La discesa femminile a Zermatt-Cervinia è una presa in giro, tutti sapevano: “Abbiamo rischiato”
La quarta prova di Coppa del Mondo 2023 sulle nevi di Zermatt-Cervinia rischia di concludersi con l'ultima atroce beffa domenica 19 novembre quando si dovrebbe disputare la discesa femminile che vedrà nove azzurre in gara tra cui Sofia Goggia e Federica Brignone. Condizionale d'obbligo perché le condizioni meteo sono del tutto sfavorevoli e potrebbero obbligare all'ennesimo annullamento, spingendo l'organizzazione e la Fis definitivamente nel ridicolo.
Due prove su tre annullate, poi la prima discesa (in programma sabato 18 novembre) prima annunciata, poi posticipata e infine cancellata. Un disastro che diverrà completo nel momento in cui, come sembra capiterà quasi certamente, ci si sveglierà domenica mattina e si guarderà al cielo plumbeo e si sentiranno le raffiche di vento che spingeranno tutti a gettare la spugna. Una spugna lanciata e ripresa da quattro giorni a questa parte da una organizzazione ai limiti dell'imbarazzo, coadiuvata nel peggio dalla Fis.
Il maltempo ha imperversato da inizio settimana, confermando che la gestione del calendario della CdM di sci alpino è ancora una volta tutto da rivedere. Già un anno fa la scena si era ripetuta praticamente alla fotografia con Zermatt-Cervinia annullata per avverse condizioni meteo. Allora, ci fu chi grido "mai più" giurando di concordare con la Federazione internazionale nuovi calendari che evitassero scene simili ma adesso si è ritornati allo stesso punto, se non peggio.
E le dichiarazioni non cambiano di un millimetro con la Gran Becca a osservare le magre figure di un circo bianco che è rimasto solamente un circo: tentativi velleitari di mantenere vivo l'interesse per un appuntamento che era segnato da subito sulla carta con posticipi di orari per nulla credibili così come il voler perseverare diabolicamente nel mantenere in vita una gara che semmai si far sarà comunque falsata e metterà anche in difficoltà le sciatrici. La Fis, sfruttando il regolamento lo ha fatto giovedì mattina, facendo disputare il training a cronometro, l'unico su tre a disposizione ma sufficiente per far sì che le gare di sabato e domenica potessero venire effettuate.
Poi, però, l'obbligo di evitare di osare oltremodo con l'incolumità delle atlete e l'ammissione amara dal suono di presa in giro: "Sapevamo che la situazione sarebbe stata critica con previsioni poco promettenti". A dirlo è stato Peter Gerdol, responsabile delle gare femminili della FIS, nella sconsolante conferenza stampa sabato pomeriggio. "Abbiamo posticipato la partenza per cercare di risparmiare tempo ma era davvero impossibile. Era troppo pericoloso per una gara, ci abbiamo comunque provato. Ora speriamo che domani ci sia una tregua…"
Parole che risuonano a vuoto, perché il clima attorno a questo appuntamento di Coppa del Mondo è sempre più torrido. Polemiche e critiche non accennano a fermarsi, per una tappa che doveva già essere rivista e corretta e che invece ha evidenziato tutta la pochezza dell'organizzazione internazionale. "Alla fine" ha scritto melanconicamente il discesista francese Blaise Giezendanner sui propri profili social "è la natura a vincere". E lo sci a perdere.