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ATP Finals Torino 2024: news sul torneo di tennis

Assurdità contro Sinner, spunta la mentalità dei perdenti: Jannik accusato di non essersi ritirato

Quando Sinner giovedì sera si è toccato la schiena durante il secondo set del match contro Rune, più di qualcuno lo ha invitato a ritirarsi per non rischiare di infortunarsi gravemente e preservarsi in vista della semifinale che già era stata portata a casa. In questo modo avrebbe fatto anche fuori Djokovic. Un ragionamento da perdenti: Jannik è fatto di un’altra pasta. È un campione.
A cura di Paolo Fiorenza
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Jannik Sinner è in semifinale delle ATP Finals in corso a Torino: il campione azzurro, numero 4 al mondo, ha vinto tutti e tre gli incontri del suo girone, contro Tsitsipas, Djokovic e Rune, e adesso aspetta di conoscere il suo prossimo avversario, che sarà il secondo classificato dell'altro gruppo (ovvero uno tra Medvedev, Alcaraz o Zverev, a seconda dei risultati di oggi). L'ultimo successo di Sinner, ottenuto ieri sera contro Rune dopo due ore e mezza di grande battaglia, ha definito una volta per tutte – se mai ce ne fosse stato ancora bisogno – il livello del 22enne tennista altoatesino: non parliamo del punto di vista soltanto tecnico, ma di quello umano e sportivo, che è davvero di categoria superiore.

Tutta la voglia di vincere di Jannik Sinner nel match contro Rune
Tutta la voglia di vincere di Jannik Sinner nel match contro Rune

Jannik era arrivato alla sfida già qualificato, dopo che nel primo pomeriggio Hurkacz aveva tolto un set a Djokovic nel successo del serbo. E dunque quando la partita contro Rune si è incarognita nel secondo set e l'azzurro ha cominciato a toccarsi la schiena che evidentemente aveva qualche problema, più di qualcuno ha pensato – esternandolo in tempo reale anche sui social – che Sinner avrebbe fatto cosa opportuna e saggia a ritirarsi per non rischiare di infortunarsi gravemente e preservarsi in vista della semifinale.

Jannik Sinner si tocca la schiena nel secondo set contro Holger Rune: non ha mollato e ha vinto al terzo set
Jannik Sinner si tocca la schiena nel secondo set contro Holger Rune: non ha mollato e ha vinto al terzo set

Un invito diventato ancora più insistente quando Rune ha portato il match al terzo set, con l'ulteriore considerazione che così facendo Sinner avrebbe eliminato Novak Djokovic a favore proprio del danese, togliendo dal torneo il principale avversario per il successo finale, pur da lui già battuto. Secondo chi sosteneva questa tesi il ragionamento non faceva una piega, essendo la partita ininfluente ai fini della qualificazione alla semifinale già raggiunta, ma c'erano un paio di ‘dettagli' che Sinner ha posto chiaramente come stelle polari del suo interpretare l'attività di tennista: prima di tutto è uno sportivo e dunque dà tutto in campo senza pensare ad altre cose o speculazioni che non riguardino il cercare sempre di vincere.

E poi Jannik è un progetto di campione ed i campioni si forgiano proprio quando le condizioni diventano difficili, talora disperate: non è certo mollando al primo dolorino – o pensando a favorire questo o quello – che i vari Djokovic, Nadal e Federer hanno scritto la storia del tennis. Davanti ad un pubblico come quello di Torino – erano in migliaia a spingerlo alle sue spalle come da tempo non si vedeva per un atleta italiano – tutto avrebbe fatto Sinner tranne che mollare la compagnia e andarsene a recuperare in albergo.

No, i campioni non mollano, lo fanno i perdenti e chi – perdente come loro – gli suggerisce di farlo e poi ancora dopo la vittoria sostiene che Sinner avrebbe fatto bene a fare fuori Djokovic perdendo con Rune. No, i campioni stringono i denti, attingono a tutte le loro risorse più nascoste, vanno oltre i propri limiti. E più lo fanno, più saranno abituati a rifarlo, in un circolo virtuoso che non potrà che portarli lì dove meritano. In alto, molto in alto: nell'aria rarefatta in cui non sono in molti ad essersi guadagnati un posto. "Da oggi Sinner entra nel nostro club ristretto, quello composto da me, Valentino Rossi e Federica Pellegrini", ha sentenziato Alberto Tomba. E siamo solo all'inizio.

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