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Polemiche sulla nuotatrice transgender Lia Thomas: “In spogliatoio ci ha mostrato genitali maschili”

Ancora polemiche intorno alla nuotatrice transgender Lia Thomas, della quale già in passato si era contestata la legittimità a gareggiare in competizioni femminili. Adesso nel mirino finisce la condivisione dello stesso spogliatoio da parte delle altre atlete, non essendosi la Thomas sottoposta a intervento chirurgico: “In quel momento abbiamo visto un uomo biologico di un metro e 80 che si abbassava i pantaloni”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Le polemiche relative alla partecipazione della nuotatrice transgender Lia Thomas a competizioni femminili sono state rinfocolate nelle ultime ore negli Stati Uniti dalle dichiarazioni di un'altra atleta statunitense, Riley Gaines. La vicenda umana e sportiva della 24enne Thomas ha fatto discutere parecchio negli ultimi anni, dividendo l'opinione pubblica tra chi ritiene che il vantaggio di persone nate biologicamente uomini non sia giusto nei confronti delle altre concorrenti di gare femminili e chi al contrario parla di discriminazione da parte di chi vuole impedire loro di competere con persone del sesso in cui si identificano.

Lia si è dichiarata transgender nel 2018, dopo aver nuotato dall'età di 5 anni in gare maschili come Will Thomas finché – arrivata alla fine del liceo – ha capito che la sua identità di genere non corrispondeva al sesso di nascita. In base al regolamento universitario americano ha potuto dunque gareggiare in competizioni femminili, dopo un anno di terapia ormonale sostitutiva per ottenere l'idoneità, imponendosi subito con una superiorità schiacciante: nel marzo dell'anno scorso è diventata la prima atleta trans a vincere un campionato nazionale NCAA Division I (il più alto livello universitario) in qualsiasi sport, arrivando prima nelle 500 yard stile libero femminili.

Lia Thomas dopo una vittoria nel febbraio dell'anno scorso
Lia Thomas dopo una vittoria nel febbraio dell'anno scorso

Nel momento in cui è apparso chiaro che la Thomas era nettamente più forte delle altre nuotatrici, si sono sollevate le proteste da parte di chi non riteneva giusta la sua partecipazione alle gare femminili, portando a sostegno della propria tesi il fatto che Lia ha vissuto la pubertà da uomo. Una tesi corroborata da uno studio della Marquette University, secondo il quale la terapia ormonale sostitutiva non cancella quei grossi vantaggi ormai acquisiti: ossa più lunghe, organi interni (cuore e polmoni) ed arti (piedi e mani) di dimensioni maggiori.

Ma le polemiche sono sorte anche intorno alla condivisione dello stesso spogliatoio da parte di Lia e delle altre nuotatrici, alla luce del fatto che non si era sottoposta ancora ad un intervento chirurgico di riassegnazione di genere e la sua transizione era affidata solo alla terapia ormonale. Il disagio delle altre ragazze è stato esplicitato in maniera molto cruda un paio di giorni fa da Riley Gaines, una delle avversarie in passato più quotate della Thomas, che lo scorso anno è finita anche lei in nomination per l'ambitissimo titolo di NCAA Woman of the Year, ovvero atleta femminile dell'anno a livello universitario, titolo poi vinto da nessuna delle due (è andato alla calciatrice Karena Groff).

Riley Gaines si batte da tempo contro la partecipazione di atlete transgender a competizioni femminili
Riley Gaines si batte da tempo contro la partecipazione di atlete transgender a competizioni femminili

La Gaines chiede da tempo alla NCAA di istituire spogliatoi separati per le atlete transgender che gareggiano negli sport femminili e ha portato a sostegno della sua richiesta il fatto che lei e le sue compagne di squadra sono state costrette a spogliarsi di fronte alla Thomas in occasione di una gara dello scorso anno, con conseguente disagio: "Non siamo state avvisate in anticipo che avremmo condiviso uno spogliatoio con Lia. Non abbiamo dato il nostro consenso, non hanno chiesto il nostro consenso, ma in quello spogliatoio ci siamo girate e c'era un uomo biologico di oltre un metro e 80 che si è abbassato i pantaloni e ci ha visto mentre ci spogliavamo. In quel momento siamo state esposte ai suoi genitali maschili", ha detto la Gaines a Fox News.

"Questo per me è stato peggio della gara – ha aggiunto la nuotatrice – Probabilmente appena uno o due anni fa, questo sarebbe stato considerato una forma di violenza sessuale, voyeurismo. Ma ora non solo stanno permettendo che accada, è quasi come se queste grandi organizzazioni lo incoraggiassero. Stanno incoraggiando gli uomini biologici a competere negli sport femminili". Gaines e Thomas non si troveranno mai più di fronte in piscina, visto che la carriera universitaria è finita per entrambe, ma Riley ha deciso di sposare la causa esattamente contraria a quella di Lia: è diventata paladina delle "pari opportunità delle donne", a difesa della "integrità degli sport femminili".

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