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ATP Masters 1000 Madrid di tennis

A Djokovic resta una cosa da fare, non può mentire a se stesso: “Sapevo che sarebbe successo”

La sconfitta contro Arnaldi è un boccone amaro da mandare giù per il serbo. “Cercare di vincere una partita o due è una sensazione completamente diversa da quella che ho provato in oltre 20 anni di tennis professionistico”.
A cura di Maurizio De Santis
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Novak Djokovic ha incassato la sconfitta e l'eliminazione dal Masters 1000 di Madrid con la classe del campione. Ha abbracciato Matteo Arnaldi, che è sembrato quasi scusarsi per averlo battuto tale era la soggezione nei confronti del serbo (suo idolo da bambino), ringraziato il pubblicato che gli ha tributato un lungo applauso poi ha lasciato che l'ingresso dello spogliatoio lo ingoiasse, solo con i suoi pensieri. Uno in particolare: la consapevolezza che, forse, gli resta ancora una cosa da fare. "Non sono sicuro se tornerò qui anche l'anno prossimo. O forse lo farò… ma non come giocatore", non pronuncia mai la parola ritiro ma dal modo in cui articolo il discorso sembra girarci intorno.

Una cosa è certa: andare avanti così, a singhiozzo, sperando non vada troppo male, che sia negli Slam oppure in altri tornei, non è prospettiva che gli può piacere. Il ko sulla terra rossa iberica è stato un brutto colpo, non può mentire a se stesso né nasconderlo. Pur volendo, non ce la farebbe perché quel che sente dentro di sé puoi leggerlo chiaramente nei suoi occhi. "Sto vivendo una condizione nuova per me – le parole del di Djokovic durante la conferenza stampa post-partita -. Cercare di vincere una partita o due è una sensazione completamente diversa da quella che ho provato in oltre 20 anni di tennis professionistico". Basta già questa frase per comprendere quale sia il suo stato d'animo. "Speravo di poter giocare una partita in più di quelle che ho giocato a Monte Carlo…", non c'è bisogno di aggiungere altro.

Gli spettatori lo hanno salutato con il rispetto che si deve a uno sportivo del suo calibro: non sarà più esplosivo e ingiocabile come un tempo ma quel che ha fatto resta scolpito nella storia del tennis. Sono due facce della stessa medaglia, qualunque gli capiti tra le mani gli provoca la stessa reazione. "È una specie di sfida mentale per me affrontare questo tipo di sensazioni in campo, soprattutto ora che esco di scena quasi subito dai tornei. Ma credo che questo è il cerchio della vita e della carriera (sorridendo). Alla fine sapevo che sarebbe successo".

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Quali prospettive può augurarsi per il futuro? Djokovic sorride, al punto in cui si trova sa di avere un orizzonte limitato. E che non può permettersi più di spingersi troppo oltre con lo sguardo. "Ovviamente i tornei del Grande Slam sono quelli più importanti per me – ha aggiunto -. Questo non vuol dire che non pensassi di non poter vincere qui, per esempio… certo che lo volevo. Ma è nei tornei del Grande Slam che voglio davvero giocare il miglior tennis. Non sono sicuro di riuscirci al Roland Garros, ma farò del mio meglio". Pensa di aver appena disputato la sua ultima partita a Madrid? La risposta ha il sapore di un commiato agrodolce. "Non so cosa dire, potrebbe essere… spero di no".

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