Lo strano caso della Cina di hockey alle Olimpiadi: è troppo scarsa, assunti 15 giocatori americani
Oggi la Nazionale cinese di hockey su ghiaccio ha fatto il suo esordio alle Olimpiadi Invernali di Pechino 2022 perdendo con un netto 8-0 dagli Stati Uniti. A far notizia però, più che il risultato del match (scontato mettendo a confronto la storia dei due Paesi in questo sport), è il fatto che più della metà dei giocatori scesi in campo con la maglia della Cina sono in realtà nordamericani.
Tra le fila della formazione allenata dall'italiano Ivano Zanatta infatti figurano ben 16 oriundi appena naturalizzati cinesi: gli statunitensi Jeremy Smith, 32enne portiere del Michigan, Jake Chelios, 30enne di Chicago e figlio del leggendario Chris Chelios che con il Team Usa ha partecipato a ben quattro Olimpiadi e Cory Kane, 30enne della California, i canadesi Ty Schultz, Luke Lockhart, i fratelli Parker e Spencer Foo, Jason Fram, Zachary Yuen, Juncheng Yan, Ethan Werek, Ryan Sproul, Tyler Wong, Brandon Yip e Paris O'Brien, e anche il russo Denis Osipov. E per quanto nell'annuncio delle formazioni i giocatori siano stati annunciati con i nomi cinesi (per esempio Jeremy Smith è diventato Jieruimi Shimisi mentre Jake Chelios è diventati invece Jieke Kailiaosi), la cosa non è passata inosservata ed è stata contestata anche da molti tifosi della nazionale asiatica che hanno riversato il proprio dissenso a riguardo sul social network Weibo.
Inevitabilmente viene da chiedersi il perché la Cina abbia dovuto ricorrere a questa corposa "campagna acquisti" dall'estero per la sua nazionale di hockey su ghiaccio da presentare alle Olimpiadi di casa? Il motivo va ricercato nel fatto che questo sport non è molto diffuso nel Paese (circa 500 quelli che lo praticano a livello agonistico) e che prima dell'assegnazione dei Giochi Olimpici Invernali 2022 a Pechino la nazionale di hockey cinese non esisteva affatto e, ancora oggi, non esiste un campionato nazionale professionistico. Per evitare una situazione imbarazzante allora la Cina nel 2016 ha escogitato un piano sfruttando il regolamento dell'International Ice Hockey Federation (IIHF) che consente ai giocatori di rappresentare un paese se hanno vissuto e giocato in un campionato per due anni e si sono trasferiti alla nuova federazione nazionale: i giocatori nordamericani sono stati assunti da un nuovo club cinese creato ad hoc, l'HC Kunlun Red Star, e iscritto nella Kontinental Hockey League, una competizione prevalentemente russa che comprende anche club bielorussi, finlandesi e lettoni.
Nonostante ciò, a causa dei risultati non esaltanti del club cinese, lo scorso ottobre, quando la Cina è stata sorteggiata con i colossi Stati Uniti e Canada nel girone di questo torneo olimpico, si era addirittura paventata l'ipotesi di un clamoroso ritiro per manifesta inferiorità: "Vedere una squadra battuta 15-0 non fa bene a nessuno, né alla Cina né all'hockey su ghiaccio" aveva detto il il presidente dell'IIHF Luc Tardif a riguardo. Alla fine però la minaccia è stata sventata e la nazionale cinese ha debuttato alle Olimpiadi, anche se di cinese c'era davvero ben poco.