Mikaela Shiffrin raconta il suo dolore: “Ho una ferita nell’anima, rivivo il lutto ogni giorno”
27 anni li ha compiuti da poco Mikaela Shiffrin, che già adesso è una delle sciatrici più forti di sempre. L'americana ha vinto 4 volte la Coppa del Mondo, ha conquistato 74 successi in coppa, ma ha vinto anche due ori olimpici e sei ai Mondiali. Un'atleta straordinaria che però due anni fa ha vissuto un dramma, che ha rischiato di compromettere la sua carriera, e che sicuramente l'ha modificata. La morte del padre è stata una mazzata tremenda, e ancora adesso dopo così tanto tempo Shiffrin dice di soffrire ancora, e tantissimo. L'americana ha voluto raccontare la sua storia per cercare di dare una mano a chi è nella sua stessa situazione.
Febbraio 2020. Shiffrin è al comando della Coppa del Mondo, va per il poker, sta disputando le ultime gare europee, quando riceve una telefonata dagli Stati Uniti. Il papà è in ospedale, ed è in gravi condizioni. Lei molla tutto e torna a casa. Non è pronta per il peggio, non lo è nessuno, a nessuna età e in alcun momento. Mikaela torna a casa, veglia il papà, che poi purtroppo viene a mancare. La sua carriera devia. Non torna e Federica Brignone vince la Coppa del Mondo, chiusa in anticipo a causa della pandemia. Nella passata stagione l'americana fa una fatica enorme, ma riesce a ritornare. Quest'anno ha fallito alle Olimpiadi, ma è riuscita a vincere per la quarta volta la Coppa del Mondo.
E oltre un mese e mezzo dopo aver ottenuto il successo in una lettera inviata a ‘The Players Tribune' ha parlato del suo stato d'animo, ha raccontato quella che è la sua situazione, e ha aperto il cuore per cercare anche di aiutare chi vive lo stesso dolore in questo momento:
Il lutto non è lineare. È più come un labirinto. Alcuni giorni mi sento bene, altri è durissima come quando siamo entrati in ospedale dopo il nostro volo di 10 ore a casa e ho visto mio padre attaccato a un respiratore. È estremamente difficile rivivere questo dolore, ma la ragione per cui lo faccio è che forse può aiutare qualcun altro. Lo faccio perché qualcuno l’ha fatto per me. Un estraneo, a dire il vero. È come se avessi una ferita nell’anima. Non c’è una tabella di marcia. Non c’è riabilitazione. Alcuni giorni ti svegli e pensi: ‘Che senso ha?'”.
Shiffrin vola dall'Europa agli Stati Uniti, attraversa l'oceano sicuramente con tanta ansia e con il terrore che possa succedere qualcosa di irreparabile. Quando è arrivata il papà è ancora vivo, lei passa tutta la notte con lui e di quelle ore ricorda tutto e quei momenti non li dimenticherà mai:
Quella notte, tutti se ne andarono dalla stanza e io mi misi nel letto con lui e misi il suo braccio intorno a me. Rimasi lì così per nove ore, facendogli sapere che ero lì. Ho appoggiato la testa sul suo petto e potevo ancora sentire il suo cuore battere. So che mi ha sentito lì con lui. Lo so, lo so. Lo so, lo so. Tutto questo è ancora così crudo per me, ma conservo quel ricordo, perché almeno ho potuto dirgli addio.
Il papà della Shiffrin è mancato a febbraio 2020, otto mesi dopo quando la stagione stava per ripartire Mikaela non sapeva ancora se tornare, anche la madre parlò di lei in un'intervista e disse che la figlia non sapeva cosa fare nel suo futuro: "Quando se n’è andato, non volevo sciare. Non volevo mangiare. Non volevo nemmeno dormire. Avevo così paura dei sogni. Di solito, quando hai un incubo in cui è successo qualcosa di terribile, ti svegli in un sudore freddo e il tuo cuore sta correndo e lentamente realizzi: ‘Ok, era solo un incubo’. Non se n’è andato davvero. Nei miei sogni, lui era ancora qui. Quando mi svegliavo, mi rendevo lentamente conto che l’incubo era la realtà".
La strada per la risalita è stata molto complicata, Shiffrin ha ricordato i momenti che hanno preceduto la prima vittoria dopo la morte del papà, un momento complicatissimo che ha raccontato con franchezza: "Quando ho trovato la forza di risalire la montagna, è stata una battaglia per sentirmi bene, per non sentirmi in colpa per aver fatto la cosa che lui amava fare. Quando ho saputo che avevo la possibilità di vincere la mia prima gara dopo la sua morte, ho avuto un momento davvero surreale. Sapevo che se avessi fatto una buona gara, avrei vinto. Ma se avessi vinto, allora avrei vinto in una realtà in cui mio padre non era qui per viverla. E mi chiedevo: ‘voglio esistere in questa realtà?’ Quando ero al cancelletto, ho avuto questo ricordo molto intenso di lui. Non riuscivo a togliermelo dalla testa. Non volevo farlo. Normalmente, quando corro, cerco di bloccare tutto. Vincere è stato così agrodolce e così difficile, se devo essere onesta".