Il paradosso dell’Italia verso Milano-Cortina: Olimpiadi di Pechino esaltanti ma senza futuro
E adesso tocca a noi, mancano quattro anni pieni per Milano-Cortina 2026 ma è già nostro l’onore e soprattutto l’onere di organizzare un’Olimpiade che magari non avrà le limitazioni di Tokyo e in Cina, ma sarà comunque da realizzare in un periodo storico particolare per l'impatto della pandemia sula vita pubblica, sociale ed economica. Al di là delle difficoltà organizzative e logistiche che dobbiamo affrontare fin da subito per non farci travolgere nel momento in cui bisogna tirare le somme, da un punto di vista sportivo Pechino 2022 ci ha detto una serie di cose su cui iniziare allo stesso modo a riflettere in maniera molto seria.
La nostra è stata fondamentalmente un’Olimpiade che ha fatto leva sulle nostre meravigliose atlete, le medaglie e le migliori prestazioni vengono dal contingente femminile e questo è il primo elemento di riflessione in ottica dell’Olimpiade italiana. Del gruppo di atlete che hanno brillato in Cina, sei emergono fra le altre: Stefania Constantini nel curling, Arianna Fontana nello short track, Federica Brignone e Sofia Goggia nello sci alpino, Francesca Lollobrigida nel pattinaggio velocità e Dorothea Wierer nel biathlon.
Sei vere regine del nostro sport invernale che a Pechino hanno anche vinto raccontando storie bellissime che sono andate dallo stupore della prima volta di Constantini al record immaginifico di medaglie vinte di Fontana, dalla garra senza fine di Brignone al miracolo sportivo di Goggia, dalla crescita esponenziale di Lollobrigida in uno sport che non era il suo fino a pochi anni fa all’eternità sportiva di Wierer.
Sei donne, tutte diverse, tutte vincenti, ma se le proiettiamo verso Milano-Cortina cosa viene fuori? Wierer, Fontana e Brignone sono del 1990, Lollobrigida del 1991, Goggia del 1992 e Costantini del 1999. Se teniamo fuori dal discorso la nostra stella del curling, che può solo continuare a crescere in questi quattro anni, le altre a Milano-Cortina saranno atlete di sicura esperienza ma anche con una lunga e usurante carriera sulle spalle. Il tema non è un problema semplicemente d’analisi giornalistica alla buona, lo hanno messo sul tavolo loro stesse, con Wierer che ha praticamente eliminato la possibilità anche solo di esserci a Cortina, Fontana e Brignone, al netto delle problematiche che hanno con la Federazione e all’interno del gruppo della loro disciplina, hanno anche loro sottolineato l’estrema difficoltà di partecipare, mentre Goggia e Lollobrigida non si sono espresse, ma sappiamo bene che quattro anni nelle gambe per loro sono molti.
In poche parole abbiamo visto una bellissima Olimpiade italiana ma l’attesa per il futuro è molto più fosca di quello che ci ha detto il medagliere. Aspettavamo crescite di giovani in proiezione Milano-Cortina in tutti i settori ma questo non è avvenuto. I veri due giovani atleti che si sono messi in luce in Cina sono stati Pietro Sighel nello short track e Daniel Grassl nel pattinaggio di figura, altri poi o hanno ciccato completamente l’evento oppure hanno fatto vedere delle luci su cui bisogna lavorare instancabilmente in questi quattro anni.
Il giovane più interessante dello sci alpino continua a essere Alex Vinatzer che però continua a essere fuori equilibrio quando è il momento di spingere forte e cercare di vincere. Tra le donne Nadia Delago è una fantastica medaglia di bronzo in discesa libera a cui deve dare continuità. Atlete che in questa Olimpiade dovevano dimostrare tanto come Marta Bassino o Lara Della Mea purtroppo non hanno toccato palla. Fuori da qualsiasi pensiero di buona posizione anche i giovani dello sci di fondo, del biathlon, dello snowboard parallelo che inoltre partivano con buone credenziali. I settori del bob, combinata nordica e salto con gli sci sono da ripensare per Milano-Cortina in quanto non abbiamo atleti competitivi nemmeno per le prime dieci posizioni, anche se sembra già tardi, mentre bisogna accelerare come stanno facendo gli altri paesi nello slittino e nello skeleton.
Un discorso a parte merita invece l’area freestyle in cui siamo stati competitivi oltre le aspettative. Leonardo Donaggio quinto nel big air, Simone Deromedis quinto nello skicross, Silvia Bertagna decima nello slopestyle e anche la gara che stava facendo Lucrezia Fantelli nello skicross femminile prima di cadere e infortunarsi seriamente fanno ben sperare. In questi quattro anni dobbiamo imporre questi atleti ai primi posti della Coppa del mondo delle diverse specialità perché è troppo difficile pensare a un exploit improvviso nel momento olimpico. La campionessa che a Milano-Cortina 2026 sarà ancora giovane e anzi desiderosa di riscattare l’Olimpiade cinese in cui comunque ha ottenuto un argento è Michela Moioli.
In Cina abbiamo, come a Tokyo, visto una grande Italia, con tante storie da raccontare e anche tante polemiche che possono anche far crescere l’ambiente. Ma Milano-Cortina non si aspetta, sperando nelle nostre campionesse, bisogna progettarla dalle fondamenta anche da un punto di vista sportivo, per non essere completamente impreparati e lontani dalle grandi squadre che hanno in molti casi campioni giovani (i Klaebo, Odermatt, Noel, Gu, Schulting, Nils van der Poel, Schouten saranno ancora nel prime della loro carriera nel 2026) e potranno dettare legge.