Sembrava impossibile perdere l’oro, ma resta paralizzato dalla paura: “Al traguardo ho solo pianto”
La storia dello sport è piena di gare dominate dall'inizio alla fine e poi buttate alle ortiche con crolli che la logica non può spiegare, figli della pressione schiacciante che può far diventare pesantissima una carabina e rimpicciolire un bersaglio fino a farlo sparire. La Russia a Pechino stava già festeggiando la medaglia d'oro alle Olimpiadi nella staffetta maschile 4 x 7,5 km di biathlon, visto che il quartetto formato da Khalili, Loginov, Tsvetkov e Latypov aveva scavato un vantaggio abissale sulla concorrenza nei primi 11 giri della gara, ovvero per tre frazioni e mezza, finché il 27enne Eduard Latypov non si è presentato all'ultimo poligono, dove ha incontrato faccia a faccia il nemico peggiore di uno sportivo: la paura.
Il possente biathleta russo, che era stato perfetto da terra nel giro precedente, doveva chiudere la gara con la sessione di tiri in piedi, potendo gestire un patrimonio di una quarantina di secondi sugli inseguitori, il francese Quentin Fillon Maillet, il norvegese Vetle Sjaastad Christiansen e il tedesco Benedikt Doll. In quel momento nulla, nulla, nulla lasciava presagire il disastro che si sarebbe verificato di lì a poco. Il russo si sarebbe potuto concedere anche il lusso di sbagliare più di una volta, ma non nella misura che gli ha completamente paralizzato il braccio.
Latypov ha commesso infatti ben 4 errori nell'ultimo poligono, di cui due poi coperti dalle tre ricariche a disposizione, dovendo quindi effettuare due giri di penalità, oltre al tempo perso per ricaricare la carabina. Nel frattempo al suo fianco il due volte oro a Pechino (individuale e inseguimento) Fillon Maillet commetteva a sua volta due errori coperti entrambi dalle ricariche, mentre Christiansen realizzava un 5 su 5 senza errori che lo faceva diventare l'eroe della Norvegia, uscendo per primo dal poligono e involandosi verso la vittoria.
Alle sue spalle la Francia si prendeva l'argento, mentre Latypov riusciva quantomeno ad acciuffare la medaglia di bronzo, lasciandosi alle spalle la Germania. Un finale incredibile, che vedeva poi il biathleta russo crollare in preda alla disperazione subito dopo il traguardo, consolato dai suoi compagni di squadra in uno di quei momenti che sono la cifra più pura e nobile dello sport. Ci vorrà davvero tempo per lui per elaborare il dispiacere.
"È chiaro che è molto triste, dopo che i miei compagni di squadra hanno fatto tutto al 100%, è un peccato – ha detto distrutto dopo la gara – Devi solo superarlo, alla fine abbiamo una medaglia e vale già molto. È bello che la squadra mi supporti, in questo momento è la cosa più preziosa, mi aiuta a eliminare i pensieri negativi. È stato chiaramente uno dei momenti più difficili che abbia mai vissuto. Dopo il traguardo ho solo pianto, non so come tenere tutto dentro di me. Trarrò delle conclusioni da tutto ciò e questa esperienza mi aiuterà a diventare più forte. Senza errori non diventerai un campione".
Poi una considerazione su come possano diventare tossici in circostanze simili i social network, dove i tifosi russi si sono scatenati contro Latypov: "Non andrò sui social, non ne ho voglia e non ho tempo per quello – ha detto il biathleta – poi le persone possono scrivere quello che vogliono. Grazie comunque a chi mi sostiene".