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Giornata mondiale dello Sport: 10 storie di fair play da ricordare

Nata nel 2013 grazie alla decisione delle Nazioni Unite, la ‘Giornata mondiale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace’ si celebra ogni anno il 6 aprile: giorno che celebra la data di apertura dei Giochi Olimpici del 1986 ad Atene. In occasione di questo evento suggestivo, abbiamo scelto per voi dieci storie di solidarietà e Fair Play e alcuni film e libri che narrano le leggende di grandi sportivi.
A cura di Quale Compro Team
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Il 6 aprile si celebra la ‘Giornata mondiale dello Sport per lo Sviluppo e la Pace‘: un evento a cadenza annuale, nato per sensibilizzare l'opinione pubblica sui valori e sull'importanza per la coesione sociale. Nonostante il Coronavirus, lo Sport prova dunque a rialzarsi e lo fa grazie a questa particolare ricorrenza, istituita nell'agosto del 2013 per volere delle Nazioni Unite e del suo segretario generale di allora Ban Ki-moon. Anche nel settimo anno dalla sua nascita, saranno ancora una volta ricordate la disciplina, la lealtà e il rispetto: dettagli fondamentali del linguaggio universale sportivo, capace di abbattere muri e barriere e avvicinare i popoli. Ricco di significato e suggestivo è inoltre il giorno in cui si è scelto di festeggiare lo Sport: il 6 aprile, ovvero la data di apertura dei Giochi Olimpici del 1986 ad Atene.

Giornata mondiale dello Sport: 10 storie da ricordare

L’importante non è vincere, ma partecipare‘ amava spiegare il barone Pierre de Coubertin. Parole sagge e illuminate, che sono rimaste indelebili nel tempo e che sono state trasformate in straordinari esempi di Fair Play. Dall'atletica leggera al calcio, passando per il nuoto, il tennis e altre discipline, nel corso degli anni lo Sport ha infatti saputo conquistare le prime pagine di tutti i giornali con grandi gesti di lealtà: episodi che hanno spesso finito per influenzare scrittori e registi cinematografici.

Il consiglio di Luz Long

Da sempre illuminate dalla fiamma della sua torcia, simbolo di sportività, pace e fratellanza, le Olimpiadi di Berlino del 1936 sono tuttora ricordate per il consiglio che l'atleta tedesco Luz Long diede all'americano Jesse Owens. Nel momento decisivo della finale del salto in lungo, il saltatore di casa suggerì infatti all'avversario il miglior modo per staccare da terra e saltare dentro la sabbia. Un'indicazione che Owens prese alla lettera con il salto che gli valse la medaglia d'oro proprio davanti a Long e sotto gli occhi di Adolf Hitler. Una storia suggestiva che trovate anche nel libro ‘L'uomo che sconfisse Hitler

Il bullone di Monti

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Nel 1964, durante l'edizione dei giochi di Innsbruck, fu invece un atleta italiano a guadagnarsi gli applausi per il suo gran cuore. In occasione della finale della gara a squadre di bob, e dopo un problema tecnico riscontrato dalla squadra britannica, Eugenio Monti prestò agli avversari il suo bullone per dare a loro l'opportunità di gareggiare. Al termine della discesa, per commentare la vittoria dell'equipaggio inglese, l'azzurro incassò con sportività la sconfitta: "Hanno vinto perché sono andati più veloci, non perché gli ho dato il bullone".

Gli uomini in mare e il gesto di Lemieux

A cinquant'anni di distanza dall'episodio di Berlino, esattamente nel 1988, i cinque cerchi olimpici di Seul si ‘accesero' invece per Lawrence Lemieux. Il velista canadese, durante una regata, scrisse infatti una pagina epica nella storia dello Sport compiendo un gesto che gli valse il più grande premio che un atleta possa ricevere: la medaglia Pierre De Coubertin, nota anche come "medaglia del vero spirito sportivo". A regalargli questo prestigioso riconoscimento di sportività, fu infatti la sua scelta di compromettere la sua gara per recuperare due olimpionici caduti in mare.

Il Fair Play di Paolo Di Canio

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Spesso sotto accusa per aver talvolta tradito i valori dello sport, il mondo del calcio può invece andar fiero di diversi episodi nei quali ha messo in mostra la sua faccia più bella. Uno di questi è senza dubbio quello del dicembre del 2000, andato in scena allo stadio ‘Goodison Park' di Liverpool e con protagonista Paolo Di Canio. L'ex attaccante del West Ham, celebrato anche nel saggio "Il ritorno. Un anno vissuto pericolosamente", entrò infatti nella storia del calcio inglese fermando con le mani il pallone un attimo prima di calciarlo in porta: una decisione che il giocatore italiano prese dopo aver visto il portiere avversario a terra per infortunio.

Tani Umaga e l'aiuto all'avversario

Il rugby è uno sport duro ma è anche uno dei pochi dove i valori dello sport vengono rispettati fino in fondo, e il rituale del ‘terzo tempo' tra le due squadre a fine partita lo dimostra pienamente. Nel 2003 il nome di Tani Umaga fece il giro del mondo, grazie ad un episodio che conquistò il cuore di tutti. Durante la partita con il Galles, il capitano dei neozelandesi decise infatti di fermarsi e di non partecipare all'azione in corso dei compagni per soccorrere in campo un avversario rimasto infortunato dopo uno scontro di gioco. Agli ‘All Blacks' sono stati dedicati diversi film e documentari come "All or nothing" su Prime Video.

La rinuncia di Michael Phelps

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Durante le Olimpiadi di Atene del 2004, Michael Phelps riuscì invece a conquistare le prime pagine di tutti i giornali non solo per le sue sei medaglie d'oro conquistate, ma anche e soprattutto per lo splendido gesto prima della staffetta 4×100 mista. L'olimpionico più decorato della storia del nuoto, decise infatti di non partecipare a quella gara (e dunque rinunciare ad un'altra medaglia) per dare l’opportunità ad un compagno di squadra di salire sul podio e festeggiare anche lui il metallo più prezioso.

L'esempio di Andy Roddick

Pochi mesi più tardi di quell'evento a cinque cerchi di Atene, fu invece il tennis a regalare una bella pagina di Fair Play. Nel maggio del 2005 l'allora numero uno del ranking ATP Andy Roddick, partito come testa di serie nel tabellone degli Internazionali d'Italia, si prese gli applausi del pubblico italiano per il gesto di lealtà sportiva compiuto nei confronti dell'avversario. Lo statunitense smentì infatti l'arbitro (che gli aveva assegnato un punto dubbio e la vittoria finale), consentendo al suo avversario di turno (lo spagnolo Verdasco) di ‘rientrare' in partita e alla fine di vincere l'incontro valido per approdare ai quarti di finale. Il torneo fu vinto da Rafa Nadal, a cui è stato dedicato questo bellissimo documentario disponibile su Prime Video.

L'abbraccio speciale di Pellissier

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Un'altra scena toccante è quella del dicembre 2018, dove i protagonisti sono stati quella volta un padre ed il proprio figlio. Dopo il gol segnato alla Lazio, l'allora capitano del Chievo Sergio Pellissier esultò prima con i compagni e poi correndo verso il bordo del campo. Dietro alla porta, impegnato a fare il raccattapalle, lo aspettò il figlio Matteo per un abbraccio commovente che mai si era visto sui campi di calcio italiani e che fece presto il pieno di like e condivisioni sui social network.

I giocatori di Treviso rasati a zero

Sempre in quell'anno, e a poco più di un'ora di macchina dallo stadio di Verona, anche la squadra di rugby della Benetton Treviso diede prova di grande solidarietà e affetto con un gesto collettivo e carico di umanità. Per sostenere un loro compagno colpito da un male terribile e alle prese con cure mediche particolarmente dure, in occasione di una partita di Challenge Cup tutti i giocatori della formazione trevigiana scesero infatti in campo contro gli inglesi dell'Harlequins di Londra con la testa completamente rasata a zero. Tra i tanti film dedicati a questo splendido sport, su Prime Video ne trovate uno ispirato ad una storia vera.

Il gesto di Braima Suncar Dabó

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L'ultimo episodio che testimonia i valori assoluti dello Sport è invece più recente, e risale allo scorso settembre e all'edizione di Doha dei Mondiali di Atletica. In questo caso il protagonista è stato Braima Suncar Dabó: ventiseienne atleta guineano. Durante la volata finale della gara dei 5000 metri, Dabò strappò l'ovazione di tutto il pubblico per essersi fermato a soccorrere un altro atleta: stramazzato al suolo per la fatica. Il suo gesto e quegli ultimi 250 metri fino al traguardi, percorsi abbracciato all'avversario che aveva aiutato, sono rimasti nella memoria di tutti gli sportivi.

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