Andreeva ha una crisi di nervi al Roland Garros contro Paolini: pressione enorme sui suoi 17 anni
Ventiquattrore fa Mirra Andreeva danzava sorridente ai piedi delle scale, era felicissima per la qualificazione in semifinale al Roland Garros. Contro Jasmine Paolini ha perso tutto, cedendo il passo all'italiana che giocherà contro Iga Swiatek per il titolo. Il sogno adolescenziale che l'aveva spinta a ballare sulle note di Teenage Dream, per essere stata la più giovane tennista a spingersi così in avanti in uno Slam (non accadeva dal 1997), s'è dissolto e trasformato in un incubo.
La tennista russa non ce l'ha fatta, ha avuto un crollo emotivo nel secondo set (quando il conto dei game era 2-1 in favore dell'azzurra) e non si è più ripresa. Gli sguardi d'ammonimento e le parole che arrivavano dal suo box hanno ottenuto l'effetto contrario: invece di scuoterla, l'hanno mandata in confusione. Il giorno prima la 17enne di talento aveva scolpito nella storia il successo contro la numero due al mondo, Aryna Sabalenka. La sfida odierna s'è rivelata un peso ancora troppo grande da sopportare per le sue spalle.
L'immagine carica di sconforto l'accompagna fino ai titoli di coda di un confronto che ha assunto le proporzioni di una disfatta: 6-3, 6-1 fa male davvero, più ancora per com'è maturato. Quel punteggio è un ceffone all'autostima, un'umiliazione troppo forte. La consapevolezza di non essere all'altezza di un incontro del genere le è scoppiata dentro. Andreeva ne è uscita devastata per la fragilità che le ha giocato un brutto scherzo, rovinandole tutto.
Mirra ha la faccia di una che ha capito quando porta la mano sulla testa. Si asciuga il viso dal pianto che si mescola al sudore, sgrana gli occhi e scuote il capo per scaccia via le lacrime assieme a quel caos che le martella la testa. Sale dal profondo, è un baccano impossibile da silenziare e ne resta stordita. Scuote le spalle come a dire "va così, è finita" poi si dirige a capo chino verso la sua postazione. Fa tenerezza nel vederla così, ed è forse la cosa peggiore le potesse capitare. Andreeva ha prova a ricomporsi, a riordinare i pensieri. Ha tirato un sospiro profondo e s'è fatta coraggio. Ma non le sarebbe bastato tutto quello del mondo per venire a capo di una situazione che non ha saputo gestire.
Singhiozzava, era distrutta. Sul 3-1 la tennista è stata letteralmente sopraffatta dalle emozioni: l'argine s'era rotto, è stata letteralmente travolta. Ha lanciato un ultimo sguardo al coach che da lassù aveva già intuito tutto. La sua partita è finita in quel momento, quando ha smesso di lottare. Non ne aveva voglia, né animo per farlo. Il bellissimo sogno adolescenziale non è più suo, ma di Jasmine Paolini che di anni ne ha 28 e le ha dato una lezione (sportiva) di vita. "Sognate, è la cosa più importante", le parole dell'italiana. Non bisogna mai smettere di crederci anche se tutto intorno è buio. Si cresce anche così.