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Kamila Valieva, l’antidoping non crede all’errore per il nonno cardiopatico: confermata la squalifica

Alla 17enne Kamila Valieva, trovata positiva ad un controllo risalente al 2021, è stata confermata la squalifica. La WADA non ha ritenuto ammissibile la spiegazione della ragazza e ha revocato alla campionessa lo “status protetto” che si riserva ai minori, e il TAS ha convalidato i 4 anni di stop: “Considerata in modo uguale agli altri atleti adulti”.
A cura di Alessio Pediglieri
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La giovanissima campionessa russa di pattinaggio sul ghiaccio, Kamila Valieva, di soli 17 anni è finita definitivamente nella morsa della WADA, l'agenzia internazionale anti-doping che ha deciso di squalificarla per quattro anni a seguito di un controllo risultato positivo nel 2021, quando l'atleta aveva solamente 15 anni. A confermarlo è il TAS di Losanna che ha dato ragione all'antidoping nell'analisi ultima del caso. Crollata in ogni suo punto la linea difensiva della giovane che affermava di aver assunto la sostanza proibita dalle torte preparatele dal nonno sul medesimo tagliere in cui predisponeva le pillole per il cuore. Ma non c'è alcun referto medico che attesti i problemi cardiaci nell'anziano signore e così è stata confermata la squalifica di 4 anni, togliendole lo "status" che scatta per gli atleti minorenni e togliendole i titoli vinti dal dicembre 2021, compreso l'oro di Pechino.

Kamila Valieva è un profilo più che interessante nel panorama del pattinaggio su ghiaccio internazionale: la giovane russa già a 13 anni sapeva fare la differenza nella categoria juniores facendo man bassa di trofei e medaglie. Nella stagione 2019-20, al suo debutto internazionale, al Grand Prix ISU juniores si è qualificata per la finale a Torino. Nella Finale ha poi vinto la medaglia d'oro confermandosi pochi mesi più tardi con un'altra medaglia d'oro ai campionati nazionali russi di livello juniores. Apoteosi culminata nel marzo 2020 quando vince il campionato mondiale juniores.

Prodromi per l'approdo ai tornei senior dove entra nel 2021 e si laurea immediata vice campionessa russa nel 2021 e nel 2023. Nel mezzo, nel 2022, il titolo di campionessa europea e la partecipazione alle Olimpiadi invernali di Pechino dove ha vinto la medaglia d'oro nella gara a squadre. Titolo ora definitivamente toltole (e assegnato agli Stati Uniti) proprio a causa di un problema di positività di doping risalente all'anno precedente, in occasione dei campionati nazionali di San Pietroburgo, dove era risultata positiva a una sostanza vietata, uno stimolante, la trimetazidina.

Un caso che si è protratto per diverso tempo e che ha visto Valieva provare ogni tipo di difesa, anche asserendo che la sostanza illegale fosse entrata nel suo corpo attraverso un dolce alla fragola che suo nonno preparava su un tagliere su cui poneva anche le medicine per il cuore. Una linea che non ha avuto esito positivo visto che il TAS ha seguito la linea dura della WADA sottolineando come "l'atleta non ha potuto fornire alcuna prova concreta di ciò e non ha potuto dimostrare di non aver assunto consapevolmente la sostanza vietata".

Una "sentenza" di colpevolezza ulteriore perché l'Agenzia mondiale antidoping aveva già messo in dubbio la mancanza di prove mediche delle condizioni cardiache del nonno di Valieva e aveva evidenziato come non vi fossero prove che gli fosse stata prescritta la trimetazidina. Inoltre, la WADA ha ritenuto da subito improbabile che un'atleta di punta del livello di Valieva portasse con sé attraverso la Russia dolci fatti in casa e da mangiare durante le competizioni, come nell'occasione in cui partì alla volta di San Pietroburgo alla vigilia dei Campionati Nazionali.

Nonostante il test positivo del 2021, a Valieva  era stato concesso di partecipare ai Giochi invernali di Pechino all’inizio del 2022 perché le era stato  riconosciuto lo "status protetto" a causa della sua giovane età e della quantità limitata di prove all'inizio del caso. Una condizione che oggi è stata totalmente revocata: "Non si può più parlare di status protetto, poiché l'atleta non ha potuto dimostrare che non vi fosse alcun intento doloso. Non vi è alcuna base per provare l'atleta in un modo diverso rispetto ad altri atleti adulti." E così è arrivata la conferma da parte dell'agenzia internazionale anti-doping della colpevolezza di Valieva, confermata dal TAS dalla squalifica di quattro anni, a partire dal 25 dicembre 2021.

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