Sara Curtis: “Vorrei scappare dal paragone con Federica Pellegrini. Ci siamo parlate una sola volta”
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Sara Curtis ha solamente diciott'anni, compiuti lo scorso agosto, ma è già di diritto entrata nell'Olimpo del nuoto nazionale e non solo. Dal 2022 in avanti non ha più smesso di vincere: 17 ori, 11 argenti e 5 bronzi fin qui il suo straordinario bottino di medaglie tra Europei, Mondiali e Campionati italiani. Per molti è indicata come la naturale erede della "Divina", Federica Pellegrini: "Mi fa piacere quando mi affiancano a lei" ha raccontato a Fanpage.it Sara Curtis, "ma è un paragone dal quale molte volte cerco un po' di scappare in realtà, perché siamo molto differenti. E l'atleta cui mi ispiro non è lei: l'ammiraglia del mio cuore è da sempre Simon Bales…"
Sara, iniziamo dal 2024 appena concluso: è d'accordo che potremmo anche definirlo l'anno della consacrazione ad altissimi livelli?
Sì, d'accordo, diciamo che è stato il mio anno boom… Ho debuttato anche tra i Seniores in un grande torneo lasciando le giovanili. L'ambiente che ho percepito è stata un'esperienza unica che comunque mi ha portato ad acquisire un bagaglio molto importante. Sicuramente la mia carriera a livello Juniores mi ha fatto crescere moltissimo e quindi mi ha spinta anche ad avere maggior consapevolezza e più strumenti per affrontare il mondo dei grandi…
Quest'anno gli straordinari risultati ottenuti al debutto tra "i grandi" l'hanno sorpresa?
Il mondiale di Budapest, ma anche l'Europeo che è stato appunto il mio primo in vasca corta tra i Seniores: entrambi sono stati debutti fondamentali per la mia crescita personale e come agonista. Del mondiale, comunque, mi porto dietro una medaglia d'oro al collo, quella staffetta 4×50 in libero mista, che sicuramente è il ricordo più straordinario che ho di quella manifestazione.
Se l'aspettava quel successo in staffetta?
Sinceramente no… ce lo siamo un po' aspettati la mattina stessa quando abbiamo visto che gli americani erano fuori. Abbiamo detto "c'è la possibilità…". E così si è accesa la lampadina: abbiamo sperato che comunque quella medaglia arrivasse e abbiamo avuto la grinta e lo sprone giusto da parte di tecnici che hanno sempre avuto fiducia in noi. Un grandissimo traguardo, di cui sono ovviamente immensamente fiera.
Il suo primo mondiale, come l'ha vissuto personalmente?
Devo dire con molta tranquillità in realtà, non ho subito particolari pressioni né da parte della mia famiglia né da parte del mio allenatore Thomas Maggiore e mi ritengo fortunata in questo perché comunque molti atleti subiscono un po' di pressione da parte di entrambi i lati. E quindi devo dire che sono arrivata al mondiale con tanta tranquillità. Avevo voglia e grinta. Voglia di far bene, voglia di divertirmi soprattutto: secondo me per qualsiasi atleta, giovane o adulto che sia, sicuramente il divertimento è alla base dello sport. Come la condivisione, specialmente di momenti come le staffette: io ho avuto la fortuna di salire sul podio con altre tre persone al mio fianco ed è stata un'esperienza bellissima.
Il momento più bello è stato la gara, la premiazione, o l'ha vissuto dopo, quando ha metabolizzato quanto accaduto?
L'ho vissuto al meglio dopo aver metabolizzato il tutto, però probabilmente il momento migliore che mi porterò per sempre con me è sicuramente l'affetto e il sostegno della Federazione. Il momento più bello da un punto di vista emozionale è stato quando sono scesa da quel podio e 2 minuti dopo ho gareggiato perché dovevo fare la finale: mi ha reso consapevole del fatto che stavo facendo un percorso di crescita notevole. Rimanere concentrata subito dopo una premiazione dove comunque sono salita sul gradino più alto non è stato facile.
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Ma al mondiale ha avuto anche dei momenti difficili?
Diciamo che il primo ostacolo si è presentato proprio il primo giorno… il primo giorno in cui siamo arrivati ho sbattuto la spalla contro il muretto, sul gomito e quindi praticamente avevo tutta la parte del braccio bloccata. Mi faceva malissimo il gomito e per due notti di fila mi hanno fatto un impacco i fisioterapisti della Nazionale.
E in quel momento cos'ha pensato?
Ho pensato che se io l'indomani non fossi riuscita a gareggiare, veramente, avrei rischiato di piangere fino all'ultimo giorno. Invece sono riuscita, per fortuna, a riprendermi subito: il primo giorno infatti ero come nuova. Per questo ringrazierò sempre i fisioterapisti per avermi permesso di superare quello che è stato l'ostacolo sicuramente più grande.
Come riesce a mantenere la forza mentale al massimo per così tanto tempo?
Sicuramente è un aspetto che mi appartiene da sempre molto perché comunque è un fattore che curo tanto, soprattutto col mio allenatore. Per me le gare, proprio la manifestazione, il dover gareggiare di seguito è proprio una tipologia di allenamento. Io non a caso gareggio moltissimo: per esempio a Ginevra, in 3 giorni, ho fatto circa 15-16 gare.
Come si fa ad esercitarla?
Questa concentrazione, questa stabilità mentale è una cosa che mi appartiene e in generale è una mia dote, diciamo così. Io ho bisogno di essere concentrata per fare le cose fatte bene, ho bisogno di fare molte gare per rimanere al massimo. Paradossalmente a Parigi quando ho gareggiato, ho gareggiato soltanto il primo giorno della staffetta e poi ho aspettato una settimana per fare il 50 stile e quella settimana di mezzo è stata deleteria, è stata pesantissima mentalmente per me. Avevo bisogno di gareggiare, di muovermi, vedevo gli altri vincere, gareggiare e volevo andare anch'io. Quindi è stato molto più faticoso Parigi dove ho gareggiato di meno rispetto ad altre manifestazioni come Budapest, dove ho fatto tantissime gare ed ero sempre in acqua.
Un altro momento in cui si trova veramente bene sono i campionati italiani. E' un appuntamento speciale?
Sì, possiamo dire che la piscina di Riccione mi piace particolarmente. Penso che sia una vasca velocissima, come la definiamo noi nuotatori. Ho dei bellissimi ricordi e il 2024 è stato un anno pieno di vittorie anche a Riccione ai campionati italiani assoluti: l'aspetto più sbalorditivo sono state le vittorie che ho preso in corta. Sinceramente non mi aspettavo di fare questo poker di ori, sono riuscita a mantenere nel giorno del 100 stile e del 100 dorso una carica emotiva che mi ha portato a ottenere grandi bei risultati sia nel 100 stile che nel 100 dorso. Quindi ne sono fiera.
A livello italiano il nuoto, come l'ha trovato agli ultimi campionati assoluti?
Come movimento complessivo mi sembra che stiamo crescendo. Ci sono molti volti nuovi nella nazionale assoluta, molti di questi sono giovani. Eravamo molto giovani, una squadra con molti più giovani sicuramente rispetto a due anni fa. C'erano due atleti della mia età, Alessandro Ragaini e Carlos D'Ambrosio, che nell'ultimo anno e mezzo hanno avuto un esplosione molto importante. Vedo un grande un miglioramento specialmente all'approccio della gara, anche soprattutto verso la squadra femminile che comunque ovviamente io vivo in primo luogo: come nella 4×100 a stile libero con cui abbiamo partecipato a Parigi e siamo riusciti ad ottenere un buon posizionamento anche a Budapest.
Ha citato ancora una volta Parigi, la sua prima Olimpiade: come l'ha vissuta?
Ero la più giovane in assoluto del gruppo azzurro, come ragazza, perché in realtà c'era Carlos D'Ambrosio che è un 2007 ed è più piccolo di me. Per certi versi avrei preferito magari essere un po' più grande per poter magari entrare molto di più all'interno del gruppo femminile che che comunque è formato da atleti che si conoscono da molto più tempo. All'interno di quel gruppo ci devo ancora entrare, devono ancora conoscermi, io devo farmi conoscere. Sono una persona abbastanza timida, sotto quel punto di vista ho un po' faticato. Però loro sono sempre state molto gentili, molto carine nei miei confronti e il gruppo in sé oltre a quello del nuoto, dell'Italia Team in generale, l'ho trovato bello.
Il Villaggio Olimpico che esperienza è stata per lei?
Noi avevamo le gare più o meno contemporaneamente a quelle dell'atletica, quindi molte volte ci incrociavamo con le ragazze della pista. Abbiamo passato tanto tempo a parlare delle gare reciproche, ci tenevamo comunque le une alle altre. E' stato bello, sì.
Si è legata con qualcuno in particolare? C'è qualche episodio che ricorda più di qualche altro?
C'è stata una serata dove io, Chiara Tarantino e altri nuotatori e nuotatrici abbiamo fatto una partita… cioè hanno fatto perché io non so giocare a biliardino, io li ho guardati. Però ci siamo divertiti tutti insieme: hanno giocato con Marcell Jacobs, c'era Zaynab Dosso: insomma, è stato estremamente divertente.
Purtroppo a livello di risultati qualcosa non ha funzionato: si è data una spiegazione?
Sicuramente l'ambiente in sé un pochino può avere influito perché comunque l'emozione di entrare nell'Arena, un ambiente così grande e così nuovo… Erano gare a cinque cerchi, non era una manifestazione da quattro soldi… quindi un po' quello l'ho patito sicuramente, la manifestazione in sé. Poi probabilmente anche il fatto di essere là, un po' distante tutti i miei affetti, non è venuto nessuno purtroppo a vedermi a Parigi. Non c'era nemmeno il mio allenatore: sono stata seguita dall'allenatore di Thomas Ceccon che comunque è stato per me una figura di supporto fondamentale e che ringrazierò sempre.
Anche di Parigi, se dovesse portare una cartolina con sé, qual è il ricordo più bello?
Allora, il ricordo più bello in assoluto è proprio l'ingresso nell'Arena. Appena siamo entrati, io, Chiara, Virginia e Sofia della 4×50 stile, abbiamo visto questa piscina, questo stadio colmo di gente… È stato veramente bello, c'è stato questo boato appena siamo entrati e abbiamo detto "Wow, ci siamo riuscite veramente, siamo veramente qua!". Questo rappresenta il fatto che siamo tutte molto giovani, eravamo tutte alla nostra prima esperienza e ce la siamo giocata. Siamo riuscite ad entrare in finale e abbiamo pianto all'ingresso: la staffetta rimane il mio ricordo preferito.
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Dovessi scegliere: dorso o stile libero?
Questa è una bella domanda… Diciamo che è una cosa che va un po' a periodi: ci sono periodi dove mi sento molto meglio a dorso e altri in cui invece mi rendo conto che stare a pancia in su non è poi proprio così bello…. Dipende molto anche dalla vasca, perché per esempio se stiamo in vasca lunga, preferisco centomila volte lo stile libero, perché la vasca da 50 a dorso è sempre infinita… Però… diciamo che stiamo a 50 e 50.
Dovesse sempre decidere: gara singola o staffetta?
Allora, alla fine anche la staffetta rappresenta comunque una gara individuale, perché comunque, ovviamente, ognuno fa la sua parte e nel complesso poi si valuta il risultato della staffetta. È chiaro che comunque fare le staffette è un briciolo più divertente, possiamo dire così. La staffetta aiuta molto di più ad affrontare ad esempio un cattivo risultato… Però quando si vince magari individualmente si ha molta più soddisfazione personale perché dici "Ok, ho fatto io tutto il lavoro".
Ci sono tante ragazze della sua generazione che stanno facendo davvero dei risultati pazzeschi, ad esempio nell'atletica: le segue?
Mi piace moltissimo seguirle, in particolare l'atletica. Per esempio le gare di Kelly Doualla le ho seguite e sono rimasta veramente impressionata perché comunque a 15 anni battere un record under 18 con quel crono sicuramente è sbalorditivo. Seguo lei e seguo molto anche Mattia Furlani con cui un paio di volte ho anche parlato in chat. Non l'ho mai conosciuto e non c'ho mai parlato dal vivo, ma sono atleti che seguo.
Sapere di essere in questo novero di giovani talenti su cui lo sport italiano punta molto, come la fa sentire?
Vedere ragazzi giovani, comunque esibirsi e vincere battendo record, rendendosi protagonisti è sicuramente un motivo di orgoglio, ti fa sentire bene.
Qual è un suo punto di forza e un suo punto debole?
Un punto di forza può essere, come ho detto prima, la concentrazione perché comunque io sono sempre stata abituata ad affrontare le gare a viverle, soprattutto in un determinato modo. Per il resto un mio difetto può essere il fatto che sono una persona un po' per certi versi perfezionista, a volte non mi basta quello che faccio. Mi rendo conto del risultato che ho ottenuto e voglio sempre di più e magari non mi rendo conto che mi devo godere di più quello che ho raggiunto. Questo vale sia per le gare, ma soprattutto molte volte anche per allenamenti. Quindi è un aspetto su cui devo lavorare molto.
Lei si ispira a qualcuno in particolare, ha dei riferimenti sportivi?
Io ho sempre seguito moltissimo Simone Biles, è sempre stata l'ammiraglia del mio cuore. Tanto che da piccola, durante le Olimpiadi del 2016, seguivo più lei che il nuoto in realtà. Lei sicuramente è un atleta a cui non posso dire che aspiro di emulare perché non facciamo la stessa cosa, però i suoi risultati sono sempre stati per me un grande motivo di ispirazione. Ho seguito la sua storia, ho guardato il documentario che parla di come ha reagito dopo le Olimpiadi del 2020 e di tutto il processo mentale, dell'assunto mentale, che lei cerca sempre di mettere al primo posto e di condividere questo pensiero. Io sono d'accordo su quello che dice, quindi la stimo molto anche come persona.
E nel mondo del nuoto?
Nel mondo del nuoto ho sempre guardato molto Simone Manuel, ma anche Sarah Sjöström che sono atlete che fanno le mie stesse le stesse gare, le stesse distanze. Le ho anche incrociate a Parigi, ed è stato è stato bello.
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La miglior nuotatrice di sempre, Federica Pellegrini? Spesso il paragone nasce spontaneo…
Sì è vero ma è un paragone da cui io per prima molte volte cerco un po' di scappare in realtà. Perché è chiaro che fa piacere essere paragonato ad un'atleta del genere, però se guardiamo l'altra faccia della medaglia, non mi piace tanto essere paragonata a lei. Sia per il tipo di di gare che ha fatto, perché comunque fa delle gare diversissime completamente opposte alle mie, sia perché comunque lei ha finito la sua carriera e ha avuto un percorso di crescita diverso dal mio. Già solo paragonando lei alla mia età, ha raggiunto cose che io ancora vedo con il cannocchiale e quindi un po' vorrei scappare da questo paragone. Ovviamente, resta una cosa che mi che mi fa piacere, assolutamente.
Ma vi siete mai incontrate? Ha mai avuto occasione di parlarle?
No, in realtà non ci siamo mai scritte o altro. Ci siamo incontrate una volta ad un trofeo a Milano e ci siamo proprio scambiate due parole. Io le ho detto che avevo letto il suo libro e lei mi ha chiesto se mi fosse piaciuto. Le ho risposto che ovviamente mi era piaciuto moltissimo, però per il resto non abbiamo mai avuto una conversazione più approfondita.
Federica Pellegrini è entrata nella Hall of Fame del nuoto mondiale. Potrebbe essere anche un suo obiettivo?
Perché no, ma la strada è ancora lunga…
A proposito: Sara Curtis sa già cosa farà da grande?
Il prossimo anno voglio fare l'università e studiare psicologia. Alla fine mi piacerebbe riuscire anche a trovare un punto di incontro tra le due cose, magari aiutare gli sportivi proprio sotto questo punto di vista, mi piacerebbe moltissimo. Quindi sì, cioè a volte ci penso, però al momento mi dico spesso "Però nuotare, nuotare, mi piace tanto". Oggi mi godo il momento, gareggiando per l'esercito.
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Cosa significa per lei la divisa?
Per me l'esercito significa tanto, specialmente sotto il punto di vista familiare perché mio nonno materno era nell'esercito nigeriano e quindi aveva anche un altro grado. Esserne parte è motivo di orgoglio, specialmente per mia mamma logicamente: è stata molto contenta quando ha saputo che sarei entrata. Qui sono sempre stata trattata benissimo sin dal primo giorno in cui sono entrata
Il 2025: un obiettivo o una promessa, cosa si sente di dire per l'anno che verrà?
Sicuramente voglio cercare di arrivare a Singapore perché posso arrivare al mondiale con un bagaglio ancora più grande, sapendo che comunque ho una medaglia mondiale in staffetta in corta al collo e che ho qualche punto in più anch'io. Insomma vedremo cosa succederà: io darò il 100% e speriamo in bene, ecco.