L’atleta più triste delle Olimpiadi: “Ho ingoiato tanto schifo, dalla vita in giù ho 65 anni”
Le Olimpiadi sono fatte della stessa materia dei sogni, solo che poi succede che ci si sveglia e in mano non è rimasto niente, polvere di stelle che il vento spazza via. Marco Tadé è uno sciatore svizzero di freestyle: a 31 anni voltandosi indietro vede tre podi di Coppa del Mondo e un bronzo nei campionati mondiali di Sierra Nevada nel 2017. Non malaccio, se non fosse che sull'altro piatto c'è un peso che fa pendere la bilancia verso il basso. Anzi, verso lo sprofondo dell'animo del ragazzo ticinese, il cui amaro sfogo al termine della gara olimpica di Pechino – la sua prima a cinque cerchi, conclusasi con un 18simo posto finale nelle gobbe – è diventato virale per il pieno di umanità che c'è dentro.
Con voce pacata e mesta, le parole di Tadé sono risuonate come una retrospettiva su quello che è stata l'intera sua vita sportiva: "Anche in finale è andata male – ha spiegato lo sciatore ai microfoni della RSI poco dopo la sua ultima prova – in gara non sono mai riuscito ad atterrare come avrei dovuto dopo i salti ed ho commesso anche tanti piccoli errori nello sci. La voglia c'era, avevo dichiarato di puntare a una medaglia, invece ora me ne vado deluso".
Da qui in poi lo sfogo è diventato sempre più accorato: "È un po' la copertina di una carriera lunga 15 anni e piena di delusioni, con qualche lucina qui e là. Fa parte della lunga pila di obiettivi non raggiunti. Ho ingoiato tanto schifo in tanti anni di sport tra infortuni, amarezze varie e problemi personali, sarebbe stato bello chiudere questo capitolo in modo diverso". Considerazioni dettate forse dalla grande delusione a caldo ed in queste condizioni mentali è anche difficile pensare al prosieguo della carriera: "Penso di fare ancora un anno perché amo questo sport, mi piace allenarmi e mi piace gareggiare. Più di così però il mio corpo dice no, ho diversi problemi, si può dire che dalla vita in giù io abbia già sui 65 anni". Poi la battuta più amara alla fine, a sintetizzare cosa resterà per lui di queste Olimpiadi: "Vediamo che gadget riusciamo a rubarci nei prossimi giorni, da portarci a casa…".
Le parole così sincere e senza filtri del freestyler svizzero lo hanno fatto diventare un beniamino sul web, con tanti inviti a non mollare, ed anche Linus e Nicola Savino lo hanno voluto confortare, chiamandolo in diretta dagli studi di Radio Deejay. In questa circostanza, Tadé ha raccontato come sia difficile pensare ad una nuova sfida olimpica tra 4 anni: "Ma sai, ho già perso due Olimpiadi, volevo qualificarmi a Sochi, non ci sono riuscito per poco. In Corea le ho perse perché mi sono fatto male il giorno prima di partire. È da 8 anni insomma che aspettavo questo momento". È lo sport, è la vita: rialzarsi è come una vittoria, quando tutto sembra buio là fuori.