video suggerito
video suggerito
Olimpiadi invernali 2022 a Pechino

Il doping della Valieva fa gridare a due pesi e due misure: “C’è una sola differenza, io sono nera”

La sospensione per doping della giovanissima stella del pattinaggio russo Kamila Valieva è stata revocata, consentendole di gareggiare regolarmente nel concorso individuale dopo aver già vinto l’oro nella prova a squadre. Una decisione che fa esplodere la rabbia di un’altra stella dello sport mondiale.
A cura di Paolo Fiorenza
1.277 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

La nuova reginetta del pattinaggio artistico mondiale, la 15enne Kamila Valieva è regolarmente in gara oggi nell'attesissimo concorso individuale femminile alle Olimpiadi, dopo aver già messo al collo la medaglia d'oro nella gara a squadre con la Russia (che a Pechino è presente, come già accaduto a Tokyo nella scorsa estate, come ROC, a causa della squalifica per ‘doping di stato' a tutto il 2022). Tuttavia la vittoria nella competizione a squadre è sub iudice – non c'è stata neanche la premiazione – e lo sarebbe anche un'eventuale altre medaglia conquistata nel singolo dalla favoritissima Valieva, a causa della sua positività al doping in un controllo effettato lo scorso dicembre in occasione dei campionati nazionali russi.

Nei campioni analizzati della giovane pattinatrice è stata riscontata la presenza di trimetazidina, un farmaco che viene utilizzato per chi ha problemi cardiaci (non è il caso della russa) e per il quale non esiste possibilità di esenzione medica. La notifica della positività da parte del laboratorio svedese è arrivata soltanto a Olimpiadi iniziate, esplodendo con grande scandalo quando il CIO ha comunicato che la premiazione della gara a squadre era stata ritardata per un problema "legato a una faccenda con implicazioni legali". Il segreto è caduto nelle ore successive:  l'International Testing Agency (IAS) ha dunque sospeso l'assegnazione delle medaglie del team event, che era stato vinto dalla Russia davanti a Stati Uniti e Giappone.

Kamila Valieva impegnata a Pechino
Kamila Valieva impegnata a Pechino

I passi successivi sono stati la sospensione provvisoria della Valieva da parte della Rusada, l'agenzia antidoping russa, e poi l'immediata revoca della medesima sospensione, su richiesta dell'atleta. A quel punto il Comitato Olimpico Internazionale, l'Agenzia Mondiale Antidoping e l'Unione Internazionale di Pattinaggio hanno presentato ricorso contro la sospensione, che è stato respinto dal TAS, il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna, nell'occasione presente con una delegazione a Pechino. Alla 15enne russa è stato dunque consentito di gareggiare nell'individuale: una sconfitta pesantissima per il CIO, che ha risposto annunciando che "se la Valieva dovesse classificarsi tra le prime tre nella prova di pattinaggio individuale femminile durante i Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022, non ci sarà nè la cerimonia della consegna dei fiori nè la cerimonia di premiazione".

Una presa di posizione a mo' di rappresaglia nei confronti dei russi che tuttavia ha sollevato parecchie polemiche, visto che in questo modo sarebbero penalizzate anche le altre concorrenti medagliate, che senza avere alcuna colpa vedrebbero il loro sogno olimpico amputato del momento più bello e commovente, ovvero la premiazione. Il TAS ha confermato la revoca della sospensione della Valieva sostanzialmente per tre motivi, esposti dal segretario generale Matthieu Reeb nel leggere la sentenza basata su "circostanze eccezionali": il fatto che abbia meno di 16 anni e quindi sia considerata "persona protetta" secondo il Codice Mondiale Antidoping, il "danno irreparabile" che sarebbe seguito alla sua esclusione dalla gara individuale ed infine il ritardo nella notifica della positività e della conseguente sospensione, avvenuta ad Olimpiadi già cominciate, senza che la Valieva potesse allestire un'adeguata difesa.

Come detto, questo è solo l'inizio della battaglia legale che seguirà per stabilire se i risultati ottenuti a Pechino dalla pattinatrice russa saranno o meno ritenuti validi, ma intanto la Valieva può comunque gareggiare, e in molti non l'hanno presa bene, anche atleti di primo piano. È il caso della velocista statunitense Sha'Carri Richardson, 21enne stella dell'atletica mondiale la cui rapidissima ascesa – l'anno scorso era arrivata a 10″72 sui 100 metri – è stata bruscamente interrotta dalla sua esclusione dalle Olimpiadi di Tokyo a causa della positività alla cannabis. La texana ha postato su Twitter un messaggio che chiama in causa motivazioni razziali per denunciare i due pesi e le due misure adottate nelle circostanze.

"Possiamo avere una solida risposta sulla differenza tra la sua situazione e la mia? Mia madre è morta e non ho potuto correre, ed ero favorita per arrivare tra le prime 3. L'unica differenza che vedo è che sono una giovane donna nera", ha scritto la Richardson, ricordando le difficili vicende personali – la perdita della madre – che l'avevano investita nei mesi precedenti ai Giochi e che l'avevano portata a farsi qualche spinello. La velocista era stata sospesa per 30 giorni nello scorso luglio, dopo essere risultata positiva alla cannabis in occasione della gara dei 100 metri ai Trials preolimpici degli Stati Uniti. La sospensione le aveva dunque impedito di gareggiare a Tokyo, dove era tra le favorite per l'oro.  "È tutto nella pelle", ha poi aggiunto rincarando la dose. E ancora: "A proposito, il THC (il principio attivo della cannabis, ndr) non è sicuramente un miglioramento delle prestazioni!!! Lei non ha superato il test a dicembre e il mondo lo sa solo ora, mentre il mio risultato è stato reso pubblico entro una settimana e il mio nome ed il mio talento sono stati massacrati. A nessun atleta NERO è stato consentito di gareggiare con un caso in corso, non mi interessa cosa dicono!!!".

Una rabbia cui si contrappone la difesa ferrea dei russi e dell'entourage della Valieva, che non nega l'assunzione della trimetazidina, ma la fa risalire ad un banale errore. "La sua argomentazione era che questa contaminazione fosse avvenuta con un prodotto che stava assumendo suo nonno", ha detto ai giornalisti Denis Oswald del CIO. Una scusa che probabilmente non placherà le proteste di chi si sente defraudato.

1.277 CONDIVISIONI
185 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views