Arianna Fontana scoperchia tutto: “Attaccata dai maschi sul ghiaccio, c’era chi non mi voleva qui”
Le lacrime di Arianna Fontana sul podio delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022 celebrano le emozioni dell'atleta e della donna che è entrata nella storia dello sport italiano nonostante tutto, nonostante rapporti difficili con la Federazione e pregiudizi molto forti da parte dei colleghi maschi ai limiti dell'ostracismo. Non è solo commozione per una vittoria storica. Non è solo pathos né tensione che si scioglie. Stringe tra le mani quel metallo prezioso, china lo sguardo e fa una smorfia: è come consultare la sfera di cristallo e vederci dentro di tutto. Dietro il pianto c'è molto di più, una storia personale e sportiva molto dura che l'ha portata sul gradino più alto del podio da separata in casa. Una situazione divenuta pesante, irrecuperabile al punto da emigrare all'estero (in Ungheria) assieme al marito/tecnico, Anthony Lobello, per allenarsi. Restare in Italia era impossibile per quanto accaduto e raccontato.
Sono dieci le medaglie infilate al collo, l'ultima d'oro (arrivata nello short track dopo l'argento nella staffetta mista) le ha ritagliato un posto d'eccezione accanto a un'altra icona, Stefania Belmondo. Ma dietro il trionfo c'è una sofferenza profonda, un'amara verità (la sua) che non ha taciuto. "Io e il mio allenatore abbiamo dovuto superare molte cose, situazioni difficili – le parole di Fontana -. C’erano persone che non ci volevano qui, adesso. Non ci hanno aiutato, anzi. Hanno provato a non farci arrivare qui trovando il modo di farci male. Però ce l’abbiamo fatta. La federazione non mi ha aiutato molto con la decisione di avere mio marito come allenatore ma è stata la migliore perché oggi sono qui a festeggiare un altro oro".
Arianna ha lo sguardo fisso nel vuoto. Le note dell'inno nazionale fanno da colonna sonora alla sequenza videoclip che le passa dinanzi agli occhi. Può vedere, sentire, rivivere in quegli istanti i momenti più duri che ne hanno accompagnato il cammino nella sua disciplina. Non ha mai mollato, condizione imprescindibile che abbinata al talento le ha permesso di superare ogni ostacolo, a cominciare dagli avversari peggiori: quelli di casa propria, quelli che avrebbero dovuto sostenerla ma hanno tentato di farle lo sgambetto o darle una spallata, quelli che hanno giocato sporco (come da lei spiegato).
Li ha battuti tutti ma lo sforzo è costato una fatica immane. "La prima stagione dopo Pyeongchang 2018 c’erano atleti maschi che mi prendevano di mira sul ghiaccio, facendomi cadere – ha spiegato Fontana nell'intervista a Repubblica -. Provavano ad attaccarmi ogni volta che ne avevano l’opportunità. Non era sicuro per me allenarmi in Italia con la squadra e questo è uno dei motivi per cui me ne sono dovuta andare in Ungheria".
Milan 2026 è il prossimo appuntamento sul calendario. O forse no, per Arianna Fontana è solo una data, non un appuntamento sportivo da onorare con l'ennesima impresa della carriera. Lo dice a chiare lettere, non vuole più ombre su di sé: "Per Milano-Cortina dovranno cambiare tante cose – ha rivelato dopo la premiazione -. Se non cambieranno, mi vedrete in un'altra veste. Non rimetto me, il mio allenatore e la mia famiglia nella situazione in cui siamo già stati".
Le sue parole non sono cadute nel vuoto, qualcosa s'è mosso. Andrea Gios, presidente della Federazione Italiana Sport sul Ghiaccio, ha provato a stemperare la tensione. Le sue frasi sono sembrate una mano tesa: "Per il momento non intendiamo intervenire sulla questione – ha ammesso a Italpress -. Rispettiamo al cento per cento Arianna che è una grandissima atleta, è patrimonio dello sport italiano prima ancora che della nostra federazione. Da una campionessa del suo livello si possono accettare critiche nei confronti del nostro operato".