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La verità di Messner sul record: “Io fermo a 5 metri dalla cima dopo averne scalati 4 mila? Assurdo”

L’alpinista smonta la ricostruzione fatta dal giornalista tedesco Jurgalski che ha portato alla revoca del primato: non è più lui il primo ad aver scalato i 14 Ottomila. “Invenzioni per lucrare sulla mia schiena, ha fatto confusione”.
A cura di Maurizio De Santis
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Il Libro dei Record ha cancellato quello di Messner: non è lui ad aver scalato per primo i 14 Ottomila.
Il Libro dei Record ha cancellato quello di Messner: non è lui ad aver scalato per primo i 14 Ottomila.

La vetta dell'Annapurna, massiccio montuoso himalayano situato in Nepal centrale. Nel 1985 Reinhold Messner si arrampicò fin lassù assieme al compagno di ventura, Hans Kammerlander, e grazie anche a quell'impresa divenne una leggenda da Guinness dei primati per essere stato il primo ad aver scalato tutti i 14 Ottomila senza l'ausilio di ossigeno supplementare.

Oggi non è più così. Quarant'anni dopo quel record gli è stato ufficialmente revocato perché, in base ad alcuni rilievi fatti da un giornalista specializzato del settore (Eberhard Jurgalski), la coppia di coraggiosi alpinisti si sarebbe fermata a pochi metri dalla vetta. Lo avrebbero fatto in buona fede per un errore di valutazione che, a quella latitudine e in condizioni meteo-ambientali estreme, li avrebbe ingannati: credevano di aver toccato il punto più alto ma si sbagliavano.

Ecco perché il Comitato del Libro che certifica l'assoluta verità delle ‘missioni impossibili' ha tirato una riga sui loro nomi cancellando quel primato che i due arditi rivendicano come proprio da quando, un anno fa, la loro verità è stata messa in dubbio da Jurgalski.

Un'invenzione fatta per lucrare sulla mia schiena – è stata la risposta glaciale di Messner -. Possono togliermi quello che voglio ma io so cosa ho fatto.

L'alpinista ha confutato la tesi del giornalista che ha messo in dubbio la sua impresa.
L'alpinista ha confutato la tesi del giornalista che ha messo in dubbio la sua impresa.

La replica, allora come oggi, è sempre la stessa: le cime di quelle catene montuose sono costituite per la maggior parte da neve e ghiaccio che, col passare degli anni e l'influenza degli agenti atmosferici, possono subire modifiche. Inoltre, non ci sono segnalazioni evidenti che indicano con certezza il punto che è a un passo dal cielo: anche per questa ragione è insensato disquisire su distanze che, a quelle altezze, sono quantificabili in pochi metri.

Chiunque s'intenda di alpinismo – ha spiegato Messner nell'intervista al Corriere della Sera – non metterebbe mai in dubbio la nostra impresa.

Messner aggiunge un dettaglio che secondo lui è dirimente, uno di quelli che potrebbe sfuggire all'uomo comune, a chi è non è del mestiere ma non a quanti sono del settore e sanno benissimo cosa può accadere.

La montagna cambia, come ogni cosa in natura. Sull'Annapurna la conformazione nevosa può subire modifiche per le raffiche di vento che smuovono blocchi di ghiaccio grandi quanto un camion. Sono tali da rimodellare la cresta e anche a spostare la cima, intesa proprio come il punto più alto.

Messner in un'immagine di un po' di tempo fa, racconta una delle sue imprese: la scalata dell'Everest.
Messner in un'immagine di un po' di tempo fa, racconta una delle sue imprese: la scalata dell'Everest.

Il ragionamento verte anche su altri due aspetti che l'uomo e l'alpinista citano per confutare la tesi del giornalista. Non perché debba difendere il primato ("non ho fatto quel che ho fatto per stabilire un record") ma per tutelare la bontà dell'esperienza umana e dell'avventura.

La cresta che porta alla vetta è lunga 3 chilometri – ha spiegato all'Ansa -, Jurgalski ha semplicemente confuso la cima est con quella principale. Io e Hans scalando l'Annapurna da una parete interminabile e difficilissima durante una tempesta. È talmente sciocco pensare che chi ha scalato una parete da quattromila metri, una delle più difficili dell'Himalaya, si fermi prima di compiere i restanti cinque metri che lo separano dalla vetta.

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