Sofia Goggia racconta la sceneggiatura segreta della medaglia: “A Cortina sono caduta apposta…”
No, non è un miracolo, come si era detto quanto tutto era buio e quel maledetto infortunio rimediato lo scorso 23 gennaio a Cortina sembrava aver messo fine alle speranze olimpiche di Sofia Goggia. La meravigliosa medaglia d'argento vinta in discesa libera a Pechino dalla 29enne bergamasca è piuttosto la definizione esatta di cosa significhi essere una campionessa: semplicemente spingersi laddove altri neanche ci proverebbero, in quel luogo dall'aria rarefatta che è per pochissimi, un posto dove sogni e realtà arrivano a coincidere.
Legamento crociato lesionato e perone fratturato, una diagnosi che avrebbe abbattuto chiunque ad una manciata di giorni dalle Olimpiadi: Sofia aveva due strade davanti a sé, mollare o dare tutto quello che aveva per farcela, col pericolo di infortunarsi ancora più gravemente. Adesso accarezza quell'argento come fosse oro e racconta come alla luce delle sue attuali condizioni quei 16 centesimi con cui la svizzera Suter l'ha battuta siano davvero nulla.
"Mi sarebbe piaciuto essere almeno all’80% – spiega la Goggia alla Gazzetta dello Sport – La situazione è migliorata giorno per giorno, ma non riuscivo a piegare le ginocchia e a fatica riuscivo a fare squat. La fiducia che ho sentito nella prima prova di discesa è stata però fuori dal comune, pensando all'incidente che avevo avuto a Cortina. Non sono in forma, non posso caricare, non riesco a muovermi come voglio ma so che quando metto gli scarponi sugli attacchi riesco a connettermi con i miei sci. Su una scala da 0 a 10, il mio stato di forma qui era 5 e mezzo. Certo, volevo l'oro, ma se mi avessero detto giorni fa che avrei preso un argento, avrei firmato. Sono felicissima. Il percorso per arrivate qui è stato duro, ma non ho mai avuto dubbi che ce l'avrei fatta".
Sarebbe bastato davvero un pizzico di condizione migliore, magari qualche altro giorno in più rispetto ai 23 che sono trascorsi dalla caduta nel supergigante di Cortina, per mettere le mani sull'oro, tale è la superiorità schiacciante della fuoriclasse azzurra nelle gare di velocità dello sci alpino. Adesso Sofia ci scherza su: "Sì, ho fatto la caduta a Cortina apposta – dice ridendo – volevo chiaramente questa suspence. Scherzo… C'era chi ci credeva, chi pensava fosse impossibile. Ringrazio entrambi i medici. Penso che siano stati anche minacciati dal loro albo perché hanno detto ‘voi siete pazzi a prendervi una responsabilità del genere'. Ma se la sono presa proprio perché sono io. A un altro avrebbero detto ‘guardatele da casa'. Si sono presi delle responsabilità allucinanti, ma ho preso le loro parole come se fossero il Vangelo. ‘Se loro dicono questo, allora è così'. Certo, c'è in tempo fisiologico del recupero da rispettare, ma mia voglia di essere qua e il crederci ha cambiato il percorso di guarigione delle mie cellule, io di questo sono convinta".
La bergamasca racconta poi la ‘partaccia' fattagli dal padre dopo la caduta nel superG di Cortina: "Dopo essere tornata da Milano mi ha fatto il cazziatone: ‘Perché tu vuoi sempre vincere e invece ti fai male prima degli eventi' L'ho mandato a quel paese. In quel superG ho cercato di controllarmi, non stavo andando giù come una forsennata. Mi fosse successo qualcosa in discesa allora capisco, invece in quel supergigante non avevo sbagliato una curva. E ho preso una cartella allucinante…". Qualcun altro adesso penserebbe a riposare per rigenerarsi nel fisico e nella mente dopo la grande rincorsa per partecipare alla Olimpiadi, ma si torna a quel discorso sull'essere campioni: "Ora vado a casa e poi riprendo il percorso perché c'è una Coppa del Mondo di discesa da vincere. Quella che mi ha battuto oggi è la seconda, quindi sarà meglio stare sul pezzo. Farò una settimana di atletica, conto di avere un po' di dolorini per un paio di mesi". Immensa Sofia, impossibile non essere d'accordo con te quando dice che "questo argento ha quasi il sapore di una medaglia di platino".