Collaborazione a sorpresa per Olimpiadi invernali 2030 a Barcellona: introiti per 1 miliardo di euro
Le Olimpiadi del 2022 di Pechino sono ancora in corso ma si pensa già al futuro. Se quelle del 2026 si terranno in Italia, con la candidatura di Milano-Cortina che ha vinto sulla concorrenza facendo tornare un grande evento sportivo in Italia a distanza di vent'anni; c'è chi guarda già oltre. Per i Giochi Invernali del 2030 si sta parlando molto della candidatura Barcellona–Pirenei, che da qualche settimana ha creato un grande dibattito in Spagna. Come ha annunciato Laura Vilagrà, Ministro della Presidenza della Generalitat della Catalogna, nei prossimi mesi si terrà una consultazione vincolante per chiedere il parere ai cittadini. L'obiettivo della consultazione è conoscere l'esatta opinione che il pubblico ha di tale evento, considerando l'entità e la portata del progetto: il supporto sociale è considerato fondamentale affinché tutto possa andare bene e l'obiettivo sia raggiunto.
Il problema più grande, però, è quello che fa riferimento alla mancanza di impianti per alcune discipline: la città catalana ha ospitato i Giochi nel 1992 con un discreto successo, ma in questo caso ci vorrebbero degli impianti che nulla hanno a che vedere con l'evento del 2030. L'inaugurazione e la chiusura potrebbero tenersi all'Estadi Olímpic Lluís Companys di Montjuïc, dove venne organizzata la memorabile cerimonia di apertura del 1992.
Per questo motivo la Spagna sta lavorando ad un accordo con la Bosnia-Erzegovina per alcune discipline: nelle riunioni che ci sono già state sarebbero già stati affrontati diversi temi tra cui quello del rinnovo del budello e del trampolino, utilizzati durante le Olmpiadi di Sarajevo 1984: questi impianti sono ridotti in malo modo anche a causa della guerra, ma con l'organizzazione spagnola pronta a sostenere alcune spese per il rinnovo si potrebbero rimettere a nuovo. Una delegazione spagnola andrà a marzo a Trebevic per portare avanti la sua possibile candidatura.
Le Olimpiadi del 1992 a Barcellona si sono svolte al culmine della guerra balcanica e sono state le prime in cui i concorrenti della Bosnia Erzegovina hanno potuto competere sotto la propria bandiera: le relazioni tra le due città restano calde ma alcuni gruppi ambientalisti hanno espresso opposizione di fronte a questa candidatura. Pau Lozano, membro del gruppo ‘Stop Olympics', ha dichiarato nei giorni scorsi: "Non ha senso ospitare le Olimpiadi invernali in un luogo in cui, con l'avanzare del cambiamento climatico, la neve diventa sempre più sottile e scarsa".
Il progetto Pirenei-Barcellona 2030 sta studiando la possibilità di inserire Sarajevo come partner nella candidatura, e i contatti sono ben avviati: Alejandro Blanco e Marian Kvsevic si sono incontrati a Pechino per discutere per discutere i piani futuri della candidatura olimpica.
Secondo i calcoli che ha reso noti il funzionario del governo catalano, Ricardo Font, i Giochi olimpici e paralimpici invernali del 2030 organizzati a Barcellona e nei Pirenei potrebbero generare un profitto di oltre 1 miliardo di euro per la regione. Lo stesso Font qualche tempo fa disse: "Siamo tecnicamente preparati per organizzare le Olimpiadi invernali del 2030".
Nella corsa all'evento Barcellona dovrebbe sfidare tre città che già hanno ospitato le Olimpiadi Invernali: Sapporo, la località giapponese dove la manifestazione si è tenuta nel 1972; Salt Lake City, città degli Stati Uniti che li ha organizzati nel 2002; e Vancouver, la città canadese nel 2010. La Spagna non ha mai ospitato i Giochi invernali, anche se la città di Jaca ci ha provato nel 1998 e nel 2014.