Kamila Valieva riammessa alle Olimpiadi dopo il caso doping: respinto il ricorso del Cio
Kamila Valieva potrà giocarsi l'oro nella finale di domani individuale. La giovane campionessa russa del pattinaggio artistico su ghiaccio, di soli 15 anni, ma considerata la stella mondiale in questa disciplina,era stata squalificata dalle Olimpiadi invernali di Pechino poiché risultata positiva ad una sostanza vietata (la trimetazidina, sostanza che rientra nella categoria dei modulatori ormonali e metabolici proibiti dal Codice mondiale antidoping) dopo un controllo effettuato il 25 dicembre, ai Campionati Russi di San Pietroburgo, eseguito dall'agenzia antidoping russa. Il responso era però arrivato solo una settimana fa.
Motivo per cui il Cio (Comitato Olimpico internazionale), aveva sospeso la Valieva dai Giochi mentre l'Agenzia mondiale antidoping (WADA) ha preannunciato l'apertura di un'indagine sullo staff tecnico che lavora con la giovanissima campionessa d'Europa. Ora però la decisione del Tas, il Tribunale di arbitrato dello sport, che ha respinto la decisione del Cio autorizzando la 15enne pattinatrice russa a gareggiare alle Olimpiadi invernali di Pechino nonostante il test positivo all'antidoping. Respinto anche il ricorso dell'Unione internazionale di pattinaggio oltre a quelli del Cio, che mette in forte imbarazzo lo stesso Comitato Olimpico. Una vittoria sensazionale per la Russia.
La decisione del Tas che imbarazza il Cio: "È una persona protetta"
Il caso della Valieva era stato preso in carico dal Cio dopo i dubbi e le ombre sul test antidoping risultato positivo solo a distanza di tantissimo tempo. I motivi del ritardo, dopo un test condotto dalla Rusada, sarebbero da ricondurre al laboratorio di Stoccolma, a cui era stato inviato il campione, per via dei contagi di Covid tra gli addetti della struttura svedese che sarebbero stati impossibilitati a rendere poi noto il risultato in tempi brevi. La pattinatrice ha poi trionfato agli Europei, distinguendosi anche alle Olimpiadi in maniera decisiva con la prova magistrale eseguita nel pattinaggio a squadra.
L’atleta, in quanto minore di 16 anni, è una "Persona Protetta" ai sensi del Codice Mondiale Antidoping. Con questa ragione il Tas ha motivato la propria decisione di respingere la decisione del Cio. Il Tribunale di arbitrato dello sport, ha inoltre aggiunto che i regolamenti antidoping non hanno alcuna normativa rispetto alla sospensione provvisoria imposta alle "persone protette". Il Tas ha inoltre sottolineato come impedire all’atleta di gareggiare ai Giochi Olimpici le avrebbe potuto causare gravi danni. La loro è stata una sorta di tutela nei confronti di una minore. Tutto è dunque rinviato dato che la decisione del Tas è sub judice in attesa di nuovi riscontri.