La brutta storia di doping di Kamila Valieva: a 15 anni “drogata” con un farmaco per il cuore
Kamila Valieva ha talento, quando la vedi volteggiare sui pattini ti restituisce la sensazione del volo di una farfalla: così bella e leggiadra mentre fende l'aria ed esegue anche gli esercizi più difficili. È solo una ragazzina prodigio ma è finita nel tritacarne dei giovanissimi che devono diventare adulti a tutti i costi e in fretta, risucchiata suo malgrado in una brutta storia di doping a 15 anni perché chi doveva proteggerla non lo ha fatto abbastanza e chi doveva guidarla lo ha fatto nel modo sbagliato e più infido si possa immaginare (coprendone la positività).
La sostanza vietata (e per quale non esiste esenzione terapeutica) che le hanno riscontrato è la trimetazidina, il campione rilevato risale a prima delle Olimpiadi di Pechino 2022: un agente metabolico per il cuore che aiuta a prevenire gli attacchi di angina, può aumentare l'efficienza del flusso sanguigno e agevolare una maggiore resistenza allo sforzo, due condizioni che per un atleta (in particolare di fascia alta) possono rivelarsi decisive per alzare il livello delle proprie prestazioni.
Chissà quante volte è stata pronunciata la frase "è per il suo bene" da adulti che tenevano solo a una cosa (che spiccasse su tutte, vincesse e basta) tranne che a lei. Un copione già scritto e messo in scena che fa parte del corredo accessorio di metodi noti da tempo: brava/bravissima, sottoposta a sacrifici troppo grandi anche per le sue spalle e le gambe (già) forti, accantonata quando il suo tempo è passato, ne esce devastata fisicamente e mentalmente. Quando è diventata "troppo vecchia" e non serve più.
La Valieva è minorenne, con tutto quel che comportano la tutela e le implicazioni legali. Dal punto di vista sportivo rischia un semplice rimprovero (difficile) oppure una squalifica ma sul mondo che gira intorno a lei si allungano ombre inquietanti. La International Testing Agency ha confermato i rapporti sulla positività al farmaco antischemico che era stato rilevato in seguito ai test svolti in occasione dei campionati nazionali russi di San Pietroburgo, di oltre un mese fa. Ma era stata messa sotto il tappeto ed è emersa pochi giorni fa. L'esito degli esami è stato segnalato da un laboratorio in Svezia solo martedì scorso, a 24 ore di distanza dalla medaglia d’oro conquistata dalla Russia nella prova a squadre (e ora sospesa).
Un successo nel quale è stata determinante proprio l'esibizione di Valieva che ha incantato tutti, giudici di gara e spettatori, eseguendo il primo quadruplo della storia olimpica. L’assegnazione del metallo prezioso potrebbe essere revocata dopo la fine delle Giochi invernali e se potrà continuare a gareggiare o meno lo deciderà il Tas, che in un'udienza d'urgenza si esprimerà – per adesso – solo sulla partecipazione ai Giochi in base al ricorso presentato dal Cio.
L’agenzia antidoping russa (Rusada) è nell'occhio del ciclone: aveva inizialmente sospeso la pattinatrice, ma la commissione disciplinare aveva recepito l'appello e sbloccato la sua situazione. Una brutta storia che ha molti punti oscuri e solleva domande alle quali (ancora) non c'è stata una risposta chiara nonostante in ballo ci sia la salute e l'avvenire di una ragazzina di 15 anni. Quando Valieva è risultata positiva? Quale organizzazione avrebbe dovuto gestire il suo caso? Perché il suo caso non è stato indicato subito? E, soprattutto, quali sono stati i laboratori accreditati Wada coinvolti?
La ricostruzione degli ultimi mesi della sua carriera e delle gare a cui ha preso parte alimenta i sospetti. A novembre ha vinto una tappa iridata a Sochi e poi ha ottenuto il titolo di campionessa nazionale a San Pietroburgo. Ed è in quell'evento del 24 e 25 dicembre che era stata scoperta la positività (ma taciuta). A gennaio è arrivata un'altra vittoria ma agli Europei di Tallin (Estonia), anche in quel caso la posizione di tutti gli atleti – soprattutto quelli saliti sul podio e medagliati – sarebbe dovuta passare al vaglio dell'International Skating Union. Dal 27 gennaio, invece, è iniziato il periodo olimpico ufficiale sotto l'egida del programma antidoping del Cio che delega i test all'Agenzia internazionale.
Cosa è successo? In buona sostanza la Rusada avrebbe ritardato la comunicazione, così da non giudicarla e squalificarla per consentirle di partecipare alle Olimpiadi, spiegando di aver ricevuto i risultati delle analisi dal laboratorio di Stoccolma solo l’8 febbraio. Ed è per questo che ora il Comitato Russo rischia sanzioni durissime ma s'è difeso rilanciando: "Valieva ha il diritto di allenarsi e prendere parte alle competizioni senza restrizioni fino a quando la Corte arbitrale dello sport non deciderà diversamente". A disposizione dell'atleta c'è un pool di legali che si batterà anche sulla questione medaglia che non dovrebbe essere "soggetta a revisione automatica".
Cosa accadrà adesso? A Kamila Valieva potrebbe essere revocato il titolo russo conquistato nel periodo natalizio ma autorizzata a scendere in pista la prossima settimana. In attesa che arrivi il verdetto del Tas ha continuato ad allenarsi all’interno del Capital Indoor Stadium assieme alle compagne di squadra Alexandra Trusova e Anna Shcherbakova, facendo sfoggio di tutta la proprie abilità eseguendo quattro salti quadrupli caratterizzati da una combinazione tecnica che – in gara – potrebbe renderle un punteggio altissimo.