in Australia, possono entrare in questa app e e vedere tu dove sei. Quindi possono testarti appoggiandosi a questa app".
La procedura anti-doping e l'urina davanti agli ufficiali
E la procedura è particolare, anche perché bisogna garantire l'autenticità del test. Berrettini infatti ha raccontato: "Spesso vengono in due perché uno tiene e l'altro buca al braccio. C'è un dettaglio da non sottovalutare: loro ti devono guardare mentre la fai. Se ce la faccio a farla così? Non posso stare tre ore e quindi ad un certo punto chiudo gli occhi e vado. Questo perché in passato le persone dopate avevano dei trabiccoli con dei peni finti, delle protesi e versavano la pipì di un altro, pulita. L'avevano nei pantaloni e per questo loro ora si assicurano bene. I pantaloni giù fino alle caviglie, immaginatevi questo in Cina, appena arrivato dopo tante ore di jet lag".
La disavventura in Cina di Berrettini
E l'imprevisto è sempre dietro l'angolo con Berrettini che ha raccontato un aneddoto: "Questo è bello da raccontare. Arrivo a Pechino con 8 ore di fuso orario: le 7 di mattina di Pechino sono tipo l'una di notte dell'Europa. Vengono questi due cinesi che cominciano a parlarmi a 6000, e io non capisco nulla ero completamente frastornato. Faccio quello che faccio e metto questo bicchierino sul sul gabinetto dove c'è il tasto per schiacciare. Cosa succede? Un po' per il buio un po' per il mio rincoglionimento non vedo che questo gabinetto è un po' diciamo curvo: ne faccio tanta e cosa disgustosa, questo bicchiere mi cade completamente per terra. Questo cinese impazzisce e comincia a urlare in cinese non so cosa. Fortunatamente io ne avevo talmente tanta che l'ho rifatta. Cioè è stata una botta di fortuna, perché alcune volte arrivi proprio al limite perché magari sei disidratato…".

Guai a correre rischi però, vedi il caso Ymer squalificato dopo aver saltato tre test anti-doping: "Se non ti fai trovare c'è un warning e a tre warning sei squalificato per un anno e mezzo. Una volta mi capitò che mi chiamarono ed erano a Monte-Carlo, mentre io ero a Berlino e ho avuto un warning, che dura poi un anno. Dopo un anno solare si azzerano. Ho già fatto 4 test, durante l'anno ne farò una trentina. Ogni volta è un "ave maria"".