La rivelazione di Kristian Ghedina: “Mia madre morì sciando, ho assorbito la sua forza”
Kristian Ghedina non ha paura di nulla. La vita ha messo a dura prova quello che è stato il discesista italiano più forte di sempre. Tanti infortuni, un incidente stradale di cui porta ancora i segni sul volto, e una tragedia familiare che ha lasciato un segno indelebile, la morte della mamma proprio su una pista di sci. Un’esperienza terribile che il classe 1969 ha raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera.
La velocità non ha mai fatto paura a Kristian Ghedina, sia sulla neve che altrove. L’ex grande gloria dello sci azzurro, non ha mai rinunciato a spingersi oltre. Tanti gli infortuni durante le gare, con gravi conseguenze. Basti pensare alla discesa libera di Wengen: "Mi ruppi la prima vertebra, ma lo scoprii anni dopo. Rifiutai di fare le radiografie, nel timore che mi fermassero. Provai anche il chilometro lanciato, ho raggiunto i 218 chilometri all’ora, ma mi sono annoiato”, o a quando a 20 anni si ruppe due costole con tanto di commozione cerebrale a Kitzbuhel".
Inarrestabile, persino dopo che vide la morte in faccia per le conseguenze di un terribile incidente stradale: "Mi ruppi la scatola cranica, uno zigomo, i polsi, la clavicola, la scapola, altre due costole, e il naso per la seconda volta. Gli sci che portavo in macchina mi mozzarono un pezzo d’orecchio. Finì in coma. Sembrava che dovessi morire, poi che non potessi più sciare, quindi che non potessi più gareggiare. Provai a rimettermi in bicicletta; caddi subito. L’inverno dopo ero di nuovo in pista".
Ha sempre preso la vita di petto Ghedina, anche quando questa si è rivelata amara. A trasmettergli il gusto della competizione e l’amore per lo sci è stata sua mamma Adriana, che morì proprio per le conseguenze di una caduta: “Mia mamma Adriana mi ha trasmesso il gusto della sfida. Lei era come me: estroversa, sprezzante del pericolo. È stata la prima maestra di sci a Cortina. Andavamo spesso a fare i fuoripista sul monte Cristallo, ma quel mattino dell’aprile 1985 ebbi un presentimento. Preferii restare a casa. Mamma era davanti, con papà che le diceva di andare piano. Incrociò le punte degli sci, precipitò per 600 metri. La trovarono che era ancora cosciente, mormorò: “Ma si può morire così?”.
Nonostante tutto, il giovane Ghedina decise di continuare a sciare, anche per onorare il ricordo di mamma Adriana: "Avevo una gara la domenica dopo, la famiglia voleva ritirarmi; io pensai che la mamma avrebbe voluto che partecipassi, e vincessi. Vinsi. Prima andavo piano. Cominciai a correre. Come se avessi assorbito la sua fiducia, la sua forza. Come se lei in qualche modo mi accompagnasse, su ogni pista, in tutta la mia carriera. Papà invece era terrorizzato. Mi amava moltissimo ma non guardava mai le mie gare in tv, per paura che mi facessi male".