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Mazzata sulle Olimpiadi: la piccola dea russa Kamila Valieva nella tempesta del doping

La 15enne campionessa russa di pattinaggio artistico, medaglia d’oro nel team event alle Olimpiadi e attesissima nel concorso individuale, sarebbe risultata positiva alla trimetazidina, sostanza che serve per curare il cuore e che dal 2015 è inserita nell’elenco del Codice mondiale antidoping come stimolante vietato.
A cura di Paolo Fiorenza
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Russia e doping, ci risiamo. Non c'è ancora niente di ufficiale, ma il balletto delle indiscrezioni – adesso confermate anche da un quotidiano russo – porta a identificare in Kamila Valieva, 15enne fenomeno del pattinaggio artistico, il motivo di quanto accaduto ieri, quando con grande sorpresa di tutti è andata deserta la premiazione del team event alle Olimpiadi invernali di Pechino. Sul gradino più alto del podio dovevano salire atleti ed atlete russe, che gareggiano come ROC, ovvero Comitato Olimpico Russo, a causa della sospensione di tutte le Nazionali proprio per doping fino a quasi tutto il 2022, mentre argento e bronzo erano da consegnare a Stati Uniti e Giappone.

Ma nulla di tutto questo è andato in scena, col CIO che ha fatto sapere che il ritardo era "legato a una faccenda con implicazioni legali", garantendo che la questione sarebbe stata risolta in tempi rapidi. Ed invece ad ora nulla si è mosso sulla questione, dando adito alle più diverse speculazioni circa i motivi della sospensione della consegna delle medaglie, fino all'emergere della sempre più probabile positività della Valieva. Ovvero la donna copertina del pattinaggio di figura alle Olimpiadi, la piccola dea del ghiaccio già vincitrice degli ultimi Europei di Tallinn, quando al suo primo grande appuntamento internazionale aveva messo in scena una prova di superiorità schiacciante sulle avversarie.

Stesso scenario visto alle Olimpiadi di Pechino, dove la Valieva ha trascinato la squadra russa all'oro con prodezze come un triplo axel (quarta donna a realizzarlo ai Giochi olimpici) e soprattutto un salto quadruplo storico (mai nessuna altra prima di lei lo aveva fatto). Ma la doccia fredda era in agguato dietro l'angolo e le indiscrezioni si sono ben presto trasformate in voci di doping riferite alla detentrice del record del mondo nel punteggio totale. Voci confermate ora dal quotidiano russo Rbc, che colloca la positività dell'atleta a prima del suo arrivo in Cina, nonché prima anche dei campionati Europei vinti a gennaio.

La 15enne pattinatrice sarebbe risultata positiva ad un farmaco proibito che serve per curare il cuore, la trimetazidina, sostanza che aiuta a prevenire gli attacchi di angina e cura le vertigini, un agente che è stato inserito nell'elenco del Codice mondiale antidoping nel 2015 e classificato come stimolante. Lo scandalo, se confermato, sarebbe deflagrante, non solo privando la squadra russa dell'oro vinto nel team event, ma anche impedendo ovviamente la partecipazione della Valieva al concorso individuale, dove è attesissima e strafavorita.

Lo stallo della vicenda ed il relativo silenzio del CIO è dovuto anche al fatto che la russa è giovanissima, il che innesca un problema legale: secondo le regole del Codice mondiale antidoping, infatti, un'atleta minore di 16 anni non può essere formalmente identificata e quindi accusata di aver violate le regole in materia. Ne sapremo di più nelle prossime ore, ma la storia che si sta delineando getta ancora un'ombra sul movimento sportivo russo, dopo la tempesta che ha portato a gareggiare come ROC già alle Olimpiadi estive di Tokyo dello scorso anno.

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