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Dominik Paris: “Bevevo e facevo vita sregolata, il lavoro in malga mi ha salvato”

Rientrato in pista dopo il grave infortunio dello scorso gennaio, Dominik Paris si è raccontato in una lunga intervista: “Gli amici mi davano del ciccione per scherzo, ma era vero. Così mi sono messo in riga lavorando in malga. Questa esperienza mi ha insegnato ad essere regolare e a tornare fisicamente in ordine”.
A cura di Alberto Pucci
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Con il grave infortunio dello scorso gennaio ormai alle spalle, Dominik Paris è rientrato in pista nella prima prova della discesa libera della Val d’Isere valevole per la Coppa del Mondo: una gara che il campione del mondo 2019 di supergigante ha chiuso senza forzare al 24esimo posto. Finalmente archiviata la brutta esperienza della rottura del legamento crociato del ginocchio destro, il trentunenne di Merano si è così confidato in una lunga intervista concessa al ‘Corriere della Sera'.

"Quella dell'infortunio è stata un’esperienza inedita per me, ho conosciuto un avversario nuovo – ha spiegato il terzo sciatore italiano più vincente di sempre dietro Tomba e Thoeni – Il suo ricordo non mi condiziona, perché non sono stato vittima di una caduta brutta e spettacolare: in curva ho sentito un dolore e mi sono subito fermato. Paura di scendere a 130 kmh sugli sci? È una forza che costruisci da piccolo, quando impari a spostare più in là i tuoi limiti. La sicurezza che acquisisci elimina il timore: se devi imparare qualcosa di nuovo da grande, invece, è tutto più complicato".

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Il duro lavoro in malga

Dopo aver risposto ad una domanda su cosa farà al termine della sua carriera ("Qualche riflessione ho cominciato a farla, però al momento mi sento ancora in forma come atleta"), Dominik Paris ha poi rivelato di quanto e come il lavoro in malga lo abbia aiutato nella vita e nella sua attività agonistica: "Ero diventato lazzarone e i risultati non venivano né a scuola né sugli sci. La malga mi ha però insegnato a essere regolare e il modo di tornare fisicamente in ordine".

"Era l’unica strada per non buttarmi via: mi ero messo a bere e a fare vita sregolata. Gli amici mi davano del ciccione per scherzo, ma era vero. Così mi sono messo in riga. La disgrazia della morte di mio fratello (nel 2013, ndr) mi ha spiegato che la vita è anche questione di fortuna e bisogna saperla gustare. Mi manca molto e lo penso sempre – ha aggiunto l'azzurro – Perché gli sci? È l’unico sport in cui so fare tutto. Mi piacciono pure il calcio e il tennis, ma solo nello sci sto davanti agli altri. In slittino come Zöggeler? Ma mi vedete con il mio fisico sdraiato su una di quelle slitte? Anche no".

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