Berrettini racconta la crisi: “Ho sofferto e sono andato giù, certi giorni dovevano trascinarmi”

Matteo Berrettini in una conferenza stampa ha parlato del suo ritorno in campo, ormai imminente, e degli infortuni ormai alle spalle. Un’occasione anche per parlare di quanto accaduto negli ultimi mesi e della fine della relazione con Melissa Satta.
A cura di Marco Beltrami
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Matteo Berrettini a ruota libera in conferenza stampa. In un incontro online con i giornalisti il tennista italiano ha parlato del suo momento difficile legato ai tanti infortuni, ormai messo alle spalle, delle sue attuali condizioni e del suo ritorno orami imminente rispondendo anche ad una domanda di Fanpage. Un'occasione anche per ufficializzare la fine della relazione con Melissa Satta, e per dire la sua su Jannik Sinner.

Sorride nel presente Matteo che vede finalmente la luce: "Il rientro in campo è imminente. Mi sto allenando, sto molto bene, e forse mi sto concentrando come non mai. Sono stati mesi complicati, non sono riuscito a giocare a tennis e competere. Sono arrivato vicino, ma mai senza giocare veramente. Ho sofferto parecchio. Ho accettato meno questa cosa e non riuscivo a spiegarmelo, non riuscivo a sentirmi giocatore e a sentire la competizione. Momento difficile, ma per fortuna mi sento bene, mentalmente e fisicamente. Ho tanti stimoli e voglia di giocare, tornando nel tour per sentirmi di nuovo come giocatore. Sento una bella energia nell’aria e sto bene".

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E al suo fianco ci sarà il nuovo coach Roig: "Mi sto trovando molto bene con lui, ha un metodo in cui crede molto, che ha condiviso anche con Rafa. È un allenatore molto tecnico e stiamo lavorando anche su come colpire la palla e su come mettermi bene sia nella parte superiore che nella parte inferiore del corpo. Include a 365 gradi il mio tennis, mi dà tanti stimoli. Trovare quel nuovo stimolo è fondamentale. Mi sto trovando molto bene, grandissima energia".

In questo periodo buio è stato più difficile a livello mentale o fisico: "È sempre partito tutto dal corpo. Non sentendomi bene fisicamente, quello che è successo è che mi sono sentito stanco di dover superare questi problemi fisici e sono andato giu. Non ho trovato l’energia giusta, come se avessi esaurito quel serbatoio che mi ha fatto sempre tornare più forte. Non sapevo a cosa aggrapparmi. Le due cose vanno di pari passo. Ora anche gli acciacchi li sento meglio perché sto bene di testa anche".

Un'occasione per effettuare esami specifici, e capire cosa c'era dietro: "Mi hanno rigirato come un pedalino. Ho cercato di capire se ci fossero problemi alla base. Lo stress, che reca il tennis è unico a meno che non fai uno sport di combattimento. Ti porta ad uno stress alto. Fondamentalmente la cosa positiva è che non sono usciti grandi deficit, ma tante piccole cose come una scoliosi molto importante che ho da piccolo, ho la schiena a S, e che potrebbe essere la causa a livello posturale e incidere anche sugli infortuni che ho avuto. Mi sono ingegnato per capire cosa ci fosse dietro".

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Ma qual è stato in questi mesi il momento più bello? Quello che gli ha dato la carica giusta per ritornare in campo? In risposta a Fanpage, Berrettini ha spiegato: "L'affetto di tutte le persone che hanno tifato per me, e che mi seguono da sempre, non ha eguali. Poi l'amore dei miei amici, delle persone che mi stanno vicine mi ha aiutato tantissimo. Forse il momento più bello è stata la settimana di Wimbledon dell'anno scorso è stata speciale perché sono arrivato lì senza allenamento e solo la mia voglia di stare lì e di vivere quell'atmosfera mi ha fatto capire quanto ami questo sport. Mi ha fatto ricordare tutti i sacrifici fatti, e quello è stato il momento più bello per tornare in campo. Anche l'affetto durante la Coppa Davis nonostante non abbia giocato, mi sono sentito orgoglioso di quello che sono. Non è solo dritto e servizio ma anche la persona".

Dal momento più bello, a quello più nero che per Berrettini è stato agli US Open della scorsa annata con la separazione con l'ex coach Santopadre: "Il momento più difficile? L'infortunio agli US Open. Lì mi sono esaurito dal punto di vista energetico, era uno sforzo anche fare fisioterapia. Anche per andarci mi dovevano trascinare. Sono ripartito dalle basi, per capire perché gioco a tennis, perché voglio superare i miei limiti, e giorno per giorno, anche con le domande giuste abbiamo con Vincenzo (Santopadre, ndr) trovato la soluzione. Ma la decisione di non lavorare più insieme è stata perché ci siamo resi conto che avevamo bisogno di stimoli diversi, ci voleva un cambio di rotta non perché non andasse bene, ma perché ci sono dei momenti in cui bisogna sterzare. Ora rincorro il mio sogno di giocare a Roma dopo due anni che manco, e poi alzare al cielo un trofeo importante è il mio sogno. Ma bisogna ripartire dal basso con tanti tornei per ritrovare ritmo".

Inevitabile anche una domanda extra-campo sulla relazione con Melissa Satta, al capolinea: "Non stiamo più insieme con Melissa e sapevo che sarebbe uscita la domanda. Abbiamo avuto un rapporto bellissimo, intenso e abbiamo una grandissima stima. Non andrò oltre questo perché non mi piace andare sulla mia vita privata. Non è successo niente e posso solo ringraziarla per mesi bellissimi e intensi nonostante tutte le difficoltà del caso".

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Quando tornerà dunque in campo Matteo Berrettini? Appuntamento a Phoenix: "Credo di non aver perso comunque il livello che avevo al numero 6 del mondo. Ovviamente ci sono arrivato con 25 tornei giocati, e ora mi sento meno in forma. Ho il potenziale di arrivare a quel livello, ma ora mi interessa meno il ranking ma tornare ad essere competitivo e giocare con i migliori ad alto livello. Mi sentivo bene quando lo facevo. Il programma è di tornare a Phoenix, non giocherò a Indian Wells. Quindi Phoenix e Miami e poi la stagione sulla terra, mi sono preso queste settimane per tornare al meglio perché ragioniamo giorno per giorno e mi sento sempre meglio. Vogliamo tornare solo quando sono pronto".

E chissà che Matteo non si ritrovi ad affrontare il suo amico Jannik Sinner, per il quale ha bellissime parole: "Grande stima per Jannik, la prima volta che ho giocato con lui ho capito che era speciale. Da una parte mi stupisce dall'altra meno. Per vincere uno Slam ci vogliono tanti aspetti e lui sta facendo cose pazzesche, in questo momento siamo più uniti che mai e ci sentiamo spesso. Mi sta dando una grandissima mano. Ha fatto da effetto molla per me anche in Coppa Davis, mi sto mettendo sotto per questo e ci stimoliamo l'un l'altro. Sto cercando di prendere qualcosa da lui, da quello che fa, routine ecc. È un motivo d'orgoglio vedere un italiano che sta lì su ma anche di grande spinta perché mi fa venire voglia di salire anche a me". Se Sinner vorrebbe strappare il servizio a Berrettini, Matteo cosa gli toglierebbe? "La risposta, lui ha tantissime qualità ma a Malaga dal vivo mi ha impressionato".

Non ha rimpianti Berrettini per la sua carriera, e rifarebbe tutto: "Se mi guardo indietro sorrido. Tutto quello che ho fatto è tutta una vittoria, poi si può fare meglio però con i se e con i ma, non si va da nessuna parte. Mi sono sentito tante volte fiero per dove sono arrivato e se fosse successo altro forse oggi non sarei stato qui. Non cambierei nulla, perché sono felice di quello che sono e ho ottenuto. Nel 2024 non rincorrerò certamente un titolo del Grande Slam, poi se dovesse succedere firmerei col sangue. Direi che l'approccio sarà diverso, proverò ad arrivare in forma a Wimbledon che è il torneo a cui tengo di più.

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In questi mesi poi Berrettini ha potuto contare sull'affetto anche di tante celebrità dello sport. Matteo ha citato Paolo Maldini e il lottatore Alessio Sakara: "Sono circondato da tanti sportivi forti che mi vogliono bene. Uno di questi è stato Paolo Maldini e con lui abbiamo parlato molto, anche delle differenze tra gli sport e mi ha dato grandissima fiducia. Mi ha fatto capire che c’è tanto da dare e la carriera è lunga e che le emozioni si sentono poi anche allo stesso modo. Mi ha dato una grande mano. Ci vediamo poco, ma sono in contatto anche con Alessio Sakkara che ha subito tanti infortuni e la sua mentalità è stare dietro le difficoltà, perché in quei momenti vieni fuori il carattere e si capisce chi si è. Sentire esperienze di sport diversi è molto molto utile e capisci dinamiche diverse".

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