Alcaraz parla a nome di tutti, il tennis è in pericolo: “Ci stanno uccidendo”
Quando il gioco si fa duro e la situazione è disperata, allora è il momento di affidarsi a Carlos Alcaraz: questo ha pensato Bjorn Borg, capitano del Team Europe nella Laver Cup, quando sabato sera si è trovato con la sua squadra sotto 8-4 contro il Resto del Mondo. E allora domenica – nell'ultima giornata che assegnava tre punti a vittoria – ha deciso di schierare Alcaraz sia in singolare che in doppio, venendo premiato con due successi dello spagnolo, che unitamente a quello di Zverev hanno ribaltato il risultato della sfida, dando il successo finale per la quinta volta all'Europa da quando la prestigiosa esibizione è stata creata nel 2017 su iniziativa di Roger Federer. Alcaraz peraltro si è sfogato contro il calendario del tennis sempre più affollato di partite, con parole che hanno riecheggiato quelle dei calciatori, ugualmente preoccupati per la propria salute: "Ci stanno uccidendo", ha detto il 21enne di Murcia sabato dopo aver battuto Shelton.
Alcaraz come i calciatori: lancia l'allarme per le troppe partite messe in calendario
Alcaraz ha usato gli stessi toni già sentiti da calciatori di primissima fascia – che sono arrivati a minacciare uno sciopero – per criticare l'eccessivo affollamento del calendario, deciso a monte senza consultare i giocatori, che dovrebbero invece avere grande parte in capitolo, visto il loro ruolo da protagonisti nella questione. Le troppe partite "sono la mia unica paura, in qualche modo ci uccideranno", ha detto il numero 3 al mondo, parlando a nome anche dei colleghi e ipotizzando che in futuro le cose possano ulteriormente peggiorare da questo punto di vista: "Probabilmente, nei prossimi anni, ci saranno ancora più tornei obbligatori".
L'allarme lanciato da Alcaraz riguarda lo stesso tennis inteso come spettacolo che si pretende sia di alto livello, cosa che tuttavia ha bisogno che i migliori al mondo siano non solo presenti agli appuntamenti più importanti ma anche in salute e in buona forma: "A questo punto, molti bravi tennisti corrono il rischio di saltare i tornei a causa di infortuni – ha argomentato lo spagnolo, citando la sua prematura eliminazione dallo US Open per mano di van de Zandschulp, che aveva fatto seguito a quella ugualmente all'esordio a Cincinnati contro Monfils, dopo aver vinto Wimbledon ed essere arrivato in finale alle Olimpiadi, perdendola con Djokovic.
La confessione dello spagnolo: "A volte volevo restare a casa con la famiglia e non andare a quel torneo"
"A volte succede che non ho voglia di andare a giocare in un torneo. Non dovrei mentire, a volte mi sono sentito così. Non mi sono sentito per niente motivato. Il programma è molto serrato. Molti tornei… non tutti i giorni liberi che vorrei. Ho già sentito diverse volte che non volevo andare a quel torneo, volevo restare a casa con la mia famiglia e i miei amici", ha detto con sincerità Alcaraz da Berlino, dove ha giocato il suo quattordicesimo torneo dell'anno, con oltre 50 partite disputate. Quest'anno il programma maschile non dà molto respiro e nel 2025 sarà ancora peggio perché sette dei nove Masters 1000 saranno di due settimane.
Già Stefanos Tsitsipas si era espresso duramente su quest'ultima questione: "Aggiungendo più giorni, devi essere una specie di supereroe per essere costante per due settimane di fila. Tutto questo danneggia lo sport. Inizia con l'aspetto mentale e continua con quello fisico, provoca infortuni ai giocatori".