Berrettini in semifinale, è quasi incredulo: “Il telefono mi ha ricordato dov’ero 8 anni fa”
Cinque set. Una guerra di nervi estenuante contro Gael Monfils e le provocazioni del pubblico. C'è una frase che spiega bene dove Matteo Berrettini abbia trovato la forza tranquilla per resistere e battere (anche) il francese e accedere alla semifinale degli Australian Open. "Oggi il mio telefono mi ha ricordato che otto anni fa stavo guardando Ferrer-Berdych giocare alla Rod Laver Arena ed ero a casa mia – ha ammesso il romano. Oggi sono stato io a giocare i quarti di finale agli Australian Open. Questa cosa mi rende molto orgoglioso. E andrò in campo con l'occhio avvelenato".
Tutto vero anche se non gli sembra vero. Affronterà Rafa Nadal ancora una volta, lo farà consapevole che può farcela perché non è lo stesso di tre anni fa, perché ha imparato a dosare le emozioni, a trasformare la rabbia in energia, ad ascoltare il suo corpo, a cogliere l'attimo., a dare tutto "a costo di infortunarmi di nuovo".
Non mollare. Berrettini deve averlo ripetuto dentro di sé fino a raggiungere la trance agonistica che gli ha permesso di isolarsi da tutto. Niente gli avrebbe potuto fare del male, nulla lo avrebbe distratto/scalfito/disturbato. Lui, la palla, Monfils e il campo: null'altro aveva intorno a sé. Null'altro fissava se non le mosse del francese.
Un colpo alla volta. Uno scambio dopo l'altro fino a sfoderare lo slice di rovescio con il quale ha pietrificato l'avversario e ha strozzato i gridolini in gola ai mestatori che dalla tribuna gli urlavano di tutto oppure tossivano, parlottavano, mugugnavano a corredo del suo gioco. A loro ha risposto sul campo, con stile e con la forza dei nervi distesi. "A un certo punto mi sono sentito davvero stanco – ha aggiunto l'azzurro -. Per fortuna più passa il tempo e più mi ricarico ma ho avuto bisogno di andare un po' in folle, altrimenti al quinto set sarei morto".
Invece è risorto e ha fatto la storia alla sua maniera: scagliando la palla il più forte possibile, lottando su ogni palla come fosse quella decisiva, senza sosta, combattendo "al meglio che potevo". Aiutato dall'orgoglio e da una carica speciale: Berrettini ha trovato l'uno e l'altra quando, proprio nel momento in cui Monfils martellava, ha ricordato "quello che è successo a novembre, a quanto sono stato male". Aveva un conto aperto con se stesso, con la sorte che gli aveva già tirato un brutto scherzo. "Ho detto: cazzo… adesso ho la chance di lottare e lotto fino alla fine. E non m'importa se mi faccio male di nuovo".
Determinato, maturo, consapevole dei propri mezzi. Berrettini si presenta così al cospetto di Nadal, sulla carta più forte. "Sarà dura ma so di poterlo battere. Giocherò la mia yerza semifinale Slam, questo è il mio livello". Provaci ancora, Matteo.