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Amnesty International spara a zero su Nadal, ambasciatore dell’Arabia: “Parli dei diritti umani”

Rafa Nadal è diventato ambasciatore dell’Arabia Saudita nel mondo del tennis: un contratto di sponsorizzazione ricchissimo. Per Amnesty International il campione spagnolo è solo l’ennesimo sportivo di altissimo livello usato dal governo saudita per ripulire la sua immagine: “Nadal parli piuttosto dei diritti umani”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Probabilmente Rafa Nadal lo aveva messo in preventivo, ma soppesando tra la quantità immane di denaro incassata e la ricaduta in termini di immagine negativa il 37enne campione spagnolo non ha avuto dubbi nello scegliere i soldi. Da un paio di giorni il maiorchino è il nuovo ambasciatore dell'Arabia Saudita nel mondo del tennis, un ruolo che gli ha attirato le critiche durissime di Amnesty International: "È solo l'ultimo capitolo dell'incessante operazione di ‘sportswashing' da parte dell'Arabia Saudita. Nadal piuttosto parli apertamente dei diritti umani".

Nadal ha dunque approfittato del nuovo stop per infortunio che lo ha costretto a saltare l'Australian Open per chiudere quello che probabilmente è l'accordo di sponsorizzazione più remunerativo della sua carriera, e parliamo di un atleta che ha legato il suo nome a marchi del livello più alto come Nike, Babolat, Kia Motors, Telefonica, Richard Mille, ricavandone complessivamente tra i 25 e i 30 milioni all'anno. "Un'icona sportiva. Incredibile dare il benvenuto a Rafael Nadal come nuovo ambasciatore del tennis saudita. Sviluppando giovani giocatori e accrescendo l'interesse per il tennis", recita il comunicato della Federtennis saudita.

La firma di Nadal segue nel campo del tennis l'organizzazione delle Next Gen Finals a Gedda lo scorso anno, mentre alla fine di questa stagione l'Arabia potrebbe prendersi anche le WTA Finals. Una campagna massiccia di propaganda che segue quella dell'ultimo anno e mezzo nel calcio, sulla scia dell'arrivo di Cristiano Ronaldo all'Al Nassr. E lo stesso Leo Messi, pur non giocando nel campionato saudita, è a sua volta ambasciatore del turismo locale, ugualmente in cambio di una cifra da mille e una notte, e con una clausola che gli impedisce di parlare della situazione dei diritti umani.

È probabile che la stessa clausola sia contenuta anche nel contratto di sponsorizzazione firmato da Nadal e dunque siano destinate a cadere nel vuoto le esortazioni a parlarne fatte da Peter Frankental, direttore degli affari economici di Amnesty International UK: "Il nuovo ruolo di Rafa Nadal è solo l'ultimo capitolo dell'incessante operazione di ‘sportswashing' da parte dell'Arabia Saudita – ha attaccato – Dal tennis al calcio, dal golf alla boxe, le autorità saudite hanno speso miliardi nei loro sforzi per riclassificare il Paese come una superpotenza sportiva e distogliere l'attenzione da uno spaventoso primato in termini di diritti umani".

"Sotto il governo di Mohammed bin Salman, le autorità saudite hanno incarcerato dozzine di attivisti pacifici, effettuato un numero record di esecuzioni e coperto sfacciatamente il macabro omicidio di Jamal Khashoggi. Come altre stelle dello sport che accettano lavori ben retribuiti in Arabia Saudita, esortiamo Nadal a parlare apertamente della situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, offrendo un importante messaggio di solidarietà verso i difensori dei diritti umani incarcerati nel Paese", ha concluso Franketal. Un appello destinato a restare inascoltato.

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